La decisione della Consulta di Bucarest di ripetere le elezioni non è stata influenzata da Mosca, ma dalle élite liberal-progressiste che hanno imposto il loro colonialismo culturale. E se la gente è stufa e si ribella nelle urne, intervengono per modificare i risultati.
Un sottile fil rouge collega Stati Uniti, Francia, Romania e Georgia: l’allergia di quanti si considerano progressisti e, dunque, per definizione migliori di tutti gli altri, al voto popolare.
La Consulta romena annulla il verdetto delle urne: «Su TikTok, gli hacker del Cremlino han dato manforte al candidato pro Putin». Ma pure la sua rivale si rivolta: «Così viene ignorato il parere di 9 milioni di cittadini».