Secondo il quotidiano olandese De Telegraaf, l’Unione europea avrebbe pagato segretamente alcuni gruppi ambientalisti perché facessero pressioni sugli eurodeputati e sui Paesi membri della Ue a favore del Green deal. Un’inchiesta del giornale rivela che esisterebbero veri e propri contratti da centinaia di migliaia di euro, tra cui uno da 700.000, con cui la Commissione Ue ai tempi del socialista Frans Timmermans assegnava alle lobby green una serie di obiettivi, per orientare il dibattito sull’agricoltura. Per chi non lo sapesse, fino al 2023 Timmermans è stato vicepresidente esecutivo della Ue e a Bruxelles aveva la delega sulle misure da adottare contro il cambiamento climatico. A lui si devono molte delle regole con cui - purtroppo - oggi siamo costretti a fare i conti, a cominciare dal divieto graduale di produrre motori a combustione per finire alla tassa sulle emissioni. Sempre sua è la famigerata legge sul ripristino della natura, che costringerebbe gli agricoltori a rinunciare a coltivare i propri terreni per lasciarli riposare, e pure l’idea di abbattere centinaia di migliaia di capi di bestiame, considerati responsabili, con le loro flatulenze, dell’inquinamento atmosferico.
Ecco, secondo il quotidiano di Amsterdam, il sostenitore di una serie di provvedimenti che rischiano di trasformare l’Europa in un deserto industriale, e in un mondo costretto a mangiare farina di insetti perché l’agricoltura tradizionale verrà vietata, pagava sottobanco le associazioni green che non solo applaudivano alle sue leggi, ma premevano su governi e Parlamenti per avere il via libera alla politica green. In altre parole, se sono vere le rivelazioni di De Telegraaf (la cui redazione sostiene di avere copia dei contratti), Timmermans si comprava il consenso, utilizzando denaro proveniente da un fondo multimiliardario.
Non so dove l’allora vicepresidente esecutivo della Von del Leyen abbia preso i soldi e a quali altri investimenti assai più utili per l’Europa li abbia sottratti. Tuttavia so che Timmermans è quel signore che, prima di dimettersi per candidarsi alle politiche in Olanda (è stato sconfitto da Geert Wilders, che ha spedito lui e il suo Partito del lavoro all’opposizione), da vicepresidente Ue nel 2022 entrò a gamba tesa nella campagna per il rinnovo del Parlamento italiano, criticando aspramente Matteo Salvini e pure Giorgia Meloni, accusata di avere un programma che avrebbe fatto tornare indietro l’Italia di trent’anni. A che titolo un commissario europeo, che in teoria dovrebbe rappresentare tutti i Paesi, interferisse in libere consultazioni popolari, fra l’altro denunciando le pressioni indebite di Vladimir Putin, non si sa. In compenso, se verranno confermate le rivelazioni di De Telegraaf, lui stesso esercitava pressioni sui movimenti ambientalisti, pagandoli profumatamente affinché condizionassero il dibattito sul Green deal. Evidentemente, se ha dovuto pagare, le persone di buon senso non dovevano essere poi così convinte che per salvare il mondo sia necessario ammazzare le mucche. Né che per arrestare il surriscaldamento globale sia indispensabile fermare le auto a benzina o diesel. O che il futuro del pianeta passi attraverso lo stop alle coltivazioni dei terreni.
Sta di fatto che adesso molte delle norme volute da Timmermans e compagni si stanno riversando sulla vita di tutti i giorni, con i rischi di cui abbiamo scritto anche ieri. Mentre l’America di Donald Trump sceglie di dire addio agli Accordi di Parigi, archiviando la stagione del Green deal, Ursula von der Leyen tiene fede al programma impostato da Timmermans. Dunque, stop ai motori termici, via libera al piano per avere edifici a emissioni zero, avanti con la legge sul ripristino della natura. Che questo, come detto, sia un programma che rischia di portare al fallimento dell’industria dell’auto e a un generale impoverimento delle famiglie, è a quanto pare ritenuto un semplice effetto collaterale, anche se nessuno, né Timmermans né Von der Leyen si sono preoccupati di spiegarlo ai cittadini europei. Se sono vere le rivelazioni di De Telegraaf, il socialista che appoggiava Letta e compagni deve aver pensato che non era necessario spiegare alcunché: bastava comprare qualche lobbista verde per ottenere il consenso necessario a far passare le regole più assurde, compresa la guerra alle flatulenze delle mucche, mandando al macello in nome della natura intere mandrie.