L’obiettivo del nuovo presidente Usa è rompere l’asse sino-russo sfruttando le divergenze in corso, dal gas ai migranti a Vladivostok. Limitare l’avvicinamento al Dragone può convenire pure allo zar.
In cinque mesi, dall’isola sotto controllo cinese sono arrivati in Russia beni per 2 miliardi di dollari. Tra questi, molto materiale ad alta tecnologia prodotto in Europa e in America e impiegato nello sforzo bellico in Ucraina.
«Le triangolazioni contro l’Occidente erano già rodate». L’esperta Irina Tsukerman: «Pechino e Mosca mantengono interessi differenti, le intese commerciali potrebbero essere rimesse in discussione».
Pure l’Iran se ne giova per armarsi. Teheran usa l’ex colonia britannica per proseguire il suo programma missilistico, rifornirsi di aerei senza pilota e acquistare mezzi che poi distribuisce ai suoi alleati.
La visita di Vladimir Putin in Corea del Nord non è piaciuta a Xi Jinping, che non si fida dell’imprevedibile alleato Kim Jong-un. E adesso teme che il Cremlino possa servirsene per fargli pressione.
Il saggista Antonio Selvatici: «L’obiettivo rimane quello di piazzare il suo export in Occidente. Ma con i russi non si arriverà allo scontro diretto».
La nave Serpukhov (Ansa). Nel riquadro l'immagine diffusa sui social da Kiev dell’incendio scoppiato a bordo
Colpita la Serpukhov nel porto di Kaliningrad. Josep Borrell: «Un conflitto convenzionale in Europa non è fantasia». Si rinsalda l’asse Mosca-Pechino, lo zar sarà presto in Cina.
Un articolo su «Foreign Affairs» rompe il tabù: non potremo sostenere Kiev in eterno. Per chi si è bevuto la propaganda bellicista si tratta di un vero e proprio choc culturale.