In vista delle elezioni europee, l'ex ministro ha riscoperto la sua vena di scrittore, aggiornando il libro che aveva scritto durante la pandemia per celebrare la sconfitta contro il virus, ma che era stato costretto a ritirare dalle librerie a causa di una nuova ondata di Covid.
Il rimaneggiamento del testo non aggiunge nulla di nuovo alle tesi banali dell’ex ministro della Salute; tuttavia, offre all’esponente del Pd l’occasione per girare l’Italia e fare un po’ di campagna in vista del voto. L’uomo che per quattro anni ha avuto in mano la sorte degli italiani, imponendo una serie di misure che oltre a rivelarsi inutili si sono dimostrate dannose (vigile attesa, lockdown e green pass per primi), infatti si dipinge agli occhi di chi corre ad ascoltarlo come una specie di salvatore della patria. Ma tace quando davanti si trova persone che, avendo subito gli effetti avversi dei vaccini, chiedono di essere ascoltate. Speranza al contrario, non ha alcuna intenzione di stare a sentire chi è ridotto sulla sedia a rotelle e reclama giustizia. Per lui la narrazione deve andare in un senso solo, ed egli deve apparire agli occhi dell’opinione pubblica come una specie di luminare, che nonostante la scarsa esperienza politica e la nessunissima competenza in materia di salute, ha fatto uscire il Paese dall’emergenza.
Dunque, visto che chi porta sul proprio corpo le conseguenze di quel periodo non intende mollare e insiste a chiedere ascolto, è sceso in campo l’ufficio stampa dell’ex ministro, nella persona di alcuni giornalisti, i quali si sono dati da fare per dipingere chi chiede spiegazioni come pericolosi no vax. Già questo dimostra quanto sia infondato l’appello a salvare il soldato Speranza: se chi lo segue nei suoi giri per l’Italia lamenta le conseguenze del vaccino, non può essere un no vax. Lo dice la logica: se ti sei vaccinato non puoi essere uno che ha rifiutato di fornire il braccio alla patria. Semmai puoi essere un sì vax pentito, ovvero una persona che seguendo i consigli di Speranza e compagni si è sottoposta a iniezione e ora non sa che fare e non sa a chi rivolgersi.
Ma oltre alla logica, ci sono i fatti che smentiscono la tesi dell’ex ministro braccato, come qualcuno lo ha definito. In questo Paese tutti hanno diritto di manifestare e se si vuole si può contestare anche il Papa (come ricorderete, è successo anche questo e tra le fila di chi protestava c’era pure un illustre fisico come Giorgio Parisi, premiato poi con il Nobel), ma l’ex ministro no, non può essere messo in discussione. La sua verità - ma preferisco dire le balle con cui ha coperto e copre i propri errori - non può essere contestata, perché le brigate del conformismo nazionale che operano in alcune redazioni hanno steso attorno a Speranza un cordone sanitario.
Però sarà bene che prima di emettere sentenze in difesa dell’esponente del Pd, cronisti e opinionisti si leggano con attenzione una ordinanza vera, ossia quella del Tribunale dei ministri in cui, pur prosciogliendo l’ex ministro da ogni accusa, si riportano le dichiarazioni in cui egli stesso riconosce di aver sottovalutato gli effetti avversi dei vaccini e di aver taciuto dinnanzi alle segnalazioni di possibili miocarditi come conseguenza dell’iniezione. Ma si assolve dando la colpa ai tecnici sui quali, dopo aver scritto un libro in prima persona attribuendosi meriti e responsabilità, getta la croce, dicendo che toccava a loro bloccare le iniezioni qualora avessero avuto perplessità sull’efficacia e sulla sicurezza del siero.
Lo hanno spiegato bene Mario Giordano, Francesco Borgonovo e Alessandro Rico. Speranza ha poco da fare la vittima e di lamentare inesistenti aggressioni (quelle le fanno di regola i compagni dei centri sociali a cui lui per una vita ha strizzato l’occhio). Altro che presentare libri senza contraddittorio, accusando di linciaggio chiunque non lo applauda. Se non ha nulla da nascondere, se ha la certezza di avere fatto ciò che era necessario, accetti un confronto con quelle persone che hanno avuto la vita rovinata e chiedono giustizia. Non sono né mitomani né pazzi e per questo meritano rispetto. Per quanto ci riguarda, noi siamo pronti a raccogliere le loro domande e a sentire le risposte dell’ex ministro. Sempre che Speranza la smetta di scappare e di fare la vittima. Perché le vittime in questo caso sono altre.