Dopo aver condotto uno studio di 9 anni sui bloccanti della pubertà, la più grande clinica Usa per la transizione di genere ne nasconde gli esiti. Il motivo? I farmaci non hanno aiutato i bimbi, smentendo il dogma della fluidità.
Cresce il numero di professionisti che si dicono contrari ai farmaci che bloccano la pubertà: «Approccio superficiale e pericoloso». E un comitato di psicologi ha scritto al ministero della Salute per chiedere di sospendere i trattamenti sui ragazzi minorenni.
Prime evidenze dalle indagini sul centro fiorentino per la disforia: ad alcuni giovani è stato fornito il farmaco che ferma lo sviluppo sessuale violando le linee ministeriali.
Con una lettera aperta a Giorgia Meloni, la Società psicoanalitica italiana chiede di fermare la somministrazione della triptorelina ai bambini che vogliono cambiare genere. Oggi il medicinale è erogabile a carico del Ssn, ma solo (in teoria) per casi circoscritti.
Le difficoltà e la confusione che chiunque attraversa nella delicatissima fase dello sviluppo non si affrontano con le medicine. Serve una società salda.
Per capire che la diffusione della triptorelina è un pericolo basta ascoltare le parole degli esperti di tutto il mondo. Finora il nostro Paese non si era fatto coinvolgere nel disastro: teniamo duro.