Nella lettera di al-Qaeda intitolata Possano le nostre madri essere private di noi, se non riusciamo a difendere il nostro profeta si legge: «Uccideremo coloro che offendono il nostro Profeta e legheremo esplosivi ai nostri corpi e ai corpi dei nostri figli per spazzare via le fila di coloro che osano disonorare il nostro Profeta. Loro non troveranno né amnistia né clemenza, né la pace e la sicurezza li salveranno e questa faccenda non si chiuderà con parole di condanna o dolore. I cuori dei musulmani in tutto il mondo stanno sanguinando e sono pieni di sentimenti di vendetta e punizione». Nel testo viene menzionata anche Ghazwa-e-Hind, la profezia della Jihad menzionata in alcuni detti del profeta islamico Maometto che predice battaglie nel subcontinente indiano tra musulmani e non musulmani, con conseguente vittoria dei musulmani; «Allo stesso tempo, portiamo notizie di morte e distruzione ai governanti dell'India, di esecuzioni e impiccagioni, di prigionia e di essere legati con catene».
L’organizzazione terroristica diretta dal medico egiziano Ayamn al-Zawahiri ancora una volta si dimostra abilissima a soffiare sul fuoco delle perenni tensioni religiose e nazionalistiche tra l’India e il Pakistan e il Bangladesh che è sempre più lontano dal gigante indiano. Nupur Sharma da giorni sul suo profilo Twitter si scusa per quanto affermato: «Se le mie parole hanno causato disagio o ferito i sentimenti religiosi di qualcuno, con la presente ritiro incondizionatamente la mia dichiarazione»; Nupur Sharma è stata sospesa dal Partito mentre l’altro portavoce del BJP, Naveen Jindal, è stato espulso «per aver fatto commenti sul Profeta sui social media». Nel tentativo di chiudere la vicenda il BJP lo scorso 5 giugno ha dichiarato che «il Bharatiya Janata Party è anche fortemente contrario a qualsiasi ideologia che insulti o sminuisca qualsiasi setta o religione. Il BJP non promuove tali persone o filosofia». Parole che però non sono servite a smorzare le tensioni mentre l'India sta provando in tutti i modi a contenere le ricadute diplomatiche mentre cresce l’indignazione nel mondo musulmano.
Gli Emirati Arabi Uniti, la Malesia, l'Oman e l'Iraq sono le 15 nazioni a maggioranza musulmana ad aver condannato le osservazioni, che sono state descritte come «islamofobe», con diversi Paesi che hanno convocato gli ambasciatori dell'India. L'incidente ha scatenato proteste di piazza nel vicino Pakistan e in Bangladesh dove sono state bruciate bandiere indiane e fotografie di Nupur Sharma (che sui social network riceve continue minacce di morte), e ha spinto da tutta la regione a chiedere il boicottaggio delle merci indiane. Mentre si teme che qualche predicatore della regione possa lanciare attraverso un editto religioso una condanna a morte contro l’ex portavoce del BJP, numerosi privati cittadini e istituzioni islamiche l’hanno denunciata penalmente un fatto che ha scatenato la reazione di alcune personalità del BJP che sui social network hanno pubblicato contenuti incendiari sul profeta Maometto. Venerdì 10 giugno sono state segnalate proteste da varie città indiane, tra cui la capitale Nuova Delhi, mentre i musulmani hanno marciato dopo le preghiere pomeridiane della congregazione, sollevando slogan contro il governo e chiedendo l'arresto dei membri appartenenti al Bharatiya Janata Party (BJP) e del primo ministro Narendra Modi.
In Bangladesh, migliaia di persone hanno protestato davanti alla moschea principale di Dhaka, Baitul Mukarram, dopo la preghiera del venerdì, cantando slogan come «Boicotta i prodotti indiani» e «Impicca coloro che insultano il nostro Profeta». Migliaia di persone si sono anche radunate giovedì in Pakistan e si sono scontrate con la polizia nella capitale del Pakistan, esortando i paesi musulmani a tagliare i legami diplomatici con Nuova Delhi per le osservazioni di due funzionari del BJP che erano dispregiative nei confronti del profeta Maometto. Le colluttazione tra i manifestanti del Partito Jamaat-e-Islami Pakistan e la polizia sono scoppiate quando i manifestanti hanno cercato di marciare verso l'ambasciata indiana a Islamabad, ma sono stati fermati dalla polizia. Nella città più grande del Pakistan, Karachi, decine di persone sono scese in piazza, chiedendo al governo la chiusura dell'Alto Commissariato indiano e il boicottaggio dei prodotti indiani. I manifestanti hanno anche bruciato le bandiere nazionali dell'India e le immagini di Modi e Sharma. Pakistan e India hanno una storia di aspre relazioni. Da quando hanno ottenuto l'indipendenza dal dominio britannico nel 1947, le due nazioni –entrambe potenze nucleari- hanno combattuto due delle loro tre guerre sulla contesa regione himalayana del Kashmir, divisa tra loro ma rivendicata da entrambi nella sua interezza. Per tornare al terrorismo anche i Talebani, stretti alleati di Al Qaeda, si sono uniti alla crescente lista di Paesi islamici per condannare le parole Nupur Sharma: «L'Emirato islamico dell'Afghanistan condanna fermamente l'uso di parole dispregiative contro il Profeta dell'Islam da parte di un funzionario del Partito al governo in India. Esortiamo il governo indiano a non permettere a tali fanatici di insultare la sacra religione dell'Islam e provocare i sentimenti dei musulmani», ha scritto in un tweet il portavoce del governo talebano Zabihullah Mujahid.