Gilberto Pichetto Fratin (Ansa)
Il ministro Pichetto Fratin ha presentato ieri il disegno di legge che delinea un percorso per tornare ad avere energia dall’atomo. Linfa vitale per sostenere gli investimenti nel campo dell’Ia e non solo.
Il Progetto «Smart Agriculture» entra ufficialmente nel Piano Mattei per l'Africa grazie alla firma di un accordo che rafforza la collaborazione tra Leonardo e BF Spa per lo sviluppo agricolo e tecnologico, con un focus particolare sul continente africano.
L'intesa è stata sottoscritta oggi da Fabrizio Saggio, Coordinatore della Struttura di Missione per l'attuazione del Piano Mattei della Presidenza del Consiglio, insieme al Presidente di Leonardo, Stefano Pontecorvo, e all'Amministratore Delegato di BF Spa, Federico Vecchioni.
Questo accordo nasce da un'operazione strategica di Sistema Paese, fortemente sostenuta da una chiara volontà politica mirata a valorizzare le eccellenze industriali italiane e a rafforzare la presenza internazionale. La collaborazione nel settore agroindustriale rappresenta un'importante opportunità per creare partnership nei Paesi individuati dal Piano Mattei per il 2024, tra cui Egitto, Tunisia, Algeria, Marocco, Costa d’Avorio, Mozambico, Repubblica del Congo, Etiopia e Kenya. A partire dal 2025, ulteriori Paesi saranno inclusi secondo le priorità del Governo.
Nei Paesi coinvolti, verranno avviati progetti volti a tutelare la biodiversità e promuovere lo sviluppo sostenibile, identificando opportunità di finanziamento attraverso il Piano Mattei. Tali iniziative saranno realizzate con il pieno coinvolgimento delle comunità locali, seguendo un approccio partecipativo e condiviso. La pianificazione e l'implementazione dei progetti agroindustriali, così come i relativi programmi di formazione, saranno costantemente concordati con i Paesi partner, con l'obiettivo di favorire la crescita sostenibile e offrire competenze tecniche e gestionali attraverso specifiche attività formative.
La partnership tra Leonardo e BF Spa conferma l'impegno congiunto verso innovazione, sostenibilità e creazione di valore condiviso. Stefano Pontecorvo, presidente di Leonardo, ha evidenziato: «Con le sue tecnologie digitali e satellitari, Leonardo è in grado di monitorare dallo spazio colture, suoli e risorse idriche, migliorando il rendimento dei terreni e rispondendo alle sfide legate ai cambiamenti climatici, all'erosione del suolo e alla gestione inefficiente delle risorse. Grazie alle competenze in cyber security, geo-informazione (Telespazio ed e-Geos) e all'applicazione di tecnologie avanzate come l'Intelligenza Artificiale, l'analisi dei big data e il cloud, possiamo offrire soluzioni abilitanti per la 'smart agriculture' e la transizione climatica».
Queste competenze saranno integrate con le attività agricole e di agribusiness promosse da BF Spa, che, attraverso la controllata BF International Best Fields Best Food Ltd, opera in quattro aree strategiche: Africa, America Latina, Medio Oriente e Asia Centrale. Federico Vecchioni, Amministratore Delegato di BF Spa, ha spiegato: «L'obiettivo è replicare a livello globale il modello agroindustriale sviluppato in Italia su oltre 11.000 ettari di SAU, attraverso le moderne BFuture Farm. Questo modello innovativo, sostenibile e inclusivo si adatta alle specificità di ogni Paese, creando la più grande rete di gestione agricola ad alta tecnologia mai realizzata al mondo».
BFuture Farm, è un modello di farm agroindustriale innovativo, sostenibile ed inclusivo che si adatta alle esigenze di ogni Paese e comunità e destinata a rappresentare la più grande rete di gestione agricola ad alta tecnologia mai realizzata al mondo.
«Oggi con Leonardo tracciamo un ulteriore percorso di collaborazione e crescita nell'implementazione delle tecnologie più avanzate per la tutela delle risorse naturali», ha dichiarato Federico Vecchioni, numero uno di BF Spa, che ha aggiunto, «Obiettivo comune è il benessere di vaste comunità attraverso la produzione di cibo sicuro. BF Spa crede nelle alleanze strategiche che sono alla base del proprio consolidamento e della crescita di questi anni».
Infine, grazie a BF Educational, l'obiettivo sarà formare i futuri professionisti delle comunità locali, contribuendo alla crescita sostenibile e al benessere delle realtà coinvolte.
La Nato ha compreso che le nuove minacce e l'evoluzione delle dinamiche internazionali richiedono nuove strategie. L'agenda Nato 2030 ha tracciato la via per un rafforzamento delle capacità di deterrenza e difesa, nonché per l'allargamento delle partnership fuori dall'area euro-atlantica. Non a caso, recentemente il Centro Studi Machiavelli, presso la Link University a Roma, ha organizzato una conferenza che ha riunito esperti, dirigenti politici e militari per discutere di come l’Organizzazione atlantica potrà adattarsi e innovare, mantenendo un occhio di riguardo per l'interesse nazionale dell'Italia nel quadro della stessa Alleanza atlantica.
Dopo il saluto del ministro Guido Crosetto sono intervenuti l’Ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, già capo Smd e ora presidente del comitato militare Nato, l’ex ministro Roberta Pinotti, il presidente Aiad, Giuseppe Cossiga e in rappresentanza dell’industria italiana il condirettore generale di Leonardo Lorenzo Mariani. I temi principali del dibattito si sono dipanati lungo il pilastro politico del fianco Sud della Nato, sull’integrazione tra tecnologie nell’era della digitalizzazione, l’importanza dei collegamenti sottomarini e – a tenere assieme i settori citati - il ruolo dell’industria come collante tra Difesa Comune Ue e quella transatlantica.
Non è mancato il momento di analisi delle attuali difficoltà e criticità abilmente sintetizzate dal top manager di Leonardo, Mariani. Mancanza di politica estera Ue, frammentazione e conseguente indebolimento dei progetti e ritardi nella trasformazione digitale. Con una domanda di fondo rivolta alla politica: <Sarà necessario rinunciare a pezzi di sovranità e in caso chi sarà disposto a fare il primo passo?>. Le risposte alle criticità ci sono e sono emerse all’interno dello stesso dibattito. <È arrivato il momento di incrementare in maniera significativa il livello di investimenti comuni europei, concentrandoli sui progetti collaborativi e focalizzandoli non solo sul procurement ma anche sulle attività di ricerca e sviluppo, a maggior ragione nei settori dove più forte è il gap con la concorrenza e quindi la dipendenza strategica continentale>, ha spiegato Mariani suggerendo altri sei ingredienti per la ricetta. Favorire il consolidamento industriale. Incentivare la cooperazione industriale di programma e tecnologica a partire da requisiti comuni. Favorire l’acquisizione di beni e servizi comuni. <Semplificare ed uniformare le regole di acquisizione e gestione di programmi comuni>, ha ribadito dettagliando il tema delle assegnazioni:<Ad esempio accorciando i tempi di assegnazione dei contratti e semplificando lo scambio di beni e servizi tra i Paesi partner. Adesso le regole nazionali sono spesso fortemente difformi>. Infine, gli ultimi due elementi per costruire la nuova torta della Difesa sono risultati la garanzia di tempi certi per il procurement consentendo alle aziende di pianificare gli investimenti necessari alla messa a terra dei progetti e il rafforzamento della supply chain transnazionale. <Le numerose iniziative europee che sono nate sotto l’egida di Edf come Asap, Edirpa, Edip>, ha ricordato Mariani, <vanno già in questa direzione ma non basta. Occorre aumentare la loro potenza di fuoco, vale a dire le risorse economiche necessarie alla loro implementazione ed occorre farlo con il necessario senso di urgenza, essendo le minacce alla nostra sicurezza incombenti, reali e vicine anche in termini meramente geografici>.
I riferimenti evidenziati da Mariani sono abbastanza ampi ma certamente Leonardo ha un piede ben piantato in uno dei programmi più interessanti all’orizzonte il Gcap. Il velivolo di sesta generazione assomma tutti gli elementi che mirano – una volta assemblati – a descrivere le capacità future della Nato. Superiorità aerea – o air dominance, come la definiscono gli americani – mista al multi-dominio e al controllo della quinta dimensione, la cybersecurity, ossia la protezione cibernetica dei dati, da garantire in base al cosiddetto approccio del “sistema dei sistemi.
Per partecipare a questa straordinaria trasformazione da una posizione di forza servono scelte innovative, acquisizioni selettive e accordi mirati. Meno di un mese fa Leonardo ha firmato una partnership strategica con Arbit Cyber Defence Systems, azienda danese specializzata in soluzioni di sicurezza dei dati per operazioni multinazionali e multi-dominio di Intelligence e Difesa in ambito Ue e Nato. L'accordo prevede una collaborazione per co-progettare, co-sviluppare e certificare una soluzione cross-domain, mirata a soddisfare i requisiti di cybersicurezza di programmi altamente complessi, multinazionali e multi-dominio, caratterizzati da un elevato livello di interoperabilità.
Quali? Si tratta di programmi chiave, alcuni dei quali vedono già un forte coinvolgimento di Leonardo - Gcap (Global Combat Aircraft Programme), Aics (Armoured Infantry Combat System), Joc-COVI (Joint Operation Center - Comando Operativo di Vertice Interforze) e Defence Cloud - che richiedono il trasferimento sicuro e rapido di informazioni tra diversi livelli di classificazione e qualifica, in linea con gli standard e le normative di sicurezza nazionali, europee e Nato. E a proposito dei nuovi rapporti con l’Alleanza in seguito all’arrivo alla Casa Bianca del nuovo presidente, Mariani ha evidenziato che l’elezione di Trump non cambierà in modo radicale l’atteggiamento degli Usa verso l’Europa <E’ possibile o meglio è certo che alcune richieste (come maggiori spese militari e maggiore autonomia strategica) verranno fatte in maniera più “brutale e vocale”, ma sarebbero state le stesse se avesse vinto la Harris: gli obiettivi geo-strategici americani sono rivolti verso altri quadranti geografici ed inoltre il concetto di America First è trasversale alle amministrazioni>, ha concluso il top manager di Leonardo ricordando a tutti i presenti che la Nato del 2030 non ci aspetta, va messa a terra già oggi. Anche perché è fondamentale comprendere che Europa e Nato rappresentano due facce della stessa medaglia per la sicurezza dei paesi occidentali: un’Europa forte significa una Nato forte. Non deve prevalere una logica di contrapposizione, ma quella della cooperazione, orientata al comune obiettivo della pace e della prosperità.
Le tecnologie per la gestione del dato intervengono a tutti i livelli, dal campo industriale a quello sanitario, dal settore finanziario a quello assicurativo, dai servizi di previsione metereologica fino alla gestione dei grandi eventi e il monitoraggio del territorio. Ma è nel campo della difesa che il monitoraggio, la protezione e la gestione del dato acquista un valore strategico. Un tema di cui si parlerà a Roma, dall’8 al 9 ottobre, durante Cybertech Europe, l’evento annuale di riferimento a livello europeo nel campo della sicurezza informatica.
La digitalizzazione e le tecnologie disruptive hanno infatti rivoluzionato l’approccio alla gestione delle informazioni: attraverso big data, intelligenza artificiale e deep learning, è possibile avere in tempo reale una visione complessiva di determinati fenomeni in ogni ambito operativo in cui operano le forze di sicurezza.
Ne deriva l’importanza di sviluppare soluzioni cyber sicure in modo “nativo” (secure-by-design), ossia in una cornice di cyber sicurezza a partire dalla loro progettazione. La protezione dei dati è ormai diventata una questione di rilevanza strategica per ogni Paese. La sicurezza cibernetica è ormai essenziale per affrontare le minacce informatiche che diventano sempre più insidiose, essendo di natura ibrida e multidominio.
È in questo contesto che Leonardo, la principale realtà italiana nella produzione industriale tecnologicamente avanzata e leader nel settore della Difesa e Sicurezza, ha potuto mettere a frutto le proprie capacità al servizio delle Forze Armate.
Ne è nato il progetto che ha portato allo sviluppo del Joint Operation Center (JOC) per il Comando Operativo di Vertice Interforze (COVI): una sala operativa in grado di gestire le informazioni provenienti da più domini e che fornisce un supporto decisionale strategico agli operatori della Difesa. 68 postazioni, che diventeranno presto 150, 20 stanze, una sala strategico-decisionale e una di calcolo, su oltre duemila metri-quadri all’interno dell’Aeroporto di Roma-Centocelle Francesco Baracca.
La superiorità informativa è l’obiettivo primario a cui gli operatori della sicurezza devono tendere. Tale superiorità può essere raggiunta solo mediante l'impiego di sistemi innovativi e avanzati per la raccolta, l'analisi e la diffusione delle informazioni in modo sicuro, protetto.
Il JOC nasce per fornire supporto al COVI nelle attività di pianificazione, coordinamento e condotta delle operazioni in ogni scenario. Le informazioni che provengono dai sistemi di comando e controllo dell’Esercito, della Marina, dell’Aeronautica e da altre fonti (come ad esempio quelle in ambito NATO), sono integrate nel sistema, che grazie alle tecnologie digitali abilitanti, fornisce un quadro in real-time del contesto operativo. Alle fonti finora disponibili, si aggiungeranno in futuro quelle provenienti dai domini spaziali e cyber, ovvero del Comando Interforze per le Operazioni Cibernetiche e del Comando per le Operazioni Spaziali.
Una delle caratteristiche peculiari del JOC è la possibilità di gestire di informazioni non esclusivamente militari, ma anche relative ai settori della politica, dell'economia e della società. Le informazioni vengono raccolte automaticamente da fonti aperte (come web e social media) e non, tramite il software PMESII, che utilizza algoritmi e processi analitici avanzati per la ricerca, la categorizzazione, l'elaborazione e la visualizzazione dinamica dei dati. Tra le funzionalità, anche quella di simulare scenari avanzati (modelling & simulation) per effettuare “previsioni”. Una caratteristica che si appoggia sulla qualità e affidabilità delle informazioni disponibili.
Leonardo, che ha curato la realizzazione del centro, ha lanciato quest’anno il proprio piano industriale 2024-2028, in cui la digitalizzazione rappresenta uno dei pilastri strategici per la crescita del gruppo. Le tecnologie digitali permettono infatti l’interoperabilità tra i vari domini in un continuum: big data, high performance computing e cloud, intelligenza artificiale, digital twin, connessioni a banda ultra-larga e sicurezza cibernetica, sono gli abilitatori strategici per presidiare al meglio il nuovo scenario della sicurezza. Per fare ciò l’azienda può fare affidamento su uno dei più potenti supercomputer del mondo della difesa, il davinci-1, in grado di gestire circa 20 milioni di miliardi di operazioni in virgola mobile al secondo per lo sviluppo delle proprie tecnologie e per la salvaguardia delle proprie capacità.