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Altri cinesi «sbarcano» nel porto di Taranto
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Il gruppo Ferretti (controllato da Weichai), presente nello scalo dal 2020, si è ritirato dalla gara per il programma di bonifica di una parte del sito. Cantieri di Puglia è pronta a subentrare e Michele Emiliano vuole coinvolgere nell’operazione investitori di Pechino.
La Via della seta resta solo in Puglia. Chi traghetta i cinesi e chi ferma i polacchi
Michele Emiliano (Imagoeconomica)
Ugo Patroni Griffi (l’authority) è regista a Brindisi e la sinistra ferma i polacchi-americani a Taranto, Qui nelle settimane scorse, come La Verità ha rivelato, sta avvenendo lo sbarco di un maxi consorzio di Varsavia con investimenti anti Pechino per 60 milioni. Ebbene, i polacchi hanno depositato dieci giorni fa la richiesta all’autorità portuale che gestisce la struttura tarantina ed è presieduta da Sergio Prete (unico italiano a comparire tra gli esperti dello Shangai international shipping institute). Al momento, però la domanda sarebbe ferma sulla scrivania di Prete. C’è chi dice, per volere di Emiliano. Tutto avviene in una regione, la Puglia, dove la politica estera sembra farla più Massimo D’Alema che il ministro degli Esteri, Antonio Tajani. Senza dimenticare che sia Brindisi sia Taranto sono sotto la cosiddetta Zes (zona economica speciale) di cui si è occupato il ministro Raffaele Fitto.
Cambia l’aria sui porti. A Taranto arriva il primo foglio di via agli amici dei cinesi
Il porto di Taranto (IStock)
Niente piattaforma logistica alla srl legata al governo di Pechino. A Brindisi monta la protesta contro Edison e Ugo Patroni Griffi.
Dietro le batterie al porto di Taranto c’è un «mandante» del Conte Ter
Raffaele Fantetti (Imago economica)
Tra le imprese pronte a insidiarsi nello scalo spunta anche UnaItalia. La società, produttrice di accumulatori e pannelli, è guidata da Fantetti, ex senatore e fondatore di Italia23, embrione del «quasi» partito di Giuseppi.
Francia e Cina, interessi allineati sui nostri porti
Il porto di Trieste (iStock)
Pechino è attiva a Trieste e a Taranto, dove società d’Oltralpe puntano a rigassificatori ed eolico. Il pericolo è che Parigi ora triangoli investimenti in yuan come Berlino.
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