Le conversazioni sembrano quelle di un comitato centrale dove non prevalgono le logiche della legge, del merito, della competenza e dell'esperienza, ma gli interessi e il tornaconto di chi siede ai vertici.
Matteo Salvini impugna le decisioni pro immigrati prese dai tribunali di Bologna e Firenze. E poi mette tre magistrati nel mirino dell'Avvocatura dello Stato: «Ideologicamente contrari alla nostra politica».