Il leader ucraino apre ai negoziati «se Trump dà garanzie». Ma due anni fa bandì ogni colloquio con Putin Intanto, il Cremlino rinnova la disponibilità di dialogo. Il tycoon: «Voglio vedere il presidente russo presto».
Mark Rutte bacchetta il leader ucraino: «Deve smetterla di criticare Olaf Scholz». Victor Orbán: «Con Trump il vento è cambiato, l’Ue ha perso il conflitto». Mosca frena su un vis-à-vis Putin-Donald: «Non è in programma, ma diversi Paesi si sono offerti di ospitarlo».
Gli analisti al seguito del tycoon suggeriscono di congelare il conflitto, blindando le posizioni russe sul 20% del territorio ucraino. Per Kiev aiuti, ma niente Nato. Pronto il rilancio dei Patti di Abramo con i sauditi mentre Pechino per il momento resta guardinga.
Pronto anche un giro di vite fra i funzionari per smontare le insidie del deep State.
Dopo le minacce del Cremlino, rinviato il via libera di Joe Biden e Keir Starmer all’uso dei razzi Intanto, l’Ucraina mette gli occhi sui nostri mezzi bellici usati e batte cassa da Antonio Tajani.
L’incursione verso Kursk è stata presentata con toni enfatici come uno schiaffo al Cremlino. In realtà il progetto di costringere Vladimir Putin a sottrarre forze al Donbass è fallito. E l’idea «geniale» si rivela un suicidio.