A quasi un anno dalla morte di Silvio Berlusconi, il governo sembra aver deciso di commemorare l’anniversario con una riforma della giustizia che non è esagerato definire epocale. Le principali novità sono la tanto attesa separazione delle carriere di giudici e pm, il sorteggio dei membri del Consiglio superiore della magistratura, destinato, come vedremo a sdoppiarsi, e, infine, la nascita di un’Alta corte disciplinare. L’esperienza del ministro della Giustizia Carlo Nordio, ex pm vittima delle correnti e dell’Associazione nazionale magistrati, è certamente stata decisiva per la svolta che il governo Meloni, con la salda maggioranza che lo sostiene, si accinge a varare con il disegno di legge costituzionale approvato ieri dal Consiglio dei ministri. La riforma Nordio, innanzitutto, divide il cursus professionale dei magistrati giudicanti e requirenti e istituisce due Csm. Attualmente è ancora possibile un passaggio tra i differenti percorsi: sarà proibito anche quello. Una decisione che porterà probabilmente anche a concorsi separati. L’articolo 104 della Costituzione riformato stabilisce che «la magistratura costituisce un ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere ed è composta dai magistrati della carriera giudicante e della carriera requirente. Il Consiglio superiore della magistratura giudicante e il Consiglio superiore della magistratura requirente sono presieduti dal presidente della Repubblica». I nuovi parlamentini conserveranno soltanto le funzioni amministrative relative alla carriera dei magistrati («Assunzioni, assegnazioni, trasferimenti, valutazioni di professionalità e conferimenti di funzioni»), mentre la «giurisdizione disciplinare» è trasferita in capo a un organo di nuova istituzione denominato «Alta corte disciplinare».
Nordio, nella conferenza stampa seguita all’approvazione della riforma in Cdm, ha individuato nel sorteggio dei consiglieri del Csm lo strumento idoneo a «interrompere il legame tra eletti ed elettori» del parlamentino dei giudici, un sistema «che ha portato a una serie di anomalie». Il Guardasigilli ha ricordato che, nonostante «scandali come quelli di Palamara e altri che hanno eccitato le proteste […] non sono stati apprestati i rimedi a quella che unanimemente è definita la degenerazione correntizia», riferendosi probabilmente anche alle ben note «circolari autoassolutorie» emanate dalla Procura generale della Cassazione dopo lo scandalo dell’hotel Champagne, direttive che hanno consentito alle correnti e ai gruppi di potere interni alla magistratura di continuare a gestire il Csm con logiche clientelari e spartitorie, grazie al sacrificio di un unico capro espiatorio, l’ex presidente dell’Anm Luca Palamara. Va detto che quella per il sorteggio è un’antica battaglia di buona parte della magistratura che ha costretto l’Associazione nazionale magistrati a indire un referendum nel 2021 che ha visto favorevoli il 42% dei votanti, percentuale che oggi voci autorevoli interne alla magistratura indicano come in netta crescita. La riforma approvata ieri prevede espressamente che i componenti del Csm siano estratti a sorte «per un terzo, da un elenco di professori ordinari di università in materie giuridiche e avvocati dopo quindici anni di esercizio, che il Parlamento in seduta comune, entro sei mesi dall’insediamento, compila mediante elezione, e, per due terzi, rispettivamente, tra i magistrati giudicanti e i magistrati requirenti», rinviando a una legge ordinaria i dettagli per la messa in pratica.
Le toghe progressiste hanno subito protestato, in particolare quelle di AreaDg, che hanno parlato di «una riforma che stravolge l’attuale assetto costituzionale spazzando via, nella sostanza, l’indipendenza dell’ordine giudiziario». E a causare il vulnus sarebbero l’introduzione del «concetto di «carriera» che allude a una magistratura «gerarchizzata» e l’idea che i consiglieri laici del Csm siano scelti con un sistema misto (elezione/sorteggio), mentre per i componenti togati si prevede la sola «estrazione a sorte». Almeno in teoria, le forze politiche potranno continuare a infarcire gli elenchi stilati dal Parlamento di personaggi vicini e contigui ai partiti o addirittura di deputati e senatori (del resto nel 2018 il parlamentare dem David Ermini è transitato direttamente dal Parlamento alla vicepresidenza del Csm) e quindi è auspicabile che la legge attuativa della riforma preveda regole chiare per evitare un’eccessiva politicizzazione dei due Csm.
il referendum
Va detto, però, che con la riforma approntata dalla maggioranza, se confermata, salterebbe la rappresentanza in chiave proporzionale delle forze politiche, infatti, anche se il Parlamento inserisse nel suo elenco una maggioranza di aspiranti laici vicini ai partiti di governo, grazie al sorteggio, potrebbero poi essere sorteggiati componenti unicamente riferibili all’opposizione. Medesimo discorso vale per i magistrati. Anche se la maggioranza delle toghe nel Paese risultasse conservatrice o moderata, la scelta casuale potrebbe spedire nei due organi di rappresentanza tutte toghe rosse. In poche parole anche in uno scenario come quello attuale (maggioranza in Parlamento e al Csm del centrodestra) potrebbero venire estratti due parlamentini interamente progressisti. Secondo la riforma i 15 giudici dell’Alta corte andranno selezionati, mutatis mutandis, con gli stessi criteri della Corte costituzionale, a partire dai tre «nominati dal presidente della Repubblica tra professori ordinari di università in materie giuridiche e avvocati con almeno venti anni di esercizio». Altri tre saranno sorteggiati in un elenco, con gli stessi requisiti, approntato dal Parlamento. E gli ultimi nove? «Sei magistrati giudicanti e tre requirenti» dovrebbero essere «estratti a sorte tra gli appartenenti alle rispettive categorie, con almeno venti anni di esercizio delle funzioni giudiziarie e che svolgano o abbiano svolto funzioni di legittimità». Anche per i componenti dell’Alta corte disciplinare valgono le considerazioni sopra espresse per i due Csm, poiché un’eccessiva caratterizzazione politica dei membri dell’organo ne svilirebbe la natura tecnica e la credibilità delle decisioni. Di certo ci troviamo di fronte a una riforma radicale che potrebbe essere approvata anche senza necessità del referendum popolare previsto dall’articolo 138 della Costituzione considerato che potrebbe raccogliere il consenso anche di altre forze politiche oltre quelle della maggioranza, vale a dire Italia viva e Azione, ma anche di alcune frange del Pd che potrebbero portare alla maggioranza dei due terzi in seconda votazione.
Palamara, a caldo, ha detto alla Verità: «L’idea di carriere separate potrà meglio tutelare il diritto di difesa dei cittadini coinvolti in procedimenti penali. È facile immaginare come la strada della riforma sarà piena di ostacoli e tortuosa, ma ora è il momento del coraggio e sono certo che tanti ancora si uniranno per essere di pungolo al sistema». Di fronte a un’ipotesi di sciopero delle toghe, il presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia ha risposto: «Leggeremo la riforma e decideremo». Intanto è stato convocato d’urgenza un comitato direttivo centrale «per assumere nuove iniziative», mentre la giunta esecutiva centrale, una specie di governo del sindacato delle toghe, portandosi avanti, ha denunciato «una volontà punitiva nei confronti della magistratura ordinaria».
sostegno
Ma se dal fronte progressista delle toghe, ufficialmente, al momento si levano solo lai e minacce di guerra, sotto sotto i giudizi non sono tutti negativi. Un autorevole ex componente di sinistra di Palazzo dei marescialli, con la garanzia dell’anonimato, ci ha spiegato: «La straordinaria novità (ma anche la debolezza) di questo disegno di legge è che il sorteggio viene applicato anche ai laici. Tanto di cappello a Nordio che ci prova e vediamo se glielo lasceranno fare. Fino a oggi l’ipotesi dell’estrazione a sorte riguardava solo i togati, proposta che faceva immaginare un Csm con laici dal mandato politico forte contrapposti a quattro scappati di casa scelti a caso. Così le cose cambiano nel senso che la riforma, seppur discutibile, non è punitiva dell’ordine giudiziario. Inoltre, prevedere un Csm per i pm è comunque una bella garanzia». Infatti in Germania, in molti Paesi di common law e in diversi Paesi del Nord Europa non è previsto un Csm per i requirenti, ma solo per le toghe giudicanti. La nostra autorevole fonte conclude: «Certo prima di tornare a un sistema elettivo ci vorranno non meno di trent’anni. Quello che, però, mi piace è che il sorteggio riguardi tutti. E perciò dubito che la politica possa approvarlo così com’è».