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La direttiva del Galeazzi scoperta da Fuori dal coro: «Interventi riservati a pazienti con il super pass». Ma il direttore ci ha rifilato balle per giorni. Com’è possibile fidarsi?
Regione Lombardia ha avviato l’iter per fare luce sulle disposizioni del direttore sanitario, dopo che alcuni pazienti si sono visti posticipare le terapie in assenza di super green pass. Il medico era già stato sentito dalla Procura di Milano nei giorni scorsi.
Fabrizio Pregliasco è un Mario Monti in camice bianco. Infatti, così come poche settimane fa l’ex rettore della Bocconi proponeva di limitare la libertà di stampa, restringendo i diritti costituzionali stabiliti dall’articolo 21, il direttore sanitario dell’ospedale Galeazzi invita ad applicare «un minimo di restrizione dell’articolo 32» e cioè quello, per intenderci, che estende a tutti gli italiani il diritto alla tutela della salute e a essere curati. Sì, mentre per Monti a causa dell’emergenza Covid si può mettere sotto i tacchi il divieto di esercitare la censura nei confronti degli organi di informazione, limitando la libertà di espressione e di opinione, per Pregliasco si può tranquillamente calpestare il principio che tutti i cittadini sono uguali davanti al medico. Di conseguenza, se ne va a quel paese anche il giuramento di Ippocrate, quello che impone ai dottori di curare chiunque e non soltanto coloro che sono graditi, in base a parametri discrezionali stabiliti dal medico stesso.
Che il virologo esperto frequentatore di salotti tv la pensasse così, avevamo cominciato a sospettarlo dopo aver scoperto una sua circolare in cui dettava le regole per ricoveri e interventi chirurgici in base al numero di iniezioni anti coronavirus. Chiunque non fosse in possesso di un super green pass che attestasse di aver ottenuto la terza dose, per Pregliasco era da respingere. Non solo i no vax, anche i sì vax con punture somministrate più di cinque mesi fa erano da rimbalzare. Una volta documentata la discriminazione da un servizio della trasmissione Fuori dal coro, il direttore sanitario del Galeazzi si è giustificato con un’arrampicata sugli specchi, sostenendo che la sospensione degli interventi era a tutela degli esclusi, ai quali sarebbe stato negato l’accesso alla sala operatoria per evitare che, frequentando le corsie ospedaliere, si beccassero qualche infezione o magari pure il Covid. Ma oltre a questo autogol, il Monti in camice bianco si è lanciato in una difesa del proprio operato spiegando che in fondo, nonostante fossero attesi da anni, gli interventi non erano urgenti. In pratica, «un alluce valgo può aspettare». Peccato che tra i pazienti in lista d’attesa che si sono visti estromettere non ci fosse solo qualcuno con un problema all’alluce, ma anche malati con patologie invalidanti, e peccato che nella circolare di Pregliasco non si stabilisse un criterio che favorisse gli interventi più urgenti, ma si fissasse un paletto chiaro che escludeva chiunque non avesse la terza dose.
Insomma, il direttore sanitario dell’ospedale milanese, forse troppo impegnato a partecipare ai talk show e troppo accecato dalla notorietà degli studi televisivi, si è semplicemente dimenticato l’articolo 32, quello che stabilisce proprio il diritto dei cittadini a essere curati, a prescindere dalla proprie convinzioni e dalle proprie condizioni. Pregliasco non sembra essersi nemmeno reso conto della discriminazione che egli ha introdotto e che oggi vale per chi non è in possesso di tre dosi, ma domani potrebbe essere applicata per chi fuma, per chi mangia troppo, per chi non regola gli zuccheri nel sangue o anche solo per chi abbia uno stile di vita poco salubre o a rischio contagio. In poche parole, si può scegliere chi curare e chi rimandare a casa, non in base all’anamnesi, ma in virtù di una scelta soggettiva. Che le cose stiano così, del resto lo ha ammesso lo stesso Pregliasco in tv, su Canale 5, incalzato da Antonio Rossitto di Panorama. Ma volendo essere ancora più esplicita, la virostar ha dichiarato in un’intervista che in casi come questo bisogna un po’ restringere le garanzie statuite dall’articolo 32 della Costituzione in fatto di salute. Così, Monti vuole comprimere la libertà di stampa e Pregliasco quella di cura, adattando in senso a dir poco autoritario la Costituzione. Eh già, perché questo è il tema: sull’onda dell’emergenza un po’ di principi vengono meno. Che poi la rinuncia ai diritti non stia producendo i risultati sperati, cioè una diminuzione dei contagi e dei decessi, ma anzi la curva si sia impennata, per questo signore è naturalmente un dettaglio. L’importante è mettere il bavaglio alla stampa e lasciar fuori dalle sale operatorie chi non ha il booster, creando italiani di serie A e di serie B. Prima e seconda classe, con sovrapprezzo e meno diritti per chi ha la sventura di salire sui convogli meno pregiati. Tutto, ovviamente in nome della difesa della democrazia.
Ps. L’altra sera, in tv, Pregliasco ci ha definiti pennivendoli. La virostar del Galeazzi non è neppure originale, perché prima di lui lo aveva già detto Massimo Galli, quello che abbiamo scoperto a farsi curare con le monoclonali nonostante avesse fatto tre dosi. Ciò detto, qui gli unici che vendono qualche cosa sono proprio i cosiddetti esperti, i quali grazie alla tv guadagnano fama e notorietà. Senza il virus sarebbero sconosciuti, con il virus hanno trovato un modo per stare ogni giorno in video più di Giorgio Mastrota. Con tutto il rispetto per Mastrota e per le televendite di pentole e materassi.