numeri conte

Conte in stallo nel suk dei senatori. E Renzi rifà capolino: «Noi ci siamo»
Giuseppe Conte (Monaldo/Pool/Getty Images)
Il leader di Iv tenta il disgelo, mentre si arena il negoziato con i centristi. Spunta l'ipotesi di liquidare Alfonso Bonafede per attirare altri transfughi azzurri. Goffredo Bettini avverte: «Allarghiamo i numeri o si torna al voto».
  • Le offerte dell'avvocato: ai voltagabbana, gli scranni mollati da Iv e vari dicasteri da spacchettare o creare. A pattuglie di renziani e azzurri, ricandidatura garantita. Pd e M5s ne approfitterebbero per un rimpastino.
  • Il premier chiude a Matteo Renzi, va al Quirinale, glissa sul Vietnam che l'aspetta nelle commissioni e scuce tre settimane per cercare soccorritori. Il presidente della Repubblica vuole certezze su vaccini e ristori. Gli incidenti però sono dietro l'angolo: a partire dal dossier Giustizia.

Lo speciale contiene due articoli.

Renzi suonato, Conte bollito
Giuseppe Conte e Matteo Renzi (Getty Images, Ansa)

Cari lettori, sono convinto che ieri molti di voi abbiano sperato in un regalo e cioè che Giuseppe Conte in Senato non riuscisse a raggiungere i numeri necessari a conservare la poltrona. Purtroppo, com'era ampiamente prevedibile, almeno per noi, il presidente del Consiglio ha strappato qualche voto fra le forze di opposizione, tra i parlamentari parcheggiati nel limbo del gruppo misto e tra i senatori a vita, ottenendo una maggioranza, anche se relativa. Piuttosto che andare a casa, alcuni onorevoli hanno preferito disonorare il proprio mandato e passare da destra a sinistra, mentre altri, pur se ripudiati con ignominia, hanno colto l'occasione al balzo per riaccreditarsi come «responsabili». Niente di cui stupirsi: di voltagabbana il Parlamento ha sempre abbondato.

Giuseppe Conte sterza su legge elettorale e ossequi alla Cina, poi raduna voltagabbana e «volenterosi» e passa a Palazzo Madama anche grazie ai senatori a vita: 156 i sì. Rissa e «Var» sui voti di Lello Ciampolillo e Riccardo Nencini.
L'avvocato elemosina un soccorso per restare a Palazzo Chigi: mette in palio il ministero di Teresa Bellanova e la delega ai servizi, corteggia centristi, socialisti, europeisti e Fi. Poi liscia Joe Biden e persino la Cina. Alla fine, a Montecitorio la sfanga con 321 sì.
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