Se oggi la magistratura sforna una dietro l’altra sentenze fotocopia, con cui libera i migranti trattenuti per essere rimpatriati, ritenendo che anche Paesi come l’Egitto non siano sicuri, dobbiamo ringraziare il governo Gentiloni. È infatti grazie all’ex commissario Ue e a colui che allora ricopriva la carica di ministro dell’Interno, Marco Minniti, se oggi nei tribunali esistono le sezioni specializzate in materia di immigrazione, protezione internazionale e libera circolazione dei cittadini nella Ue. Quegli uffici che avrebbero dovuto snellire le procedure, consentendo un veloce avvio delle pratiche per il respingimento delle richieste d’asilo quando non fossero stati riscontrati i requisiti richiesti, in realtà si sono trasformati fin da subito in centri di accoglimento delle richieste degli extracomunitari. E oggi, a distanza di sette anni dal varo del decreto che le istituì, le sezioni specializzate in materia di immigrazione sono il vero nodo del problema, perché da lì passano tutti i ricorsi in favore degli stranieri contro i provvedimenti di trattenimento ed espulsione. E per questo il governo pensa di abolirle.
Infatti, quello che doveva essere l’uovo di Colombo per il «contrasto dell’immigrazione illegale» (così recitava il titolo del decreto che mirava ad accelerare i procedimenti in materia di protezione internazionale), in realtà si è trasformato nel suo esatto contrario, in quanto sono sempre quei pochi giudici che si sono «specializzati» nelle richieste di chi sbarca nel nostro Paese a decidere se uno straniero deve essere rispedito a casa propria o deve essere «liberato». E se già prima del 4 ottobre l’orientamento delle toghe era chiaro anche a proposito del famoso trasferimento dei migranti in Albania (ne parlò Silvia Albano, magistrato in servizio nella Capitale e ovviamente «addetta» all’immigrazione, già nello scorso maggio), in seguito, con la sentenza della Corte di giustizia europea, è diventata la regola. Chiunque arrivi da un Paese ritenuto, a discrezione dei giudici, anche solo parzialmente insicuro deve essere accolto.
Carlo Cottarelli, che non è né un pericoloso xenofobo né un fervente sovranista, su X (il nome con cui Elon Musk ha ribattezzato Twitter) dopo l’ultima decisione di un magistrato di Catania ha scritto: «Che ci sia qualcosa di insostenibile nell’attuale approccio all’accoglienza in Europa è chiarito da una semplice domanda: se, come ha deciso un giudice, l’Egitto non è un Paese sicuro, cosa facciamo se i suoi 105 milioni di abitanti chiedono tutti asilo in Italia?». Eh sì: che si fa con gli 85 milioni di turchi, dato che Erdogan non si può considerare un campione dei diritti umani? E con quel miliardo e mezzo di cinesi come ci comportiamo, li lasciamo ostaggio di quel vero democratico di Xi Jinping? E gli africani che vivono in Sudan, Ciad, Mali e Burkina Faso? Poi ci sono i sudamericani di Nicaragua, Venezuela e Cuba, che anche se stanno dall’altra parte del mondo vivono pur sempre in Paesi che possiamo considerare poco sicuri? In pratica, secondo i giudici delle sezioni specializzate in immigrazione, dovremmo attrezzarci per accoglierli tutti, a prescindere che siano perseguitati o semplicemente desiderosi di rifarsi una vita a casa nostra.
Perché dico che di quanto succede oggi, con la mancata applicazione dei decreti del governo Meloni, dobbiamo ringraziare Gentiloni e compagni? Perché grazie all’istituzione di uffici giudiziari in 14 tribunali si sono consegnate tutte le decisioni in materia di trattazione dei procedimenti relativi alla protezione umanitaria a queste sezioni, dove i giudici procedono con un orientamento ben definito. Infatti, così come nel corso degli anni si è formata una avvocatura specializzata nella difesa dei migranti (la liquidazione delle parcelle è garantita dallo Stato, che in base alla Costituzione è costretto ad assicurare il cosiddetto gratuito patrocinio a chi non può pagarsi la tutela legale), dal 2017 si è consolidata una magistratura esperta nella protezione internazionale. E molti dei giudici che ne fanno parte provengono dalle correnti di sinistra delle toghe e non a caso spesso partecipano a convegni indetti dalle Ong. In pratica, da quando esistono le sezioni specializzate in immigrazione, i giudici più sensibili all’argomento hanno chiesto di esservi trasferiti, con le conseguenze note.
A questo punto viene spontanea una domanda: perché non abolire le sezioni specializzate, per tornare al normale avvicendamento nei tribunali? Forse eviteremmo le sentenze fotocopia. E a quanto pare il governo ci sta pensando.