Ecco le testimonianze degli invisibili discriminati e umiliati dallo Stato
Emarginati, demonizzati, lasciati a casa senza stipendio e diventati il capro espiatorio perfetto di una politica incapace di gestire la pandemia. Ecco chi sono i no vax, milioni di cittadini cancellati dalla vita sociale a colpi di decreti. La Verità ha raccolto le loro testimonianze prima nella rubrica «Gli Invisibili» e ora in un ebook che, ad alcune delle lettere già pubblicate, ne affianca moltissime inedite. Il libro, con la prefazione del direttore Maurizio Belpietro, sarà disponibile da oggi sul nostro sito (www.laverita.info) gratuitamente per gli abbonati. Dalla prossima settimana tutti potranno ordinarlo al costo di 3 euro scrivendo all’indirizzo mail ebook@laverita.info.
Nelle oltre 160 pagine divise in sei capitoli si susseguono piccole e grandi storie di discriminazione. Oltre alle vessazioni più gravi, come la perdita del lavoro o il divieto di andare a trovare i propri cari nelle case di risposo, infatti, gli italiani contrari al siero hanno dovuto subire ogni giorno torti «minori» ma non per questo meno dolorosi e ingiusti. C’è chi non ha potuto partecipare alla preparazione del suo matrimonio perché gli era vietato entrare nei locali per provare il menù. Chi si è visto rovinare il primo appuntamento dopo essere stato cacciato da un bar. Chi non è più potuto entrare in un negozio per comprarsi una giacca nuova. La privazione dei diritti è avvenuta nel silenzio generale e con il plauso di politici e media mainstream. Solo La Verità ha dato voce agli invisibili, che hanno risposto con entusiasmo alla nostra iniziativa: abbiamo ricevuto quasi 900 mail. Alcuni lettori, spaventati dal clima di odio, non hanno voluto che la loro lettera venisse resa pubblica con nome cognome, ma hanno comunque condiviso con noi la loro storia. Molti altri hanno invece trovato il coraggio di metterci la faccia.
Anche se da oggi lo stato di emergenza è terminato e, secondo la retorica del governo, le restrizioni sono finite, la realtà è ben diversa. Le concessioni fatte ai non vaccinati sono pochissime e i divieti resteranno in vigore almeno fino al 1° maggio, sempre che un aumento dei contagi non venga usato come scusa per un nuovo giro di vite. Per chi ha detto no alla puntura resteranno off limits bar e ristoranti al chiuso, sport di squadra, concerti, cinema e teatri. Per entrare in ufficio sarà sempre necessario un tampone (non più a prezzi calmierati), così come per sedersi in un locale pubblico all’aperto e per prendere treni e aerei. Non a caso, Roberto Speranza pochi giorni fa ha messo le mani avanti: «Continueremo ad avere limitazioni e anche obblighi», ha sottolineato a Che tempo che fa. Resteranno anche le mascherine, soprattutto al chiuso: «L’eliminazione», ha ribadito il ministro della Salute, «sarà valutata nelle prossime settimane».
Il green pass, spacciato per una misura sanitaria, in realtà si basa su motivazioni politiche, tanto da essere un unicum in Europa: i vaccinati possono ammalarsi e contagiare quanto i non vaccinati, come dimostra il fatto che la pandemia non si è fermata nonostante i no vax siano una percentuale minima della popolazione. Per capire che di scientifico, nei vari decreti, c’è veramente poco, basta pensare all’ultima trovata per i docenti. Da oggi, i non vaccinati torneranno a scuola ma non in classe: gli sarà consentito solo svolgere compiti amministrativi non a contatto con i ragazzi. Come se in cattedra potessero contagiare, mentre «nascosti» in segreteria miracolosamente no. La misura non è solo assurda ma anche dannosa, visto che i supplenti assunti al loro posto verranno pagati con fondi sottratti al miglioramento dell’offerta formativa. I primi a insorgere e a denunciare l’assurdità sono stati i presidi, rimasti inascoltati dal governo.
Due capitoli del libro sono dedicati in particolar modo ai minori: bambini e ragazzi, pur non essendo sottoposti all’obbligo, sono stati colpiti con più forza dalle restrizioni per i non vaccinati. Centinaia di genitori ci hanno scritto perché non potevano sopportare di vedere i loro figli discriminati. Tanti piccoli atleti sono stati cacciati dall’oggi al domani da squadre e palestre, magari senza neanche un messaggio di solidarietà da parte di allenatori e compagni. E il mix di Dad e divieto di usare i mezzi pubblici di fatto ha sottratto ai ragazzini il diritto allo studio, con il risultato che madri e padri sono dovuti ricorrere all’istruzione parentale.
Una situazione che ha spaccato le famiglie e aperto ferite non rimarginabili nell’animo di tanti cittadini che ora stanno pensando di fuggire all’estero perché non si fidano più del loro Paese e provano addirittura vergogna a essere italiani. La loro battaglia, anche se i divieti dovessero davvero sparire del tutto, non si fermerà: come testimonia l’avvocato Mauro Sandri, intervistato alla fine del volume, che sta portando avanti decine di cause sia in Italia sia davanti al Tribunale dell’Unione europea per far risarcire le vittime del green pass.