Ansa
I booster contro Ba.4 e Ba.5, ammessi da Fda, stimolano anticorpi per il primo ceppo sudafricano. Quello cui è destinato il bivalente autorizzato da Ema, che mette le mani avanti: «Decidano gli Stati a chi darlo e quando».
Esiste un vasto consenso, ormai, nella comunità scientifica sul fatto che la variante Omicron generi nelle persone che la contraggono sintomi meno gravi rispetto alle precedenti. Tra i tanti esperti intervenuti in questi mesi al riguardo, si può per esempio citare quanto dichiarato al National Geographic da Carlos del Rio, epidemiologo e infettivologo dell’Università Emory di Atlanta, in Georgia, secondo il quale questa variante, pur avendo una contagiosità elevatissima («non ho mai visto niente di così infettivo in vita mia»), presenta «sintomi più simili a quelli del raffreddore». Gli stessi numeri osservati in molti Paesi, inclusa l’Italia, consolidano questa impressione.
Ciò nonostante, qualcuno voleva creare - o mantenere - un clima di terrore sulla pandemia. Ad affermarlo in modo chiaro, in interviste rilasciate nelle scorse ore a varie testate internazionali, dal quotidiano tedesco Welt al britannico Daily Telegraph, è una persona che di Omicron se intende, dato che si tratta della dottoressa sudafricana Angelique Coetzee, vale a dire di colei che il 18 novembre 2021 scoprì questa variante, poi ribattezzata nel modo che tutti sappiamo dall’Oms. Beninteso: questa scienziata fin dall’inizio, quand’era interpellata anche da Repubblica, aveva sempre asserito che «la variante Omicron non deve preoccupare» dato che «i sintomi sono molto lievi».
Il fatto è che Coetzee avrebbe ricevuto pressioni per esprimersi in senso opposto. «Mi è stato detto di dire che si trattava di una variante pericolosa», ha infatti spiegato, «e di non dichiarare pubblicamente che Omicron causava principalmente una malattia lieve». Una richiesta a cui, come appena detto, la dottoressa ha scelto di non conformarsi: «Ho rifiutato perché non è quello che stavo vivendo in prima persona». Nelle sue esplosive dichiarazioni, la donna precisa che i «suggerimenti» ricevuti non venivano dalle autorità del suo Paese, ma dall’estero.
Da dove? Dall’Europa, da governi e scienziati del Vecchio continente. I riferimenti più precisi, su questo punto, la dottoressa li ha forniti nell’intervista con il Welt, tirando in ballo scienziati dei Paesi Bassi e del Regno Unito che, stando alle sue parole, l’avrebbero criticata per aver definito «lieve» la malattia causata da Omicron. Altre informazioni sull’accaduto sono emerse sul Daily Telegraph, a cui Coetzee ha detto: «A causa di tutte le mutazioni presenti, scienziati e politici - al di fuori del Sudafrica - mi hanno contattato dicendomi che avevo torto, che in realtà provocava una malattia grave, mi dicevano che non avevo idea di cosa stavo parlando».
Dato che il tentativo di mettere a tacere le parole rassicuranti della specialista sudafricana, della quale era difficile sminuire l’autorevolezza - dato che è pure presidente della South african medical association (Sama) -, è fallito, ci hanno pensato direttamente le autorità occidentali e in particolare, sempre secondo la ricostruzione della dottoressa, a diffondere allarmismo. «C’è stata molta pressione da parte di scienziati e politici europei, che erano certi di aver ragione», ha infatti dichiarato Coetzee, aggiungendo che però costoro «hanno sicuramente esagerato».
A scanso di equivoci, va sottolineato come la dottoressa in questione, scienziata di primo livello come si diceva, non solo non sia una no vax, ma resti apertamente convinta che i vaccini servano anche con Omicron. Che, parole sue, «può comunque essere grave» per «i non vaccinati o in altri casi», anche «se per la maggior parte di coloro che la contraggono causa una malattia lieve». Proprio questa sua visione equilibrata e aliena da ogni tifoseria rende attendibile la dottoressa Coetzee quando afferma - sia pure, va detto, senza far nomi, e quindi non consentendo, per ora, una verifica delle sue parole - che la si voleva ridurre al silenzio, quando parlava della variante del Covid-19 da lei stessa scoperta.
Uno scenario, questo del tentativo di tener volutamente alta la tensione sulla pandemia, che meriterebbe di essere approfondito. I governi e gli scienziati europei temevano forse che Omicron potesse essere comunque severa per l’Europa, che come noto ha una popolazione di età più anziana, anche di molto, rispetto a quella sudafricana? Oppure c’era il timore che le rassicurazioni di Coetzee generassero un clima di distensione diffusa, con conseguenti condotte a rischio o il sabotaggio delle campagne vaccinali in corso?
Gli scenari alternativi a quello d’una deliberata volontà, da parte di alcuni, di mantenere un clima di paura fine a sé stesso non mancano. E sarebbe incauto, comunque la si veda, trarre conclusioni azzardate dalle parole dalle dottoressa sudafricana. Che tuttavia ha offerto una testimonianza preziosa e inattaccabile almeno su un aspetto, e cioè sull’esistenza di una trama internazionale di contatti e relazioni che pare volta, più ancora che a contrastare la pandemia, a scegliere come raccontarla. E già questo è poco confortante.