La Milano da bere è finita da un pezzo e oggi alla cosiddetta capitale economica del Paese non resta altro da fare che bersi il suo sindaco, cioè augurarsi che faccia in fretta le valigie. Beppe Sala, ex city manager di una giunta di centrodestra che dopo aver fatto il commissario dell’Expo si è riciclato come primo cittadino di una giunta di centrosinistra, è sull’orlo di una crisi di nervi. Per anni è stato simbolo di una classe politica nuova, efficiente e brillante, ma di recente è l’esempio di ciò che non si deve fare. Infatti, non c’è cosa che tocchi che vada bene. Un re Mida al contrario, che vede perfino il modello Milano, la città dinamica e moderna da lui propagandata, mostrare diverse crepe. Ovviamente non mi riferisco alla sicurezza, argomento a lungo negato dal sindaco, secondo cui quella dell’opinione pubblica era solo percezione, per di più condizionata dalle campagne del centrodestra. Se fino a ieri si affannava a tranquillizzare una Chiara Ferragni in ansia per gli episodi di criminalità le cui voci avevano raggiunto perfino il suo attico dorato, oggi che le denunce Vip si moltiplicano, con influencer e attori che ogni giorno pubblicano sui social le loro (cattive) esperienze, Sala tace.
Ma se, ricordando il motto di Andreotti («La smentita è una notizia data due volte»), resta in silenzio perfino sulle classifiche del Sole 24 Ore che collocano Milano al primo posto per rapine, scippi e stupri, il sindaco parla, e anche molto, di cose che non riguardano la città. L’ultimo argomento che pare averlo fatto uscire di testa è la presidenza dell’Anci, ovvero dell’Associazione dei Comuni italiani, organismo da anni in mano alla sinistra. Pensando al proprio futuro (quando il suo incarico terminerà), Sala molto probabilmente ci aveva fatto un pensierino e, se non per lui, sperava di occupare la poltrona per qualcuno vicino, per poter poi avere voce in capitolo più avanti, quando verrà il suo turno di piazzarsi. Purtroppo, a Roma hanno in testa altre idee e al posto di Antonio Decaro, sindaco di Bari diventato europarlamentare, vorrebbero piazzare Gaetano Manfredi, primo cittadino di Napoli. A questo punto, impugnando lo spadone padano, Sala si è ricordato della questione settentrionale, contestando i salotti della Capitale che decidono senza neppure consultarlo.
L’aspetto curioso della faccenda è che il sindaco avrebbe ben altro di cui occuparsi. Da almeno un anno infatti, ha un grattacapo dietro l’altro e uno di questi è lo stadio in cui giocano Milan e Inter. L’anno scorso si era messo d’accordo per cedere San Siro agli azionisti delle due squadre, i quali una volta abbattuto il Meazza ne avrebbero edificato un altro, completando l’opera con alberghi, ristoranti, negozi e residenze. Una mega operazione immobiliare a tutto vantaggio degli investitori, ma costosa per il Comune, che si sarebbe visto privare di un bene e anche degli introiti che ne derivano. La contrarietà di alcuni comitati spontanei e pure della sovrintendenza ai beni storici ha però fatto naufragare il progetto e ora, oltre a non avere uno stadio dove far giocare le squadre, Milano non può neppure ospitare la finale di Champions league.
Tuttavia, non c’è solo il calcio. A impensierire il sindaco ci sono pure i pm, i quali gli stanno dando del gran filo da torcere, prima con il sequestro di decine di cantieri e l’accusa di abusi edilizi, e poi con le piste ciclabili, progetto che Sala ha tenuto a battesimo per presentarsi come ambientalista provetto. Nel primo caso, quello dei palazzi edificati senza autorizzazione a costruire ma con una semplice Cila, ossia una comunicazione di inizio lavori, pratica che si usa per ristrutturare una casa, non certo per la realizzazione dei condomini, la Corte dei conti ha chiesto a tre dirigenti del Comune di risarcire il Municipio con 321.000 euro per aver fatto perdere a Palazzo Marino gli oneri di urbanizzazione. Quanto alle piste per le due ruote, dopo la morte di una ciclista, la magistratura ha indagato i funzionari e pure l’assessore per omicidio colposo, perché i percorsi riservati agli amanti della pedalata si sono rivelati irregolari e pericolosi. In pratica, sia la Milano che va veloce (con la cazzuola) e quella che rallenta (con la bici) hanno subìto uno stop e ora Sala si lamenta, dicendo che con l’aria che tira la capitale economica dell’Italia rischia di fermarsi. Stop ai palazzi che crescono sulle fondamenta dei garage, basta piste ciclabili accanto a quelle dei camion. La depressione deve averlo così duramente colpito, che nell’ultima intervista si è messo a parlare del suo successore, candidando il figlio del commissario ucciso da militanti di Sofri e compagni. Ai milanesi non resta che sperare. In fondo, la Milano da bere si è bevuta anche un altro campione della sinistra come Giuliano Pisapia. Dunque, nulla è perduto, basta avere pazienza e prima o poi anche la corsa di Sala finirà come certe piste ciclabili: nel nulla.