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L'episodio dopo che la cantante aveva risposto a una domanda in conferenza stampa affermando che non voterebbe Giorgia Meloni «nemmeno se le tagliassero una mano».
Come ogni edizione del Festival di Sanremo che si rispetti, anche quella appena cominciata non riesce a fare a meno di tenere fuori dall'Ariston la politica e le inevitabili conseguenti polemiche. Alla vigilia della prima serata, durante la conferenza stampa di rito di uno dei 29 artisti, è avvenuto un episodio quantomeno bizzarro. La cantante Elodie, nel rispondere a una domanda dell'inviato di Striscia la notizia, Enrico Lucci, che le chiedeva se mai voterebbe Giorgia Meloni, ha risposto con un secco: «Mai. Nemmeno se mi tagliassero una mano». Una risposta che è stata impropriamente accolta con un applauso degli altri giornalisti presenti nella sala stampa Lucio Dalla di Sanremo.
Il video con l'anteprima dell'accaduto è stato trasmesso nella puntata del tg satirico di Canale 5 in onda nella prima serata di martedì; mentre per il servizio completo bisognerà aspettare l'edizione di mercoledì.
Anche l'associazione delle Giornaliste italiane non ci sta: «Applausi alla conferenza stampa di Elodie a Sanremo quando la cantante ha attaccato Giorgia Meloni. Forse i colleghi pensavano di stare a un comizio e non in una sala stampa, dove il rigore è sempre richiesto e dove la professione dovrebbe essere esercitata nel massimo rispetto della deontologia e anche della democrazia».
Le polemiche a sfondo politico al Festival sembrano dover essere più importanti delle canzoni e della gara. Anche durante la loro conferenza stampa, Carlo Conti e Gerry Scotti, rispettivamente conduttore e co-conduttore del Festival, hanno dovuto spegnerne una sul nascere, quando un giornalista ha utilizzato il suo spazio per fare la domanda chiedendo alla coppia se si sentissero antifascisti. Conti e Scotti hanno sì risposto di esserlo, ma hanno redarguito il cronista dicendo che si è trattato di una domanda «anacronistica».
«Non mi piacciono le posizioni di tutela delle minoranze in genere, specie se sono paternalistiche»
La dottoressa Antonia Restori è una psicologa dell’Asl di Parma, responsabile di un Centro di terapia Famigliare e direttrice didattica di una scuola Postuniversitaria di psicoterapia. «Sono anche una persona transgender che da alcuni anni ha deciso di fare “passing” (che significa “passare oltre”, esporsi fuori), affermando la propria nuova identità di genere», spiega inoltre alla Verità. «Due anni fa sono stata attaccata attraverso l’utilizzo di foto e chat diffamanti che si riferivano a persona diversa da me», racconta Restori.
Un episodio risalente alla fine del 2021, quando la dottoressa fu accusata pubblicamente di procacciarsi incontri intimi sul Web, pubblicando foto esplicite e chiedere denaro ai clienti. «Uno scambio di persona che mi ha portata a vivere dolorosi momenti mortificanti, di delusione e preoccupazione per la mia immagine professionale e sociale», confida. Accuse nate da segnalazioni provenienti da una persona seguita dalla psicologa al Centro di consulenza e terapia della famiglia. I motivi li spiega la vittima: «In primis la reazione di un utente che ha voluto attaccare la mia professione, mosso da preoccupazioni circa alcune scelte cliniche che stavo assumendo in tutela dei suoi figli e dell’ex coniuge. Questo attacco si è tramutato nella decisione di fornire informazioni infondate sulla mia figura attraverso mezzo stampa. In secondo luogo», aggiunge Restori, «credo che diffamare una persona transgender sia una pratica purtroppo ancora diffusa socialmente in quanto appartenente a una identità di genere non ancora ritenuta pienamente accettabile e credibile. Mai avrei pensato a un attacco del genere, da una persona che stavo seguendo nella clinica. Ma tant’è, è avvenuto, e credo che in forme diverse continui ad accadere a decine e centinaia di persone transgender e Lgbt+». Dinamiche che Restorisi impegna a contrastare, proponendo un «dialogo di apertura costruttiva, attraverso la stessa testata giornalistica che ha inavvertitamente fatto da eco a una diffamazione contro la mia persona, un dialogo capace di portare a conoscenza e comprendere meglio l’esperienza transgender nella realtà sociale attuale italiana, senza alcuna intenzione da parte mia di infierire contro giornalisti o persone». Tutto ciò, tuttavia, senza pretendere dai media un approccio ideologico aprioristicamente propenso ad accogliere ogni istanza Lgbt: «Non mi piacciono le posizioni di “tutela” verso le minoranze in generale, in modo particolare quando assumono posizioni paternalistiche spesso interpretate da certe sinistre che si caricano di queste battaglie a fini a volte propagandistici» specifica la psicologa, «così come non credo necessari movimenti scomposti di certe destre che reagiscono con posizioni reazionarie, difensive e iper tradizionaliste. Credo invece che queste dinamiche socio-politiche contrapposte alla fine danneggino le stesse persone transgender, che invece necessitano di un clima relazionale e sociale più sensibile e aperto a un dialogo costruttivo», poiché «ci sono tanti punti di vista che vanno quanto meno ascoltati senza giudizio. Più che in cambiamenti di rottura, credo nelle rivoluzioni gentili», spiega Restori, che a tal proposito cita il discusso Ddl Zan, affossato dal voto in Aula nel 2021, che prevedeva di ampliare la cosiddetta legge Mancino, inserendo accanto alle discriminazioni per razza, etnia e religione anche quelle per sesso, genere, orientamento sessuale, identità di genere e disabilità. «Credo che il Ddl si sia arenato soprattutto sulle questioni legate al genere per un eccesso politico di tracotanza. Credo sarebbe passato se nel disegno non si fosse insistito sull’insegnamento degli studi di genere nelle scuole primarie». Diverse le iniziative che nel frattempo la dottoressa ha concretizzato per contrastare le criticità riguardanti l’approccio verso le persone transgender e l’identità di genere: «Da alcuni anni, all’interno della mia Asl, sto cercando di portare il mio contributo insieme a tanti colleghi al fine di sensibilizzare il mondo dei servizi socio-sanitari nella capacità di rendere possibili percorsi di ascolto e partecipazione attiva di persone transgender. È un percorso lungo che l’Istituto superiore di sanità promuove da tempo in diverse Aziende sanitarie. C’è molta sofferenza in una diffusa parte della popolazione, non solo giovanile, attorno alle tematiche di genere, che coinvolge anche genitori, insegnanti, comunità religiose, associazioni sportive, sociali e ricreative. Occorre insistere», ribadisce Restori, «nella promozione di dialoghi aperti nella cittadinanza attiva, capaci di includere le preoccupazioni di tutta una comunità di persone che va aiutata a costruire pazientemente convivenze umane sostenibili e rispettose delle diverse espressioni di esistenza».
L’amministrazione Trump può rivelarsi un’occasione proficua per le relazioni transatlantiche. È questo il senso emerso dal convegno Europa-Usa 2025: sfide transatlantiche: un evento, tenutosi oggi in Senato, che, su iniziativa del senatore di Fdi Matteo Gelmetti, è stato organizzato da Farefuturo, Heritage Foundation, International Republican Institute e Comitato atlantico italiano.