La banda di Luca Casarini, il commodoro no global, ha conquistato l’associazione di promozione sociale Mediterranea a piccoli passi, sino a trasformarla in un brand internazionale, usando il suo fiuto per il marketing. Il colpo da maestro è stata la strombazzata conversione e la conquista dei sacri palazzi. Una scalata che ha portato molti soldi nelle casse dell’associazione, ma anche dell’Idra social shipping, la compagnia privata pensata da Casarini e dall’amico Giuseppe Caccia (socio di maggioranza) che arma la Mare Jonio, il rimorchiatore che si offre (anche in cambio di denaro, secondo i magistrati) di recuperare naufraghi in mare o sulle navi altrui. Sino al 2019, nelle tasche dei due, oggi accusati a Ragusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, giravano pochi euro. Fare i no global di professione, sino alla scoperta della pesca miracolosa dei migranti, non era troppo remunerativo. E per capire come fossero messi questi due signori prima di solcare i mari, è utile leggere una chat che si sono scambiati nel novembre 2019. La coppia non ha ancora incontrato il Papa e il progetto del finanziamento dei prelati è ancora di là da venire. L’«armatore» Caccia scrive al suo «dipendente» (ma per gli investigatori amministratore di fatto) Casarini, in difficoltà economiche: «Siamo nella merda finché non si sbloccano i fondi che ha YB (l’associazione Ya Basta, ndr). Ma lo stipendio può certo essere anticipato. Faccio fare subito 1.500. Ma sull’uso della carta, invece, devi evitare di fare cazzate. Non hai spedito giustificativi e il tabulato è pieno di voci ingiustificabili, che sarà un casino spiegare. Così mi metti in forte imbarazzo con gli altri». Casarini prova a ribattere: «Ci sono alcune voci che riguardano arredamento sede/foresteria. Altre che vanno detratte perché non avevo altro per pagare(ad esempio un cinema con i ragazzi). Ma è tutto spiegabile e penso che non superi i 100 euro». Caccia non è soddisfatto: «Ma capisci che cazzo racconto, ad esempio, dei biglietti del cinema? E dei prelievi di contante? E di Justeat? E delle spese a Pantelleria dell’estate? […] Ti chiedo solo di evitare cazzate visibili con la carta. A Pantelleria sono negozi, mica spese di viaggio». E conclude: «Ci vuole un po’ di rigore nell’uso di quella carta». Anche perché a mandare avanti la baracca sono le donazioni. Casarini, a cui viene proposto un aumento di stipendio a 1.900 euro, replica mogio: «Su prelievi contanti ho quasi tutto. Su Pantelleria estate ricordo che sono dovuto partire di corsa per missione […] e su quelle palesemente personali faccio dichiarazione e poi mi verranno detratti dallo stipendio di gennaio (ora sono nella merda). Comunque hai ragione. Sono troppo incasinato con i soldi. Devo darmi una regolata una volta per tutte. È che ogni mese pago 280 euro di cambiali. E questo non lo sa nessuno. È tutto troppo precario in come vivo. Devo pensare a come fare». Pure Caccia è depresso: «Non dirlo a me. Io da gennaio devo trovarmi un lavoro con uno stipendio, se no mi mangio fuori tutto e lascio i ragazzi nella merda». Esattamente un anno dopo, anche grazie all’inizio della mungitura dei vescovi, i due amici scherzano al telefono e Casarini esclama: «O riuscivamo a fare ‘sta roba per pagare l’affitto di casa e la situazione della separazione oppure mi me dovevo andare a lavorare in un bar». Per riuscirci Casarini si è trasformato in una sorta di gesuita laico, pronto ad abbindolare con i suoi discorsi i «vescovoni», come li chiama lui. Parla e scrive come se fosse ispirato direttamente da Gesù e con chi gli fa i complimenti per il suo discorso, definendolo il ghost writer del Papa, lui si schermisce: «Non sono mie le parole… vengono dal nostro capo. È lui il Ghost writer che ci fa dire le cose giuste nel modo giusto. Che arrivano al cuore. Anche del Papa».
La svolta arriva con la visita a Francesco del 6 dicembre 2019 e con la consegna di un crocefisso con il giubbotto di salvataggio che fa innamorare i preti. Don Mattia Ferrari, il cappellano di bordo della Mare Jonio, festeggia: «Abbiamo fatto un lavorone. Abbiamo ottenuto un risultato enorme: abbiamo portato molti vescovi e cardinali a sostenere Mediterranea, abbiamo ottenuto che Papa Francesco ha speso parole di elogio enorme per Mediterranea e ha fatto esporre la croce e il giubbotto con il logo di Mediterranea nell’atrio del Palazzo apostolico. Abbiamo ottenuto risultati storici. Siamo a un passo dall’obiettivo di avere una nuova nave». Per la verità dal 2018 Casarini & C. continuano ad andare per mare con il rimorchiatore Mare Jonio, classe 1972, una nave vecchia, ma «robusta e affidabile». Eppure nelle chat è tutto un discutere di finanziamenti e bonifici e le nostre fonti hanno ricostruito, tra il 2021 e il 2023, donazioni per circa 2 milioni di euro da parte della Cei, della Caritas e delle diocesi. L’assedio ai vescovi bergogliani, progressisti «spinti», giudicati a volte in modo irriconoscente «un po’ coglioni» («nessuno si è spinto a regalare il libro su Med ai propri preti» si lamenta don Mattia) e a quelli «centristi tendenti a sinistra», persino più «coraggiosi», ha portato al risultato di sbloccare gli aiuti da parte delle diocesi, nonostante l’iniziale opposizione del «tesoriere» del Papa, il cardinale Konrad Krajewskij, «dubbioso» sul finanziare le ong per il soccorso in mare e per questo bollato come un «pazzo» dalla combriccola, «la Carola Rackete del Vaticano».
Don Mattia spiega: «Krajewskij non è stato pregiudizialmente ostile all’operazione, lui è perplesso sul fatto di pagare l’acquisto della nuova nave, ma c’è anche un’altra via percorribile. Infatti, se la Chiesa pagasse le prossime quattro missioni di Mediterranea (per un totale di 800.000 euro), Mediterranea potrebbe procedere autonomamente all’acquisto della nuova nave, grazie alle banche». Infatti l’unica condizione sarebbe quella di dimostrare di poter salpare.
Il sacerdote sa di avere un asso nella manica: «Bisogna anche ricordare che nell’udienza privata con Mediterranea del 6 dicembre scorso (2019, ndr), papa Francesco aveva detto apertamente che lui sosteneva Mediterranea sia nella possibilità di acquisto diretto della nuova nave sia nella possibilità di finanziamento delle prime quattro missioni».
Don Mattia, che come consigliori può contare sul futuro presidente della Cei, il cardinale Matteo Zuppi, fa sapere che si procederà «con l’inviare le richieste (dei vescovi, ndr) da mandare timbrate a Krajewskij». Alla fine la soluzione si trova: dalle diocesi inviano richieste di denaro per opere caritatevoli a Krajewskij, il quale gestisce l’Obolo di San Pietro, cioè le offerte dei fedeli, e l’Elemosiniere scuce quanto richiesto senza dover pagare direttamente soggetti che evidentemente non gli piacciono troppo come l’ex no global con 4 anni e 7 mesi di condanne passate in giudicato. La banda Casarini passa le giornate a fare i conti dei soldi da spillare ai preti con la scusa della «nuova barca» e delle missioni (la prima, come detto, non ancora acquistata, le seconde effettuate con il contagocce). Caccia invia a Casarini lo «schema delle donazioni permanenti» a cui puntano. Il risultato deve essere di 60.000 euro al mese. Nei suoi piani, sulle 25.000 parrocchie italiane, punta a coinvolgerne 3.300, con offerte diverse: cento parrocchie dovrebbero donare 100 euro al mese, duecento 50 euro, mille solo 20 euro e duemila appena 10. Così i conti tornerebbero.
Dopo una lunga azione di pressing sulla Chiesa il gruppetto di Mediterranea è convinto di riuscire a passare all’incasso. Il 5 ottobre 2019 don Mattia lancia in chat i cinque step per chiudere la partita. Si punta sull’effetto domino: «Se per dire Caritas internationalis mettesse 100.000 euro, poi Caritas europea ne metterebbe altrettanti e Caritas italiana pure, poi la Migrantes idem e così via. Alla fine si supera il milione di euro». Ma l’incombenza considerata più urgente è quella di «far firmare ai nostri vescovi la garanzia che la Chiesa restituirà» agli istituti di credito «i soldi della nave entro la data stabilita». Una garanzia fideiussoria di cui Panorama ha trovato traccia e che sarebbe stata presentata a Banca etica.
Il 7 maggio 2020, alla vigilia del suo compleanno, Casarini scrive: «Messaggio di Zuppi: oggi arrivati e oggi fatto bonifico». Don Mattia non sta nella pelle: «E così finalmente, per la prima volta, la Chiesa italiana finanzia il soccorso in mare. Abbiamo fatto la storia ragazzi».
L’8 maggio un altro vescovo amico, Giovanni Ricchiuti, consiglia a don Mattia come muoversi e spiega di aver scritto alla fondazione Migrantes che il loro direttore generale don Giovanni de Robertis è della partita e avrebbe consigliato a Casarini di scrivere una lettera, sulla falsariga di quella inviata ai vescovi, al presidente della Cei Bassetti (Gualtiero, ndr) e al segretario generale Stefano Russo. Il consiglio è di indicare il costo delle quattro missioni o anche di una sola. L’accerchiamento è quasi completato e tutti hanno iniziato a scrivere al riottoso Krajewskij.
Don Mattia a questo punto suggerisce «di alzare la posta per la richiesta alla Cei». E commenta. «La lettera del Papa a Luca ha proprio sbloccato tutto». Quindi ironizza: «Pensate il povero Krajewskij che adesso di troverà subissato di lettere. Dirà: “Perché non gli ho dato tutto subito?”». Casarini, in quel momento, deve avere il simbolo dell’euro al posto delle pupille, come nei fumetti: «Se fa la somma vengono fuori tre milioni». Don Mattia rilancia: «Ma ora che abbiamo sbloccato il meccanismo la cifra aumenterà. Se addirittura la Cei fa una donazione, dopo è il tana liberi tutti. E per come certi devono far vedere di non essere da meno, fanno partire le richieste anche loro». Una previsione che sarebbe stata confermata nei fatti, come ha rivelato l’inchiesta di Panorama in edicola.
Il 22 maggio 2020 il vescovo di Brescia Pierantonio Tremolada invia una missiva al miele a don Ferrari e questi va in brodo di giuggiole: «Il vescovo di Brescia è uno aperto, anche se non è tra i più spinti. Aveva ragione Beppe, dobbiamo sfondare anche tra questi, che forse sono più concreti. Intanto comunque la conquista dei vescovi è cominciata: uno dopo l’altro cadranno nelle mani di Med. Presto la Cei sarà in mano a Luca Casarini».
Ma il progetto è persino più ambizioso. In quelle stesse ore l’ex mangiapreti si esibisce in un commovente discorso davanti ad alcuni vescovi e don Mattia commenta: «Pare che l’intervento di Luca abbia sbancato. Ma non poteva che essere così. Era davvero un intervento al livello dei Dossetti (Giuseppe, ndr) e La Pira (Giorgio, ndr)». Casarini fa il modesto: «Sei troppo buono… semplice intervento da marinaio del lago Tiberiade». Don Mattia insiste: «Come vedete qui stanno arrivando tutti gli elogi dei vescovi per Luca. Al prossimo conclave ce lo giochiamo. Secondo me sei il candidato più quotato». Una battuta, ma forse neanche troppo. Nella Chiesa bergogliana anche Casarini, forse, può ambire al soglio di Pietro.