Roberto Gualtieri e Giuseppe Conte (Imagoeconomica)
La «monnezza», l’eterno ritorno del dibattito politico nella campagna elettorale per le regionali del Lazio. A pochi giorni dal voto il sindaco di Roma tira un «fendente» con cui cerca di mettere all’angolo il Movimento 5 stelle, e in particolare il suo leader.
Roberto Gualtieri (Ansa)
Il Campidoglio si auto promuove e assegna maxi premi a dirigenti e dipendenti. Anche se la Capitale è sempre più degradata.
Diavolo d’un sindaco: una ne pensa e cento ne fa. A Roma non possono certo dire che Roberto Gualtieri sia un primo cittadino privo di fantasia. Prima si è fatto canzonare da Fiorello in diretta su Viva Rai 2, strimpellando la sua inseparabile chitarra. Poi ha inaugurato in piazza Venezia l’albero di Natale che va a pannelli solari, con la stella che si illumina solo se si pedala su una bicicletta-generatore. I tempi dello Spelacchio di Virginia Raggi sono lontani, Gualtieri sarà ricordato per aver donato alla città eterna il suo Pedalotto, come hanno già soprannominato l’abete i romani. Che non difettano certo di umorismo, quantomai necessario per affrontare anche l’ultima gualtierata. Sì, perché il Comune guidato dal sindaco-menestrello ha da poco licenziato la relazione sulle performance dei propri dipartimenti relativa all’anno 2021.
Si tratta dell’anno in cui c’è stato il passaggio di fascia tricolore tra la Raggi e Gualtieri. E secondo la relazione, Roma si troverebbe in una regione prossima al Paradiso, visto che l’indice sintetico della performance per il 2021, ovvero la cifra che dà u n’ordine di grandezza all’efficienza o meno di un ufficio pubblico, si è attestato a quota 95,33. In una scala che arriva fino a 100. Come dire: a Roma va tutto bene, anzi benissimo, anzi non ci sono problemi. Solo che non è così. I romani lo sanno e anche il resto degli italiani e pure i turisti stranieri che arrivano da ogni parte del mondo e se ne tornano a casa con foto e filmati di cumuli di immondizia abbandonati lungo le strade o di una fauna cittadina che spazia dai gabbiani ai topi passando per gli ormai addomesticati cinghiali. Un auto successo, quello certificato dal Comune, che non rimane solo una spacconata pur scritta su carta intestata di Roma Capitale, ma che ha conseguenze ben più venali. Perché, a quel 95,33 di efficienza capitolina corrisponde un alto numero: 42 milioni di euro. Si tratta dei premi di risultato che spettano, secondo i contratti comunali vigenti, ai dirigenti (che si spartiranno 2,5 milioni di euro), ai funzionari (altri 2 milioni di euro) e i dipendenti dell’ente (cui andranno 38 milioni di euro). Questi ultimi sono un piccolo esercito (tra impiegati, tecnici, insegnanti e vigili) di 23.000 persone. Evidentemente la Roma immaginata nel documento auto elogiativo non è la stessa che, nell’ultima classifica redatta dal Sole 24 ore, ha perso 18 posizioni, finendo al trentunesimo posto in Italia. Non è la stessa che continua a essere lurida come prima, forse anche di più. La Roma eccellente su carta intestata è evidentemente altra cosa rispetto a quella che fa convivere quotidianamente i propri cittadini con le scale mobili della metropolitana perennemente guaste, gli autobus che prendono fuoco e, quando funzionano, saltano corse e fermate. Mentre Gualtieri pedala in piazza Venezia per accendere la stella di Pedalotto, migliaia di romani vengono lasciati a piedi dalle inefficienze del trasporto pubblico locale. Eppure, l’auto pagella del Comune racconta un’altra città. Repubblica ha anticipato i voti: per l’ambiente un bel 89,44; per la sicurezza delle strade il municipio si è dato un bel 100 tondo tondo, alla faccia dei crateri che si aprono nell’asfalto; ai trasporti un 77,54 di incoraggiamento; sulla semplificazione Roma si è meritata quasi il massimo, 97,1. La sicurezza? La città è blindata, si merita un 91,9. Si tratta di voci quantomeno ambigue, generiche, che annacquano i veri problemi della città in capitoli dove ci sono indici di performance talmente indefiniti e per questo malleabili che fanno schizzare il voto in pagella verso l’alto. Roma sprofonda nei rifiuti e nel degrado, in molti iniziano a guardare al piddino Gualtieri come un (salatissimo) bluff. Aveva promesso un cambio radicale di passo dopo la Raggi. Un anno dopo, Roma è la stessa di prima, se non peggio. E mentre il suo sindaco è sempre più spesso impegnato in trasferte, tagli di nastri e ospitate in televisione, la città continua la sua lenta caduta verso il baratro
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Mariam Alì e Roberto Gualtieri (Andrea Ronchini/NurPhoto via Getty Images)
A fare il tifo per l'ex ministro del Pd ci sono anche i sostenitori degli occupanti abusivi e dei taxisti del mare di Open arms.