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Ecco #DimmiLaVerità del 16 settembre 2024. Ospite il il giornalista Alessandro Rico. L'argomento del giorno è: "Salvini accusato di sequestro di persona: e cosa dovremmo dire dei lockdown?".
A Dimmi La Verità il nostro Alessandro Rico. Argomento del giorno: Salvini accusato di sequestro di persona: e cosa dovremmo dire dei lockdown?
Interrogazione al ministro per sapere se è vero che, come anticipato dalla «Verità», il nuovo piano pandemico non prevede restrizioni a capocchia. Sembra che senza un guinzaglio non riescano a vivere.
Con un’interrogazione urgente al ministro della Salute, Orazio Schillaci, alcuni deputati del Pd vogliono sapere se quanto pubblicato dalla Verità l’altro giorno corrisponda al vero. In attesa che il destinatario della richiesta si esprima, a confermare l’esistenza di un nuovo piano pandemico ci pensiamo noi. Ma gli onorevoli del Partito democratico non si rivolgono al numero uno della Sanità per essere certi che, in caso di epidemia, il Servizio sanitario nazionale sia pronto, con organici e attrezzature, a salvare vite umane. No, la loro preoccupazione è data dalla notizia che il piano non preveda di chiudere in casa gli italiani con provvedimenti calati dall’alto, cioè senza passare dal Parlamento, come accadde ai tempi di Roberto Speranza e Giuseppe Conte. Loro sono preoccupati che non si parli più di lockdown, di dpcm, di vaccini, di green pass e, temo, pure di banchi a rotelle per distanziare gli alunni nelle classi.
La pubblicazione in esclusiva dei contenuti del nuovo piano pandemico, a quanto pare, ha gettato i compagni di Speranza nel panico e, dunque, si sono affrettati a presentare una richiesta urgente di chiarimenti e sollecitano il ministro a intervenire, per evitare che lo strumento di prevenzione contro le pandemie diventi - udite udite - un piano per la diffusione dei virus. Basterebbe questo per capire quale confusione alberghi nella testa di alcuni parlamentari del Partito democratico. Infatti, è a tutti noto che lockdown, dpcm e altre misure prese dal governo Conte nel 2020 non hanno affatto impedito che l’epidemia di coronavirus dilagasse. Prova ne sia che, nonostante i decreti del presidente del Consiglio dei ministri, l’Italia è stato il Paese con il maggior numero di vittime, segno evidente che i virus non si fermano per decreto del premier e nemmeno è sufficiente rinchiudere in casa la popolazione per impedirne la diffusione.
In altri Paesi dove istituzioni, ospedali e medici non si sono fatti sorprendere impreparati ma hanno messo in campo respiratori, cure e non hanno invitato le persone a restare in casa praticando la «terapia» della vigile attesa, i morti di coronavirus sono stati inferiori ai nostri, segno evidente che i provvedimenti presi da Speranza e compagni non sono serviti a nulla ma, in compenso, hanno compresso in modo pesante, come mai era accaduto in precedenza, i diritti degli italiani. A che cosa è servito istituire una tessera verde per consentire di lavorare, prendere i mezzi mezzi pubblici e accedere a bar e ristoranti? Di certo non a garantire agli italiani di trovarsi tra persone che non «contagiano e non si contagiano» visto che il vaccino, come poi abbiamo avuto riprova, non garantiva affatto di essere immuni dal virus.
Dunque, il green pass che cosa è stato se non una discriminazione e una limitazione dei diritti costituzionali di poter lavorare e circolare? Eppure, sebbene sia di tutta evidenza che cosa sia stato quel periodo, gli onorevoli del Pd difendono l’indifendibile. E non certo per motivi di salute pubblica, bensì per interessi privati. Infatti, nell’interrogazione, manifestano la preoccupazione che il piano pandemico smentisca l’operato dei precedenti governi, cioè di quelli di cui loro hanno fatto parte e che hanno imposto lockdown, vaccini e green pass per costringere le persone a offrire il braccio alla patria. Non si tratta, dunque, di un’interrogazione che ha come obiettivo le misure preventive contro una pandemia, ma di una preventiva azione per mettere al riparo la propria parte politica da eventuali contestazioni di aver violato la libertà delle persone.
E a proposito di diritto di scelta, l’altro ieri Mattarella ha definito la libertà come il «rifiuto di ogni obbligo di conformismo sociale e politico», rivendicando il «diritto all’opposizione». Ci fa piacere che il capo dello Stato la pensi così. Ma come la mettiamo con le parole di tre anni fa, quando il presidente della Repubblica negava che si potesse invocare la libertà per sottrarsi alla vaccinazione? All’epoca, l’uomo del Colle contestava il diritto di non vaccinarsi, rovesciando le accuse di limitare la libertà su quanti non intendevano piegarsi all’obbligo di iniezione. «Così si costringono tutti gli altri», cioè i vaccinati, «a limitare la propria libertà e a rinunciare a prospettive di normalità di vita». Ma come? Il vaccino non doveva «garantire di trovarsi tra persone che non contagiano e non si contagiano»? Ma come? Non sono stati coloro che non si sono vaccinati a dover subire limitazioni alla propria libertà e alle prospettive di una vita normale? Eh sì, è andata proprio così, anche se molti fanno finta di non ricordare. E qualcuno, nel Pd, ma forse non solo, vorrebbe poter continuare ad avere lo stesso potere di limitare l’altrui libertà con la scusa del bene comune.
Interrogazione al ministro per sapere se è vero che, come anticipato dalla «Verità», il nuovo piano pandemico non prevede restrizioni a capocchia. Sembra che senza un guinzaglio non riescano a vivere.