«Restiamo in Africa, in Europa rischiamo di finire in mano a gente come babbo Renzi»
- Evans Osahon Omoigui, nigeriano non in regola, consegnava giornali per una ditta di Tiziano. Il giudice stabilì 90.000 euro d'indennizzo: mai visti.
- Desmond Agbama, portavoce del re del Benin, denuncia illeciti e soprusi. Ha scritto la prefazione al libro in cui un lavoratore africano accusa il papà dell'ex premier di averlo sfruttato: «Evans ha subito atti criminali e disonesti in Italia, uno dei Paesi leader nel mondo. Chi parte deve sapere cosa gli può accadere».
Lo speciale contiene due articoli.
Il mondo deve sentire la mia storia. È questo il titolo del libro che il quarantacinquenne nigeriano Evans Osahon Omoigui ha terminato di scrivere e custodisce gelosamente nel computer di casa.
E la storia che vuole raccontare al mondo è quella della sua vita, ma in particolare quella del suo incontro con il padre dell'ex primo ministro italiano Matteo Renzi. Evans ha infatti avuto la ventura o forse sventura di aver come datore di lavoro il celebre babbo, il quale, nonostante una sentenza a lui sfavorevole del Tribunale di Genova, non ha mai pagato i 90.000 euro che la sua Arturo Srl avrebbe dovuto versare a Evans per ingiusto licenziamento e mancati pagamenti. E così il cittadino nigeriano, trapiantato a Genova, ha scritto le sue memorie. E sta per pubblicare su Youtube una ballata che dice: «Io ballerò finché Renzi mi pagherà i miei soldi».
Oggi Evans vive al sesto piano di una decorosa palazzina del popolare quartiere genovese di Sestri Ponente. A sbarcare il lunario per entrambi è la compagna Marcy Omoridion: «La famiglia la mantengo io. Non abbiamo figli ma è dura tirare avanti con i 915 euro che guadagno come badante. Per cinque giorni alla settimana sono fuori casa. Ci torno solo il sabato. Mio marito non lavora, e non può svolgere attività pesanti. Sta tutto il giorno da solo. Soffre per i postumi di un brutto incidente stradale che ha avuto quando consegnava i giornali. Andò a sbattere contro un muro, e si ruppe anche una gamba. Io lo vidi con la schiena insanguinata mentre usciva dalla macchina. Il medico ci ha detto che, se si operasse, potrebbe restare sulla sedia a rotelle per sempre. Lui si addormenta col dolore e si sveglia col dolore». La loro abitazione è spaziosa, ma il centro di tutto è la camera da letto dove Evans sembra trascorrere gran parte del suo tempo: ci sono una cyclette, un frigo con sopra un rotolo di carta igienica, uno stereo, il computer. Alle pareti sono appesi una chitarra e il suo albero genealogico.
Il padre, cristiano, è una specie di diacono, e compare in diverse foto abbigliato con abiti cerimoniali.
Evans è originario dello stato di Edo, nel sud della Nigeria, che è stato un tempo regno e oggi il suo «re», detto Oba, ossia Ewuare II, è la più importante autorità religiosa del Paese.
È il protagonista di una «riforma» epocale che sta cambiando (e cambierà) la vita di migliaia di giovani connazionali, che finiscono spesso a prostituirsi sulle nostre strade. Poco più di sei mesi fa, Ewuare II ha infatti deciso di lanciare una sua personalissima crociata contro la tratta delle giovani donne vittime della maledizione juju. Sortilegi, incantesimi e suggestioni religiose e psicologiche esercitati, con appositi riti, dai sacerdoti legati ai trafficanti e alle maman che obbligano le ragazze a diventare vere e proprie schiave. Annullate nella volontà e nello spirito. Ewuare II ha però deciso di spezzare queste catene invisibili e ha revocato, con un solenne editto, i giuramenti fino ad allora prestati dalle ragazze ai criminali e ha lanciato a sua volta una maledizione su chi continuerà a fiancheggiare i trafficanti di esseri umani.
Contemporaneamente il portavoce dell'Oba, Desmond Agbama, nella prefazione al libro di Evans ha dato il suo contributo al miglioramento dell'esistenza dei propri connazionali, consigliando ai nigeriani di pensarci bene prima di lasciare la Terra dei Padri, visto il rischio di finire «nelle mani» di gente come Tiziano Renzi.
Nel 2011, come detto, il giudice ligure Margherita Bossi aveva condannato la Arturo Srl a pagare a Evans Omoigui 90.000 euro di risarcimento, annullandone, al contempo, il licenziamento (verbale) del 13 aprile 2007. Purtroppo la società all'inizio del processo era già stata cancellata dal registro delle imprese e per questo recuperare la somma è diventato quasi impossibile.
Due anni prima, il giudice Giuliana Melandri aveva condannato la Arturo Srl e altre due aziende a pagare alla moglie di Evans, Marcy, un risarcimento di oltre 92.000 euro. Anche lei era stata ingiustamente licenziata ed era stata sottopagata.
Dal libro di Evans affiora una realtà imprenditoriale gelatinosa, fatta di ditte che aprono e chiudono e che distribuiscono il Secolo XIX di Genova, dopo che Tiziano Renzi ne ha ottenuto la commessa. Evans ricorda diverse società: Liberta, Recapita, Eukos, e infine la Arturo Srl, fondata direttamente dal babbo dell'ex premier e da lui amministrata sino al marzo 2007. Quello stesso anno a Evans era «stato promesso un contratto di lavoro», direttamente da Tiziano Renzi: «Gli ho stretto la mano. Era il marzo 2007. L'ho incontrato quando, insieme agli altri lavoratori della Arturo Srl, decidemmo di scioperare. Dissi al supervisore dell'azienda: “Basta, non possiamo continuare in queste condizioni. Non si può vivere con 28 euro al giorno". Il supervisore era un mio connazionale, arrivato in Italia nel 1978. Lui ci sfruttava per conto di Renzi e dei suoi collaboratori. Gli riferii che non avremmo consegnato i giornali se non fossimo stati assunti. Mi ero informato su un libretto: un lavoratore ha il diritto di scioperare dopo due giorni di preavviso. Alle 2 e mezza di quella stessa notte arrivarono nel magazzino Tiziano Renzi, forse la moglie, e altre persone. In quell'occasione gli ho parlato faccia a faccia. Ci promise l'assunzione entro due mesi. Gli strinsi la mano e tornammo al lavoro. Loro se ne andarono». Le richieste di Omougui in versione sindacalista non erano esorbitanti. Al posto dello stipendio fisso chiedevano 300 euro per un posto letto, 250 per la spesa di un mese, 100 per le bollette, 150 per spese varie (comprese le sigarette), 120 euro al mese per l'assicurazione dell'auto. Meno di 1.000 euro al mese, tutto compreso, per lavorare dal lunedì alla domenica, da mezzanotte alle 8 del mattino. Ma proprio in quei giorni Tiziano decide di passare il timone dell'azienda a un suo amico, il fotografo Pier Giovanni Spiteri. E così le promesse restano tali. Per questo, ad aprile, la coppia nigeriana, decide di scioperare insieme ad altri connazionali: «Purtroppo il giorno dopo aver protestato, perché la promessa di Renzi non era stata mantenuta, siamo stati licenziati. Quella notte, Renzi non venne nel magazzino. Arrivò, però, la polizia che ci portò in Questura».
Ora su questa storia Evans ha scritto il suo memoire. Sono 200 pagine circa, e dentro c'è tutta la sua vita: «C'è tutto quello che sto passando in Italia, da quando ho lasciato la Nigeria nel 1994». Ventiquattro anni costellati da brutte esperienze, anche se, forse, l'episodio che lo ha segnato di più è l'incontro con Renzi senior. «Su di lui ho composto anche tre canzoni che usciranno su Youtube a dicembre insieme al resto dell'album. S'intitolano Uguale diritto, uguale giustizia; Io ballerò e Il ruggito del leone».
Mentre Evans è a casa a preparare la sua rivincita, la sua fidanzata Marcy ci confida che il compagno rischia di essere rimpatriato: «Io ho il permesso di soggiorno, lui ancora no. Non gliel'hanno rinnovato. La pratica è ferma da due anni in Questura. E non so perché. Il risarcimento da Tiziano Renzi e dai suoi soci che ci ha riconosciuto il giudice? Finora non ho preso una lira, e abbiamo quasi del tutto perso la speranza. Dovremmo avere oltre 180.000 euro in due. Ma l'avvocato non ci ha mai dato grandi speranze di poter avere quanto ci spetta. A un certo punto ci ha detto: “Meglio che vi cerchiate un altro legale, io non posso più seguirvi"».
Evans dopo l'ennesima batosta è caduto in depressione. Tanto da doversi rivolgere a degli specialisti. Nel 2013 è persino salito sopra una gru minacciando di buttarsi di sotto se Renzi senior non gli avesse dato il dovuto. Nell'aprile 2017 ha avuto una colluttazione con la polizia all'ospedale di Sampierdarena, dove era in visita dalla psicologa. È stato arrestato per lesioni personali e resistenza a pubblico ufficiale. Mentre gli agenti lo trascinavano via, lui urlava per la strada: «Sono quello della gru, quello di Tiziano Renzi», come se le manette fossero una sorta di ritorsione. Nel novembre 2017 è stato condannato a 4 mesi e 10 giorni di reclusione ma nel giugno scorso - assistito dall'avvocato Salvatore Bottiglieri - Omoigui è stato assolto. In ospedale la sua unica colpa era stata quella di aver alzato un po' la voce. Ma adesso Evans ai Renzi, anziché urlargliele, vuole cantargliele.
Ha collaborato
Federica Amadori
Avvertimento dall’Africa: «Evitate la terra del Bullo»
Desmond Agbama, responsabile relazioni pubbliche del re del regno di Benin, Nigeria
Questo libro vuole registrare la storia, vera, di un giovane uomo, determinato ad avere successo nella vita in barba ad ogni previsione. Il signor Omoigui Evans Osahon lasciò Benin City, nello stato di Edo, Nigeria, il 29 settembre 1994 e partì alla volta dell'Italia per cercare un futuro migliore. Questo libro ne documenta la vita e i travagli, le deprivazioni e i rifiuti incassati in Italia. In particolar modo, documenta l'esperienza che Osahon ebbe con il padre del premier italiano, Tiziano Renzi, il quale dopo averlo fatto lavorare, rifiutò di pagargli i sussidi e lo stipendio (e né polizia né magistratura italiana hanno riparato al torto). Questo libro racconta la peggior forma di discriminazione e testimonia l'inumanità che l'uomo è capace di riservare ai propri simili. Il filosofo illuminato, una volta, disse che, fin quando tutti gli uomini non saranno trattati allo stesso modo, non potrà esserci Giustizia in terra. Le guerre, la violenza, gli omicidi, il ratto di ostaggi e il terrorismo continueranno a succedersi, senza sosta.
Questo libro costituisce una lettura fondamentale per quanti, specialmente all'interno dell'etnia nera, siano trattati come cittadini di serie B ovunque vadano. Questo libro è un trattato sulle azioni irresponsabili, criminali, illegali, disoneste e meschine del padre del presidente di uno degli Stati europei leader nel mondo, l'Italia. Questo libro è, altresì, un trattato sulla debolezza della polizia italiana e del sistema giudiziario, resa evidente dall'incapacità di restituire giustizia ad una persona ordinaria e straniera calata all'interno della società, Omoigui Evans Osahon. I fatti narrati in questo libro costituiscono l'esperienza reale di Omoigui Evans Osahon, un'esperienza che non deve essere buttata a mare dai lettori.
Tutto questo deve servire ad aprire gli occhi dei lettori, specialmente di quanti tra questi potrebbero pensare che tutto è roseo in Europa. E deve servire da lezione a chiunque stia carezzando l'idea di abbandonare la terra dei propri padri per andare altrove. Nessun posto, in realtà, è come casa, spiega Osahon nel proprio racconto. Buona lettura.