Mi piacerebbe chiedere a Roberto Speranza qual è la motivazione scientifica che lo ha indotto a suggerire l’obbligo della mascherina sui luoghi di lavoro anche se si è all’aria aperta, consentendo però di levarsela quando si è sulla pista da ballo. Forse il virus corre di più in ufficio o in fabbrica, mentre in discoteca si accomoda tranquillo sul divanetto? Oppure c’è maggiore vicinanza fisica in un negozio, ma anche in un cantiere edile, di quanta ce ne sia quando ci si dimena al ritmo della techno-music? Molto probabilmente le mie domande sono destinate a rimanere senza risposta, come la quasi totalità di quelle che abbiamo rivolto nel passato all’ex assessore all’Urbanistica di Potenza. Allo stesso tempo è facile che non ottenga spiegazione il motivo che ha indotto i sindacati a firmare un’intesa per l’estensione fino a giugno dell’uso dei dispositivi di protezione nel settore privato, ma non un accordo a tutela dei salari dall’inflazione. Anche qui aleggia un quesito che non trova giustificazione: come mai Cgil, Cisl e Uil si sono decisi ad assecondare le preoccupazioni del ministro della Salute, imponendo il bavaglio ai lavoratori delle aziende (senza per altro intervenire su altre e ben più gravi preoccupazioni), ma lasciando liberi gli impiegati negli uffici statali di regolarsi come credono? Anche in questo caso mi sono interrogato per capire se il Covid faccia lo schizzinoso e preferisca la libera impresa al posto fisso. Forse gli uffici pubblici sono meno accattivanti oppure esiste qualche studio che certifichi un maggiore tasso di diffusione del coronavirus in ambienti privati rispetto a quelli di un ministero?
Nessuno sa dirlo, ma le parti sociali, che già in passato si erano distinte per reclamare l’obbligatorietà del vaccino e avevano pure digerito un provvedimento che toglieva il diritto al lavoro a chiunque non avesse offerto il braccio alla patria (caso unico nel cosiddetto mondo occidentale), si sono accordate per introdurre l’obbligo di bavaglio fino a giugno nei negozi, negli uffici e perfino nei cantieri. L’assurdità e la disparità è piuttosto evidente. Infatti, non si comprende perché una commessa debba indossare per otto ore la mascherina quando i clienti sono liberi di circolare senza. Che cosa rende più pericolosa, fino a trasformarla in una potenziale untrice, una cassiera del supermercato rispetto alla casalinga che si aggira tra le corsie del centro commerciale? E perché un impiegato del Comune può trascorrere libero le sue ore dietro alla scrivania, mentre quello di un’azienda metalmeccanica è costretto a mascherarsi? Comunque la si giri, si capisce che nonostante la fine dello stato d’emergenza abbia consentito di archiviare molte misure anti pandemia, purtroppo non si è portato via le molte assurdità che Speranza e compagni avevano escogitato con la scusa del Covid. Chiuso il Cts, il Comitato tecnico scientifico che sussurrava al ministro della Salute, purtroppo non si chiude un periodo che ha visto calpestati i diritti di molti italiani, fino a far loro perdere il lavoro o a multarli perché non si erano affrettati a vaccinarsi.
Nella gran parte dei Paesi europei, la mascherina è stata accantonata da tempo, ritenendo che non fosse più necessaria. Ma per comprendere meglio come stanno le cose, forse è il caso di dare uno sguardo a quello che è accaduto in Gran Bretagna. Come i lettori ricorderanno, lo scorso anno le cassandre che stazionavano stabilmente in tv delineavano a tinte fosche il futuro dei sudditi di sua maestà la regina Elisabetta. Secondo i cosiddetti esperti, presto gli inglesi si sarebbero trovati con le corsie d’ospedale sommerse dai pazienti Covid, perché il governo aveva deciso non solo di non istituire il green pass per accedere ai locali, ma aveva anche abolito le mascherine al chiuso e perfino sui mezzi pubblici. Risultato, da settimane i contagi sono in calo, al punto che la media degli ultimi sette giorni non supera i 16.000 casi, mentre noi stiamo oltre i 50.000. Dal 21 aprile a ieri, nel Regno Unito sono stati registrati poco più di 200.000 casi, mentre in Italia siamo a quota 775.000.
Paradossalmente, più vaccinati e più divieti hanno prodotto un maggior numero di contagi. Ma se non si vuole arrivare a queste conclusioni bisogna dedurne che né un maggior numero di persone che si sono sottoposte all’iniezione, né il green pass, ma nemmeno l’obbligo di indossare le mascherine su mezzi pubblici e locali, hanno fermato la diffusione del virus. A questo punto, occorre interrogarsi sulle ragioni di questo andamento della pandemia e di chi sia la colpa. So che verrò attaccato per quel che sto per scrivere, ma io un’idea me la sono fatta: non è che Speranza, come un ex ministro di cui non ho il coraggio di fare il nome, porti un po’ sfiga? In tal caso, invece di mettere la mascherina dovremmo togliere lui.