Dopo sei mesi di green pass, otto milioni di italiani contagiati e 30.000 morti in più dal giorno in cui è stato introdotto, qualcuno comincia a interrogarsi se il certificato verde non sia il caso di toglierlo per manifesta inutilità. Certo, si tratta di quesiti formulati in maniera assai prudente, che appaiono isolati qua e là sui giornali, con giornalisti e scrittori che dopo averne testato i risultati, chiedono timidamente se il passaporto per bere un caffè al tavolino esterno di un bar sia proprio indispensabile, e se il lasciapassare sia davvero «una garanzia di non contagiarsi e di non contagiare» mentre si è seduti al ristorante o su un autobus sovraffollato. Sì, con sei mesi di ritardo e un certo numero di violazioni dei diritti costituzionali, ora qualcuno manifesta i primi dubbi.
Bene, benvenuti nel mondo reale. Soprattutto, ben atterrati fra coloro che non si bevono ogni frottola raccontata a reti unificate da virologi e politici.
Che il green pass fosse «garanzia di trovarsi tra persone che non contagiano e non si contagiano» lo ha creduto solo chi lo voleva credere, perché già ad agosto dello scorso anno, quando venne introdotto per la prima volta, era chiaro che il certificato non certificava niente. Bastava sfogliare qualche rivista internazionale di medicina, ma anche più modestamente qualche giornale di cronaca. Qua e là si ritrovavano i racconti di persone immunizzate, e dunque in possesso di certificato verde, che erano state contagiate da altri immunizzati e per di più all’aperto. Dunque, lo storytelling del vaccinato che non contagia era, come ai bei tempi in cui a Palazzo Chigi c’era Matteo Renzi, uno storyballing, cioè una fake news, dicono i giornalisti con il birignao. La realtà, purtroppo, è diversa da come è stata raccontata e lo dimostra il fatto che nel mese fra la metà di dicembre e la metà di gennaio si sono registrati morti e contagi nonostante 49 milioni di italiani siano totalmente vaccinati e 36 milioni abbiano ricevuto la terza dose. I decessi, nel 42% dei casi, hanno riguardato persone che avevano rifiutato l’iniezione e questo dimostra che senza vaccino si rischia di più. Tuttavia, dimostra che muore anche chi si è vaccinato. Molto meno di chi non lo è? Certo, ma aver completato il ciclo ed essere in possesso del passaporto non è una garanzia di non contagiarsi e non contagiare, come ancora blatera Walter Ricciardi. Prova ne sia che il 65% dei ricoverati in ospedale fra metà dicembre e metà gennaio (ultimi dati disponibili) era immunizzato e così pure il 45% dei ricoverati nelle terapie intensive.
Ribadisco: i dati erano e sono sotto gli occhi di tutti, in particolare di chi invece di chiuderli li tenga ben aperti per capire quante balle ci propinano i vari esponenti del Comitato tecnico scientifico, i quali in due anni hanno sostenuto tutto e il suo contrario, perfino che con la terza dose saremmo stati a posto per i prossimi 5 o 10 anni (Sergio Abrignani, in un’intervista al Corriere della Sera di tre mesi fa, documento da lasciare ai posteri come prova dell’inaffidabilità dei cosiddetti esperti).
Ora, siccome è calata la curva dei contagi e, per fortuna, anche dei morti, qualcuno ipotizza che si potrebbero allentare i divieti, a cominciare dallo stato d’emergenza, che dovrebbe terminare il 31 marzo. Bene, siamo contenti. Ma se si dichiara che le condizioni per cui siamo arrivati a una situazione d’allerta non ci sono più, la conseguenza logica è che deve venire meno anche il green pass. Perché il lasciapassare, invece di fermare il virus, ferma solo le persone che non sono in regola con le dosi, trattando chi non è vaccinato ma anche chi lo è e si è fermato alle prime due iniezioni, come un untore, cosa scientificamente falsa. Per essere chiari, se alla fine del prossimo mese scade lo stato d’emergenza, devono scadere anche l’obbligo vaccinale e dunque il green pass rafforzato e tutte le altre corbellerie inventate da Speranza e compagni. Cioè, il passaporto per poter consumare un caffè all’aperto è un obbligo che senza stato di emergenza non può resistere. A parer nostro non resisteva neppure nei mesi scorsi, al buon senso prima che al confronto con i diritti costituzionali, ma ora, se si dice che l’emergenza è finita, si deve poter consentire agli italiani di andare in pace. Davvero c’è chi pensa di prolungare i controlli polizieschi lungo i litorali e di impedire a chi non ha il green pass di andare dal tabaccaio o in posta? All’estero hanno capito che la caccia al virus non la si fa così. Quanto ancora ci vorrà perché lo comprendano anche gli scienziati del ministero della Salute?