Quand’era direttore dell’«Espresso» sfornava editoriali sui legami tra Vladimir Putin e il Carroccio. Ora che si scopre che l’intrigo internazionale era opera di un suo cronista (e del massone Gianluca Meranda) ha perso l’uso della parola.
L’autore dei pezzi sui presunti rubli al Carroccio e l’uomo che partecipò alla trattativa con i moscoviti e la registrò erano amici da tempo. Prima e dopo l’incontro ci furono frequenti contatti tra i due (che volarono insieme a Mosca) per organizzare lo scoop.
L’intrigo dell’hotel Metropol è ben più complicato di come è apparso, e guarda caso esplose nel 2018 a ridosso del voto. Ma se il superteste e il reporter sono stati in contatto sin da prima del meeting, dovrebbero spiegare quale fosse il loro scopo.
Il gip ammette che la presunta corruzione di funzionari russi da parte degli indagati non è dimostrabile. La toga nega pure la contestabilità del «finanziamento illecito», anche se scrive che il tentativo c’è stato. Prosciolti Gianluca Savoini, Gianluca Meranda e Francesco Vannucci.