Politici e giornalisti non vogliono rendersi conto che non c’è (non c’è mai stata) possibilità di vincere la guerra a Kiev. Per cui è meglio arrivare alla tregua il più in fretta possibile per evitare ulteriori morti e distruzioni.
Può non piacere il modo brusco con cui Donald Trump ha liquidato Volodymyr Zelensky, dandogli del dittatore e del comico fallito. Tuttavia, una cosa è certa: ogni giorno che passa allunga l’agonia dell’Ucraina e dunque ottenere il cessate il fuoco non è un obiettivo da conquistare con lunghe discussioni e inutili cerimonie, ma è un risultato da conseguire in fretta, il prima possibile. Perché né i vertici di Parigi né i viaggi a Kiev di Carlo Calenda e compagni risolveranno mai il problema. Chi oggi dice che non si devono voltare le spalle a Zelensky e non si può darla vinta a Vladimir Putin non ha capito una cosa: la guerra è persa. L’abbiamo scritto più volte, anticipando ciò che i rovesci militari poi hanno confermato. L’Ucraina non ha alcuna possibilità di riconquistare i territori invasi dai russi e questo ormai è assodato e riconosciuto da tutti. Non ha questa possibilità per il semplice motivo che tre anni di morte e distruzione hanno stremato il Paese. Le centinaia di migliaia di vittime insieme alla fuga di milioni di civili e di molti giovani in età da combattimento hanno sfinito la resistenza e dunque continuare il conflitto non si può, soprattutto perché all’orizzonte non c’è alcuna vittoria, nessuna controffensiva, ma soltanto la possibilità di altre sconfitte, di altri morti, di altre città e altri Paesi rasi al suolo. E allora, qual è la soluzione? Continuare a inviare armi, come pensa di fare l’Europa? Insistere a ripetere parole d’ordine che non hanno senso, come saremo sempre al vostro fianco e vi sosterremo sempre, perché Putin non deve vincere? Varare un altro pacchetto di aiuti e, come pare intenzionata a fare la Ue, un’altra raffica di sanzioni contro Mosca nella speranza che questa volta facciano effetto? Meglio, molto meglio, dire la verità e cioè che non c’è alternativa a un’intesa che fermi le armi e non soltanto perché l’esercito ucraino non è in grado di contenere la sanguinosa avanzata russa, ma perché questa guerra all’Occidente che l’ha sostenuta è costata troppo e nessun Paese è in grado di farsi carico di un peso finanziario per molte decine di miliardi senza avere una contropartita. Quando con una battuta Mario Draghi disse: bisogna scegliere fra l’aria condizionata e la libertà, forse qualcuno pensava che il conflitto sarebbe durato un anno e dunque, in cambio della difesa della democrazia di Kiev, si poteva rinunciare al fresco per almeno un’estate. In realtà, aver rinunciato al gas russo, con cui tutta Europa si riscaldava e si rinfrescava, tenendo in piedi le proprie industrie, è costato molto di più di un’estate al caldo. La Germania è entrata in recessione e con essa rischia di entrarci tutta l’Europa. Dunque, che si fa? Trump, durante la campagna elettorale per il suo secondo mandato, ha detto più volte che avrebbe fatto terminare la guerra in pochi giorni. Probabilmente non basteranno una settimana e forse nemmeno due o tre, ma alla tregua ci si deve arrivare, costi quel che costi. Perché l’alternativa è proseguire un conflitto, con altre decine o centinaia di migliaia di vittime, con decine o centinaia di miliardi di euro, senza avere la certezza di una vittoria, ma la quasi sicurezza di perderlo. Il vice di Trump, J.D. Vance, in un commento su X ieri ha replicato alle critiche contro il presidente americano dicendo quello che noi ripetiamo da mesi: i russi hanno un enorme vantaggio di uomini e armi e tale vantaggio persisterà indipendentemente dagli aiuti occidentali. E ha spiegato che se vuoi porre fine al conflitto devi parlare con le persone che lo hanno voluto, vale a dire Putin. La prosecuzione della guerra, ha scritto, è negativa per la Russia e per l’Ucraina, ma anche per l’Europa e soprattutto - questo è ciò che conta - è negativa anche per l’America. «Dati i fatti di cui sopra», ha concluso Vance, «dobbiamo perseguire la pace e perseguirla ora».
Come si fa a non capire? Come si fa a illudersi? Come si fa a persistere nelle bugie che vogliono la Russia prossima al tracollo? Non mi piace Putin, ma non mi piaceva neppure quando in tanti correvano a baciargli la pantofola. E tuttavia non ho mai creduto alle panzane che nei tre anni passati ci sono state raccontate. Ve li ricordate i giornali che anticipavano la sua prossima morte, studiando come muoveva le mani o le gambe? E avete memoria di quando immaginavano un colpo di Stato o il collasso del sistema a causa delle sanzioni occidentali? Io non ho dimenticato niente. È per questo che quando leggo i commenti di alcuni colleghi, i quali ancora oggi pretendono di impartire lezioni, ma soprattutto di continuare a mandare al massacro gli ucraini, metterei volentieri mano alla pistola.
Ps. Stiano tranquilli i suddetti colleghi: non sono Joseph Goebbels, a cui è attribuita questa frase, ma soprattutto non ho un revolver. Però sono stanco di leggere gli editoriali di alcuni pistola.