Il 17 dicembre il Pd scenderà in piazza senza sapere perché. Infatti, la manifestazione contro la manovra finanziaria, Enrico Letta l’ha annunciata a prescindere, senza avere ancora in mano il testo dei provvedimenti varati dal governo. È opportuno chiarire: il documento che sui giornali e in tv stanno contestando, al momento è stato soltanto comunicato a grandi linee (solo ieri sera ha cominciato a circolare una bozza), quindi mancano tutte le indicazioni fondamentali per giudicarlo. Perché dunque ciò che resta del principale partito della sinistra protesta? Forse perché l’esecutivo ha deciso di stanziare 21 miliardi per far fronte ai rincari delle bollette elettriche? Oppure perché, in conformità alla linea più volte ribadita dallo stesso Pd, ha messo mano al reddito di cittadinanza, riducendone gli abusie gli sprechi? O dobbiamo presumere che il Pd sia contrario a mandare in pensione chi ha 62 anni e 41 di contributi e ad aiutare le famiglie in difficoltà? No, la ragione per cui i compagni si sono dati appuntamento in piazza senza neppure conoscere i contenuti delle misure annunciate da Palazzo Chigi è una sola: vogliono evitare di farsi scippare la guida dell’opposizione. In sostanza, è un regolamento di conti a sinistra e il merito della finanziaria non c’entra nulla. Semplicemente, i vertici di Largo del Nazareno sono stati costretti a giocare d’anticipo, convocando una manifestazione prima che lo facesse il Movimento 5 stelle, allo scopo di non arrivare buoni ultimi.
In fondo, i grillini sono gli unici ad aver diritto di strillare, perché i sussidi a chi non lavora sono una loro invenzione e pure la ragione per cui ancora esistono. Ma se Giuseppe Conte si intesta la battaglia contro Giorgia Meloni, difendendo la pacchia dell’assegno pubblico, al Pd non resta che suicidarsi, in quanto la sua marginalizzazione sulla scena politica sarebbe completa. Dunque, ecco spiegata la levata di scudi prima ancora di sapere nel dettaglio come saranno le misure di sostegno contro la crisi energetica, come funzionerà quota 103 e con quali criteri saranno distribuite le social card.
Che si tratti di critiche pregiudiziali lo dimostrano le argomentazioni usate dall’ex segretaria della Cgil, Susanna Camusso, la quale, accomodata su una poltrona da onorevole del Pd dopo una carriera sulle barricate in difesa dei lavoratori, ha sparato a zero contro la legge di bilancio del governo, parlando di gigantesca discriminazione contro le donne e accusando l’esecutivo di voler tornare non ai primi del Novecento, ma addirittura all’Ottocento. A scandalizzare l’ex leader sindacale è l’idea di agevolare l’uscita dal lavoro delle donne in base all’età e ai figli, quasi che dare una mano alle madri sia un’offesa al genere femminile. Che nel nostro Paese la natalità sia tra le più basse del mondo occidentale, non turba nostra signora delle proteste, ad agitarla è l’idea di aiutare le donne che i figli li hanno fatti.
Peraltro, chi oggi si lancia a testa bassa contro una finanziaria che ancora non c’è, prima di attaccare dovrebbe provare a chiarirsi le idee. O la manovra è un’operazione di macelleria sociale che toglie ai poveri per dare ai ricchi, come sostengono i più scatenati, o è una minestra riscaldata, cucinata senza coraggio e senza visione del futuro del Paese. In pratica, delle due l’una. È evidente a chiunque che le due cose insieme non possono stare. Se la riduzione della platea dei beneficiari del reddito di cittadinanza è uno scippo ai danni dei più deboli, come sostiene l’opposizione, Pd incluso, la legge di bilancio poi non può essere una manovrina. Se è inadeguata, improvvisata, iniqua - come hanno detto e scritto - secondo il buon senso poi non può essere leggera come una piuma. Insomma, qualcuno deve fare pace con il cervello. Parlando di partiti che sono stati al governo fino a ieri e per l’intera legislatura, ma soltanto ora paiono accorgersi della crisi in cui sono precipitati gli italiani e il Paese, forse è chiedere troppo? In un mese, questo governo dovrebbe risolvere i problemi che loro - 5 stelle e Pd - non sono riusciti a sbrogliare negli ultimi cinque anni (nel caso del partito di Letta addirittura negli ultimi 11 anni).
Per parte nostra, non siamo entusiasti della nuova legge di bilancio, ma solo perché avremmo voluto un taglio immediato del reddito di cittadinanza e un sostegno robusto alle imprese, unico modo per creare occupazione. Con i sussidi, la disoccupazione non si combatte, ma la si istituzionalizza. Anzi, la si legalizza. Una buona ragione dunque per combattere il reddito di cittadinanza. E anche un ottimo motivo per cancellarlo in fretta.