- Il gruppo, che ha già 30 collegamenti con l’estero, investirà 16,5 miliardi fino al 2028. Già autorizzato il progetto Sardegna-Corsica-Toscana. In corso l’iter per raddoppiare il cavo sottomarino con la Grecia.
- L'elettrodotto Elmed, che unirà Italia e Tunisia, si inserisce nel Piano Mattei: l’obiettivo è diventare l’hub del Mediterraneo. L’infrastruttura ha ricevuto fondi pure da Ue, Bei e Banca mondiale.
Migranti in arrivo al porto di Shengjin, Albania (Getty Images)
La proposta della Commissione: previsti decreti d’espulsione comunitari e trasferimenti in hub di Stati terzi. Non c’è ancora la lista unica dei Paesi sicuri, però vengono citate le «eccezioni» per territori e gruppi che farebbero ripartire il centro di Gjadër.
Carlo Calenda (Ansa)
Per il leader di Azione, Mattarella non dovrebbe incontrare Musk: «Parliamo di una persona instabile». Forza Italia: «Valutiamo anche altre opzioni se ci sono».
Il Pd guida la resistenza. Ma le alternative Ue (Iris in testa) non sono paragonabili alle prestazioni Usa. E Pechino avanza. I servizi francesi starebbero spendendo milioni per spingere sui social tesi anti-SpaceX.
È ormai palese che la guerra in Ucraina sia solo la scusa per scatenare la vera battaglia per la supremazia dello Spazio. Senza i satelliti non si farà nessuna guerra e chi avrà i satelliti più veloci ed efficienti avrà già vinto metà delle battaglie.
Questa è la premessa per cercare di sbrogliare la matassa dello scontro tra Europa e la costellazione Starlink di Elon Musk e, su un piano incrociato, tra Francia-Germania e l’Italia che potrebbe chiudere con il Tycoon un contratto in grado di aprire una crepa dentro lo schema europeo. Che vale la pena ricordare non sarà mai in grado di colmare il gap tecnologico con Starlink. Quando Musk l’altro ieri ha detto che senza i suoi satelliti Kiev resterebbe al palo si è limitato a esporre i fatti. Non solo senza la tecnologia americana oggi una enorme fetta delle piattaforma militare resterebbe senza occhi. Basti pensare ai caccia F35 che senza il piano di missione gestito negli Usa non potrebbero nemmeno atterrare. Non è un rumor da complottisti. Lo ha detto ieri espressamente il capo della comunicazione della tedesca Hensoldt.
L’Italia è esattamente al centro di questa lotta per il potere spaziale. L’idea di dotarsi di Starlink ha suscitato una forte opposizione da parte delle fazioni politiche nazionali e degli alleati europei, con il Pd a guidare la resistenza, sostenendo che un tale accordo comprometterebbe l’autonomia nazionale dell’Italia. Nel frattempo, Francia e Germania, fermi nel loro impegno per l’iniziativa Iris 2, esercitano pressioni sull’Italia affinché si allinei alla visione europea piuttosto che integrarsi con l’infrastruttura Starlink in rapida espansione.
Con la sua flotta di circa 7.000 satelliti, Musk offre una larghezza di banda e una velocità senza pari, promettendo una capacità di 15 terabit (Tbps) al secondo con una latenza di 14 millisecondi, un benchmark delle prestazioni dimostrato nelle operazioni militari dell’Ucraina. «L’esercito italiano, con 7.000 soldati di stanza in 14 nazioni, attualmente si affida a satelliti geostazionari obsoleti con una capacità di soli 3 Tbps e una lenta latenza di 600 millisecondi. L’adozione di Starlink migliorerebbe notevolmente le capacità di intelligence militare, sorveglianza e ricognizione in tempo reale, riducendo i ritardi di circa 60 mesi» si legge in un report. Entro il 2030, una mancata integrazione con Starlink potrebbe lasciare il Paese con un deficit di larghezza di banda di 25 Tbps, ampliando il divario tecnologico tra l’Italia e i suoi avversari. E l’idea che Iris 2 aiuti in questo progresso non è assolutamente sostenuta dai numeri. Solo la costellazione di Pechino potrebbe infatti contrastare la superiorità di Starlink. La cinese Qianfan distribuirà 36.904 satelliti, mentre il sistema Skynet della Russia punta a 1.500 satelliti. I cinesi stanno correndo. Solo quest’anno hanno programmato 97 lanci. In questo contesto, la riluttanza dell’Italia ad agire minaccia non solo la sua prontezza militare, ma anche la sua competitività economica. Studi sull’interoperabilità della Nato indicano inoltre che la mancanza di infrastrutture satellitari avanzate potrebbe portare a un calo del 15% della prontezza operativa, con ripercussioni su 1.125 dei 7.500 soldati italiani schierati, un rischio inaccettabile in un’epoca in cui la guerra digitale determina sempre più gli esiti sul campo di battaglia. Eppure di fronte alla realtà l’influenza della Francia si estende oltre l’economia. I membri del Parlamento europeo, come Christophe Grudler, hanno esplicitamente avvertito che le ambizioni Starlink dell’Italia «minacciano la fattibilità di Iris 2, un’iniziativa Ue da 10,6 miliardi di euro che dovrebbe schierare 290 satelliti che forniranno 205 Tbps in tutto entro il 2030. La Germania, attraverso la sua partecipazione in Iris 2, si è unita al coro del dissenso, con il cancelliere Olaf Scholz che ha sostenuto la sovranità continentale e ha invitato l’Italia a dare priorità all’autosufficienza tecnologica europea», riporta il sito di analisti militari debuglies che citiamo perché riporta una notizia molto bollente. In uno specifico report sulla vicenda e sulla battaglia a colpi di satelliti svela un dato legato alla comunicazione riportando «un’esplosione di narrazioni anti-Starlink sui social media, per un totale di 50.000 post tra gennaio e marzo 2025». Secondo gli analisti il motivo sarebbe da ricondurre a un investimento da 10 milioni da parte della Dgse, la Direzione generale per la sicurezza esterna francese, nel chiaro tentativo di influenzare l’opinione pubblica. Anche la Bnd, il servizio federale tedesco, si starebbe muovendo. Notiamo una strana coincidenza. Ieri la piattaforma social X, sempre di proprietà di Musk, ha riportato importanti rallentamenti, secondo il Tycoon, dovuti a un cyberattacco. Poi rivendicato dal team di Dark Storm.
Ovviamente con tale confusione è difficile tenere la barra dritta (o la banda larga). Di certo se il coinvolgimento del Dgse fosse vero (non ci stupirebbe) sarebbe un fatto di una gravità enorme. Tanto più perché nasconde un ultima questione. Se l’Italia volesse perseguire l’indipendenza da sola entro il 2030 dovrebbe spendere miliardi e affidarsi comunque a una sessantina di lanci in capo ad Arianespace. Il nome dice qualcosa? Certo. Si pronuncia sempre in francese. Il che ci riporta all’origine della turbolenza. Le decisioni prese in queste settimane influenzeranno gli equilibri per i prossimi due decenni. E la volontà di creare una frattura con gli Usa (certo le uscite di Trump e Musk non aiutano a tener ei toni bassi) alla fine rischia di favorire il terzo contendente cinese, che ora si muove nel silenzio più totale.
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