L’iniziativa sta galvanizzando Piazza Affari che nelle prime battute guadagna circa mezzo punto. Unicredit perde circa il 2,5% mentre il Banco è immobile. Il rapporto di concambio è stato fissato a 0,175 azioni di nuova emissione di UniCredit per ogni azione esistente di Banco BPM, che comporta un prezzo implicito di offerta pari a 6,657 per azione, e un premio pari a circa 0,5% rispetto ai prezzi ufficiali del 22 novembre. Questo rappresenta un premio di circa 15% rispetto al prezzo del 6 novembre (circa 20% se aggiustato per gli acconti sul dividendo già distribuiti a novembre da entrambe le banche), prima dell’annuncio dell'offerta di acquisto di Anima. «L'offerta è autonoma e indipendente dall'investimento effettuato da UniCredit nel capitale sociale di Commerzbank», precisa la società in una nota che aggiunge di aver preso atto dell'offerta pubblica di acquisto volontaria sulla totalità delle azioni ordinarie di Anima Holding recentemente annunciata da Banco BPM Vita. Il progetto mira infatti «a rafforzare la posizione competitiva di UniCredit in Italia, uno dei mercati principali del gruppo, creando una seconda banca ancora più forte in un mercato attraente, in grado di generare un significativo valore di lungo termine per tutti gli stakeholder e per l'Italia. La natura complementare delle attività sia in termini di aree geografiche che di segmenti di clientela, unita alla dimostrata capacità di esecuzione di UniCredit, fanno sì che il consiglio di amministrazione ritenga che l'operazione rappresenti un rischio di esecuzione gestibile». La redditività del gruppo combinato beneficerà di sinergie di costo al lordo delle imposte stimate in circa 900 milioni all'anno a regime, pari a circa il 14% della base di costo italiana del gruppo combinato al 2023. Ciò si aggiunge alle sinergie di ricavo al lordo delle imposte stimate in circa 300 milioni. Nell'ambito dell'operazione, «il gruppo prevede attualmente oneri di integrazione per circa 2,0 miliardi al lordo delle imposte da sostenere nel corso del primo anno, e rettifiche su crediti aggiuntive per circa 800 milioni al lordo delle imposte, che consentiranno un miglioramento del rapporto di copertura dei crediti deteriorati e delle esposizioni in bonis di Banco BPM». Se l’operazione dovesse andare a buon fine ci sarebbe una rivoluzione all’interno del sistema bancario italiano considerando che Banco BPM, insieme ad Anima, possiede il 9% di Mps. Si colloca così al secondo posto dopo il Tesoro che possiede il 15% e davanti alla coppia Caltagirone-Delfin (famiglia Del Vecchio) che posseggono il 7%. Il grande risiko della finanza italiana è cominciato.
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