transfobia

L’uomo è cattivo. Se non è un immigrato
La protesta sotto la sede di Pro Vita (Ansa)
C’è un filo che collega le manifestazioni contro il patriarcato e i media che censurano la nazionalità degli stranieri che vogliono «ammazzare i bianchi»: in entrambi i casi, infatti, emerge la rabbia nei confronti del maschio europeo, oppressore da eliminare.
Evitiamo di parlare la lingua del nemico
(Ansa)
Chi odia la civiltà cristiana vuole imporci i suoi valori attraverso le parole. Con il termine «transfobia», per esempio, si punta a legittimare le mutilazioni corporali. Da «negazionismo» a «sessismo», il vocabolario è un’arma per corrompere la società.
Le donne hanno il pene? Per i laburisti sì
Keir Starmer (Ansa)
Oltremanica si sta consumando un vero e proprio psicodramma: il partito si spacca pure sulla biologia. E non riesce a rispondere a una semplice domanda. Così il leader Starmer propone una tesi ridicola: «Possono averlo, ma il 99,99% di loro non la pensa così».
Scuola, Ruiu: «Propaganda gender su piattaforma per didattica a distanza. Miur intervenga»
iStock

«Quanto ti senti impegnat* per i diritti delle persone LGBTQI+?" E' solo una delle domande con cui si fa propaganda ai nostri figli. Che senso ha? Ora basta, ci siamo stufati. Dopo aver raccolto migliaia di adesioni alla nostra petizione contro la richiesta che la piattaforma WeSchool ha rivolto, tramite e-mail, ai docenti che la utilizzano per collegarsi on line chiedendo di rispondere ad un questionario ideologico, letti i risultati siamo qui a chiedere con forza un intervento del Miur, affinché vigili e gli studenti siano protetti da teorie ascientifiche come la prospettiva gender» così Maria Rachele Ruiu, membro del Direttivo di Pro Vita e Famiglia, promotrice della petizione insieme all'Associazione Family Day/Difendiamo i Nostri Figli, ad Articolo 26 e Non si Tocca la Famiglia.

«La portata ideologica di questo questionario - ha aggiunto Ruiu - è vergognosa, siamo stanchi che vengano strumentalizzati e politicizzati i nostri figli. E non pensiamo sia un caso che questo questionario sia stato diffuso per la Giornata internazionale contro l'omofobia, la bifobia e la transfobia (17 maggio) per imporre una visione falsa che non c'entra niente con la violenza e l'inclusione e che casualmente coincide con la visione che si vuole imporre con l'articolo 7 del Disegno di legge Zan, ad oggi contestatissimo e messo in discussione dalla maggioranza degli italiani!».

«Ci abbiamo visto lungo a raccogliere le firme contro questo sondaggio di We School, che vuole imporre non si capisce quale antropologia anche agli insegnanti. Quel che è ancora più grave, infatti, è che il fondatore di WeSchool, dopo aver raccolto i dati, abbia annunciato che sarebbe opportuno parlare di questi temi durante l'ora di educazione civica e ancora più grave di voler formare da settembre i Prof interessati fornendo loro i contenuti per affrontare questi argomenti. Ormai stiamo raccogliendo tantissime segnalazioni: con la scusa dell'educazione civica vengono veicolati argomenti che non c'entrano nulla con questa materia, bensì con temi come la sponsorizzazione dell'utero in affitto e dell'identità fluida. E questo per noi è irricevibile. Vogliamo che durante l'ora di educazione civica si studi la Costituzione. E chi saranno gli esperti chiamati a formare i formatori di cui parla De Rossi? Chi li vaglierà? Chi gli ha dato questo mandato? I genitori saranno informati? Dov'è il consenso informato preventivo? Dopo le direttive gender, imposte e poi ritirate a seguito della denuncia delle famiglie, non siamo disposti ad un nuovo scandalo sulla pelle dei nostri figli. Il Miur ora intervenga».

Pro Vita e Famiglia: «Su omofobia timori della Cei sono fondati»
Ansa

«Era bello e semplice, come lo sono le vere grandi truffe, diceva lo scrittore O. Henry. È proprio così. Il testo base del Ddl su l'omotransfobia divulgato a mezzo stampa dall'Espresso per fugare ogni preoccupazione, non cambia in alcun modo anzi conferma i pericoli segnalati dalla Cei e da tanti di noi. Si tratta di una proposta pericolosa per la libertà di tutti e incostituzionale» hanno dichiarato Toni Brandi e Jacopo Coghe, presidente e vice presidente di Pro Vita e Famiglia onlus. «Cari Zan & Co, il problema più grave per la libertà di espressione e di religione rimane l'estensione del reato di istigazione alla discriminazione per motivi fondati sul genere, l'orientamento sessuale o l'identità di genere» ha proseguito PV&F.

«Infatti, - continua la nota - qualsiasi discorso o atto che presuppone, esprime o sollecita una disparità tra orientamenti sessuali o identità di genere potrebbe essere interpretato come istigazione alla discriminazione omotransfobica. Questo potrebbe valere, ad esempio, per un sacerdote che predicasse sulla sessualità, chiedendo ai fedeli di evitare atti "disordinati"; per una campagna di un'associazione a sostegno del diritto dei bambini ad una mamma e un papà (cioè contro le adozioni omosessuali); per tutte le donne che si opponessero all'ingresso negli spogliatoi, nei bagni o nelle carceri femminili di un maschio transgender che si auto-definisce 'donna'». «In Inghilterra e nel Galles, vi sono stati diversi stupri in prigioni femminili commessi da presunte 'donne' transgender (ad esempio, la transgender Karen White ha confessato violenze sessuali contro due donne detenute). Anche la madre di Harry Potter, J.K. Rowling, in questi giorni si è apertamente schierata contro il transgenderismo, denunciando i pericoli che corrono tutte le donne «quando apri le porte dei bagni e degli spogliatoi a qualsiasi uomo che crede di essere o si sente una donna». Eppure, la legge anti omotransfobia di Zan & Co. obbligherebbe tutti a trattare un maschio "che si sente donna" come una donna vera» hanno ricordato Brandi e Coghe.

«Per capire cosa potrebbe accadere - si spiega nella nota - basta informarsi su ciò che è accaduto in altri Paesi dove tali leggi sono passate: negli Usa Jack Phillips è stato processato più volte perché, in ragione della sua fede, non voleva preparare torte per matrimoni gay. L'arcivescovo cardinale di Valencia Antonio Cañizares Llovera di Valencia è stato denunciato per aver preso posizione contro la diffusione dell'ideologia gender in una lectio magistralis». «Peraltro c'è un rischio ulteriore - aggiungono Brandi e Coghe - ossia il testo base, all'art 6, dice espressamente: 'La Repubblica italiana riconosce il giorno 17 maggio quale «Giornata nazionale contro l'omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia» (...) con cerimonie, incontri e ogni altra iniziativa utile, anche da parte delle amministrazioni pubbliche, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado». Insomma, c'è l'obbligo dell'educazione gender nelle scuole. Il progetto di legge, quindi, obbligherebbe anche i bambini delle scuole dell'infanzia a "celebrare" la transessualità e il transgenderismo. «Che l'Italia e gli Italiani restino liberi!» hanno concluso.

Le Firme

Scopri La Verità

Registrati per leggere gratuitamente per 30 minuti i nostri contenuti.
Leggi gratis per 30 minuti
Nuove storie
Preferenze Privacy