Rincari, appuntamenti con le tasse, ripresa dei contagi: una finta normalità e moltissime incognite accompagnano la fine delle ferie.
Non sarà facile quest'anno il rientro dalle ferie. Se in anni passati si parlava di «autunno caldo», questo del 2021 sarà caldissimo. Peggio che nel 2020, quando eravamo arrivati con una certa dose di incoscienza alla ripresa delle attività lavorative e scolastiche. Ora invece conosciamo meglio il Covid e le misure che il governo ha adottato per contrastare il contagio. Ma non ci sono soltanto il green pass, il caos della terza dose del vaccino, le incognite dell'anno scolastico (anche se non si parla più di banchi a rotelle, lo spettro della didattica a distanza è sempre dietro l'angolo). Basterebbero queste problematiche per prospettare un rientro da incubo dalle ferie. A ciò, tuttavia, si sommano i rincari delle principali voci del bilancio familiare. E l'accumularsi di scadenze fiscali rinviate nei mesi scorsi che complicano maledettamente la quadratura dei conti domestici. Sullo sfondo resta poi la minaccia di una revisione del catasto con relativo aumento delle tasse sulla casa. Ecco il quadro di quanto ci attende.
Fisco
Il fisco incombe più del solito su questo settembre nero 2021. I rinvii di una serie di scadenze sono finiti. La crisi di liquidità determinata dalle chiusure e dai blocchi imposti dalla gestione della pandemia è ritenuta chiusa e si deve ricominciare a pagare. Ma l'accumularsi di scadenze ha creato un «effetto imbuto». Ai versamenti arretrati si sommano quelli tradizionali dovuti a settembre, tutti concentrati in un breve lasso di tempo. Particolarmente in difficoltà si trovano le partite Iva. Ma non possono dormire tranquilli nemmeno i proprietari di immobili: il governo, anche su sollecitazione della Commissione europea, è tornato ad agitare lo spettro della revisione degli estimi catastali. Che si traduce in un aumento di imposte.
Tra luglio e settembre sono 75 gli obblighi
Il calendario dell'Agenzia delle entrate con le liquidazioni fiscali per il terzo trimestre del 2021 è impressionante. Sono 75 gli appuntamenti con l'erario previsti tra luglio e settembre. Si è cominciato il 16 luglio con la liquidazione mensile dell'Iva e il versamento delle ritenute alla fonte Irpef: quelle sui redditi da lavoro dipendente e assimilati, sui redditi da lavoro autonomo e su altri rapporti. Si finirà giovedì 30 settembre con 8 scadenze, tra cui spiccano l'invio all'Agenzia delle entrate delle comunicazioni relative al Bonus pubblicità e il versamento delle somme sospese tra l'8 marzo 2020 e il 31 agosto 2021 per i contribuenti delle zone rosse.
In arrivo 60 milioni di notifiche
Da settembre l'Agenzia delle entrate dovrà notificare 60 milioni di atti relativi alla riscossione rimasti bloccati durante la pandemia. Si tratta di avvisi bonari per imperfezioni delle dichiarazioni ma anche di contestazioni più gravi, alle quali il contribuente dovrà dare risposta entro i termini fissati. Per coloro che, all'8 marzo 2020, avevano in corso rateizzazione di cartelle, saranno in scadenza addirittura 18 rate arretrate. Il «bentornato» dalle vacanze è comunque arrivato il 20 agosto, giorno in cui sono scaduti tutti i termini fiscali soggetti alla proroga ferragostana (quelli fissati dal 31 luglio al 19 agosto). Inoltre, per domani è fissato il versamento della rata della cosiddetta «rottamazione ter» scaduta il 31 maggio 2020 ma rinviata appunto al 31 agosto 2021.
Ristori: la burocrazia complica le domande di aiuto
Il 2 settembre scade il termine per chiedere il contributo a fondo perduto previsto dal decreto Sostegni bis. «È il contributo alternativo, erogato in base all'esame del fatturato delle partite Iva tra il 1° aprile 2020 e il 31 marzo 2021 confrontato con gli stessi mesi dell'anno precedente», spiega Maurizio Postal (nella foto), componente del Consiglio nazionale dei commercialisti. «Ma compilare la richiesta non è affatto semplice: bisogna riassumere tutti i contributi ricevuti per la pandemia per verificare che gli importi richiesti siano nei limiti degli aiuti di Stato ammessi dalla Ue. Poi entro il 10 settembre le partite Iva possono chiedere un contributo a fondo perduto perequativo commisurato alla perdita del reddito netto. Ma qui non sono ancora stati fissati i parametri per calcolare il contributo».
Rischio patrimoniale: revisione del catasto con stangata in vista
È tornato lo spauracchio dell'aumento delle tasse sugli immobili. Una minaccia che si ripropone periodicamente e che i partiti di centrosinistra ritengono la strada obbligata per recuperare soldi sicuri. Anche la Commissione europea non perde occasione per richiamare l'Italia e indirizzarla verso l'appesantimento delle tasse sui patrimoni, grandi o piccoli che siano.Quello che ora preoccupa i proprietari di immobili è il fatto che il governo sia tornato a parlare di riforma del catasto, ovvero di un aggiornamento degli archivi e di una revisione dei valori catastali di case e terreni. Naturalmente, il paravento è l'Ue: tra le «country recommendations» inviate dalla Commissione all'Italia e fissate come punti di riferimento del Pnrr compare la «riforma dei valori catastali non aggiornati». Il che significa aumentare le imposte. Le tasse sul patrimonio immobiliare oggi pesano per l'1,5% del Pil italiano, mentre negli altri Paesi Ue per l'1,4%.
Prezzi
L'altra faccia della ripresa dell'economia, dopo il rallentamento dovuto al lockdown generalizzato per arginare il contagio, è il forte e generalizzato aumento dei prezzi. A subirne consistenti rialzi sono innanzitutto le materie prime: ferro, rame, alluminio e le cosiddette «terre rare», cioè i materiali sempre più richiesti per la fabbricazione di apparecchiature tecnologiche come superconduttori, fibre ottiche e componenti di veicoli ibridi ed elettrici.Tutto ciò ha effetti sulle bollette dell'elettricità e del gas, sul prezzo degli alimenti, sui costi dei trasporti a causa della corsa al rialzo delle quotazioni del petrolio greggio. Chi è andato in vacanza in auto e soprattutto in aereo ha già dovuto fare i conti con questi rincari. E l'aumento dei prezzi si rifletterà anche sul mercato dell'auto, che ormai sta diventando un bene di lusso.
Bollette luce e gas: il peso della transizione ecologica
Nel terzo trimestre del 2021 si prevede un incremento del 9,9% per le bollette elettriche e del 15,3% per il gas. Le cause sono i rincari delle materie prime e l'impennata dei prezzi dei permessi di emissione di CO2. In particolare, i prezzi europei del gas sono saliti di oltre il 30% nel secondo trimestre del 2021 rispetto al primo e risultano sempre più correlati con il prezzo della CO2 che è cresciuto sensibilmente anche per le attese di un possibile rafforzamento delle politiche comunitarie contro le emissioni dei gas serra. Insomma, si comincia a sentire il peso della transizione ecologica. Se poi qualcuno pensa che installando i pannelli solari può avere energia a buon mercato, rischia di restare deluso. Quest'anno, per la prima volta da 10 anni, è aumentato il prezzo dei pannelli fotovoltaici. Oltre il 50% dei costi di produzione di un modulo fotovoltaico è determinato dal prezzo dei componenti. L'Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente ha calcolato che la spesa per l'elettricità di una famiglia tra il 1° ottobre 2020 e il 30 settembre 2021 è aumentata del 12% rispetto ai 12 mesi equivalenti dell'anno precedente. Il peso della bolletta si aggraverà considerando il maggior numero di ore trascorse in casa per smart working e didattica a distanza a causa delle restrizioni del Covid.
Materie prime: ferro, rame e alluminio. È una corsa senza freni
L'altra faccia della ripresa dell'economia è il forte aumento delle quotazioni delle materie prime. I prezzi di ferro, rame, alluminio sono schizzati in alto; l'acciaio da novembre 2020 a marzo 2021 è rincarato del 130%. Una corsa che non accenna a rallentare. A questo si aggiungono gli effetti delle politiche ecologiche che hanno fatto crescere i prezzi dei permessi di emissione di CO2. Ad aprile 2021 gli aumenti dei prezzi delle materie prime non energetiche sono stati del +33,4% rispetto a un anno prima. L'accelerazione dei rincari a marzo di quest'anno si attestava al +24% rispetto allo stesso mese del 2020. L'impennata può avere effetto dirompente sulle piccole imprese manifatturiere.
Auto e trasporti: alle stelle il pieno e le gomme
I rincari del greggio si ripercuotono sui prezzi dei trasporti. Aumenti si sono visti per i voli e si prospettano per i bus urbani che dovranno compensare il calo dei passeggeri. Rispetto a un anno fa, un pieno di benzina costa circa 13 euro in più (+18,6%) mentre per il diesel l'aggravio è di 11,3 euro (+17,6%). Gli aumenti di materie prime incidono sul prezzo delle vetture nuove e sui ricambi: in Germania, per esempio, i pneumatici sono rincarati del 65% rispetto al 2019.
Alimentari: il meteo pazzo colpisce carne e prodotti dell’agricoltura
Materie prime, condizioni meteo estreme, interruzioni degli approvvigionamenti per il Covid hanno determinato rincari dei prodotti agroalimentari. Coldiretti ha calcolato un incremento dei prezzi dei cereali del 33,8%, dei prodotti lattiero caseari del 22% e della carne del 15%. Gli sbalzi climatici, con picchi di calore seguiti da grandinate, hanno ridotto la produzione tra il 10 e il 30%. La siccità ha decimato i raccolti del grano duro. Per Federconsumatori le famiglie dovranno sborsare circa 45 euro in più per la spesa.
Componenti elettronici: la crisi afgana alza i costi di molte forniture
Come le materie prime, hanno raggiunto quotazioni stellari anche le terre rare, ovvero i minerali essenziali per i chip elettronici di tanti oggetti di uso domestico: frigoriferi, cellulari, televisori, computer, batterie. Inevitabile che i maggiori costi di produzione finiscano per scaricarsi sulle tasche dei consumatori. Pesa anche la crisi afghana. In Afghanistan si trovano alcuni tra i maggiori giacimenti mondiali di materie prime e terre rare. L'insediamento del nuovo governo talebano rimette in discussione gli equilibri geopolitici con ripercussioni sull'economia mondiale. L'Europa, fortemente dipendente dalle forniture estere per le nuove tecnologie, ne risentirà in modo sensibile.
Covid
Sono numerose le incognite legate all'evoluzione dell'epidemia da coronavirus. Continuerà lo smart working o si tornerà in ufficio? A scuola sarà garantita la presenza costante in aula o i ragazzi dovranno ricominciare a seguire le lezioni da casa? Irrisolto anche il problema dell'affollamento sui mezzi di trasporto pubblico e la mancanza di scuolabus: uno scenario che incentiva l'uso dell'auto e appesantirà il bilancio familiare. E poi ci sono tutti i dubbi sulla terza dose di vaccino e sull'obbligo di utilizzare il green pass negli spazi chiusi.
Luoghi di lavoro
Chi lavora in fabbriche e uffici ha davanti mesi difficili. Il green pass non è un obbligo per i dipendenti, ma lo è per accedere alle mense e tra aziende e sindacati le divergenze persistono. Il sistema dei trasporti, nonostante se ne parli da un anno e mezzo, non è stato riformato per evitare affollamenti. Ne faranno le spese i pendolari, soprattutto nelle grandi città.
Green pass: certificato esteso per fare più vaccini
Sarà l'inevitabile compagno di moltissime occasioni: spettacoli, eventi e manifestazioni sportive, stadi, feste per cerimonie civili e religiose, piscine e palestre, fiere, congressi, parchi divertimento, accesso a musei e ristoranti, spostamenti nelle zone rosse o arancioni che dovessero ritornare, sale da gioco, concorsi pubblici, viaggi. È già obbligatorio per il personale medico e lo diventerà per quello scolastico da mercoledì 1° settembre, data in cui la certificazione verde viene estesa anche a treni ad alta velocità, navi, traghetti, aerei, collegamenti in pullman extraregionali e università. La sua validità è stata allungata a un anno. Di fatto, il green pass è l'ultima arma di pressione adottata dal governo per convincere a farsi immunizzare i 14 milioni di italiani riottosi al vaccino. Probabile che nelle prossime settimane venga esteso a pubblico impiego, trasporto locale e luoghi di lavoro privati.
Terza dose: tra un mese si ricomincia?
Il ministro Roberto Speranza non ha dubbi: la terza dose di vaccino si farà. La linea ipervaccinista del titolare della Sanità non conosce crepe. L'ipotesi è fortunatamente ancora lontana, ma dopo che Israele e Stati Uniti hanno già previsto un secondo richiamo (quindi tre dosi), è sempre più probabile che anche l'Europa si inchini allo strapotere delle grandi case farmaceutiche. «Da parte di Aifa e Ema non c'è ancora un'indicazione perentoria e l'emergenza di queste ore è vaccinare chi ha zero dosi», ha chiarito Speranza, ma «c'è una discussione all'interno del Cts» e «sicuramente si partirà con la terza dose per i fragili, gli immunodepressi, i trapiantati. Poi si arriverà agli over 80 e gradualmente anche a tutti gli altri».Nella comunità scientifica non c'è ancora una certezza condivisa su quanto durano gli effetti delle vaccinazioni. E alle categorie elencate dal ministro va aggiunto il personale sanitario, che cominciò a essere vaccinato a gennaio. Al momento si ritiene che la copertura sia di 9 mesi quindi tra soltanto un mese tutto potrebbe ricominciare.
Scuola: la dad rimane dietro l'angolo
Il rientro in classe è avvolto dall'incertezza. C'è il rischio di un aumento di casi, visto che i più giovani sono i principali veicoli di contagio e l'età media dei positivi si sta abbassando. C'è tutto il disagio del personale scolastico, costretto al green pass a differenza delle altre categorie di lavoratori (sanitari a parte). C'è la trascuratezza delle autorità nei confronti del trasporto scolastico mentre ogni istituto dovrà decidere in merito a orari, affollamento delle aule, finestre aperte per l'aerazione e strutture carenti. I presidi non vogliono essere gli unici responsabili di eventuali focolai e del mancato rispetto di alcune norme. Dai 6 anni in su le mascherine saranno obbligatorie mentre la distanza di 1 metro tra i banchi ora è solo «raccomandata». Su tutto aleggia il rischio di tornare alla didattica a distanza.