Mini Europa
Il parco tematico belga rivendica i plastici con migranti, leader ucraino, ecologisti e gay.
Allo sciopero globale per il clima del 25 marzo scorso indetto per protestare contro la crisi climatica, la dipendenza dal fossile, le guerre per le risorse e le disuguaglianze, a Torino, insieme ai Fridays for Future c'erano gli autonomi di Askatasuna, ritenuti dai pm «un'associazione sovversiva».
Quel giorno, passi per i soliti imbrattamenti di muri, mezzi pubblici, banche e in particolare una filiale Sanpaolo con le scritte «assassini» e «killer», gli investigatori della Digos hanno trovato conferma ad alcuni dei loro sospetti: gli attivisti di Askatasuna erano riusciti a infiltrare i fan di Greta Thumberg.
La questione era già emersa nelle centinaia di pagine di intercettazioni, che partono dal 2019, e che hanno svelato più di un tentativo di portare i Fridays for Future sulle loro posizioni di guerriglia. Alla manifestazione gli Aska erano arrivati più agguerriti di prima, visto che solo qualche giorno prima era finito in carcere il loro leader Giorgio Rossetto, tra i volti storici del panorama dell'Autonomia (l'altro giorno ha protestato, perché era stato messo in cella con un uomo accusato di stalking). E anche in quell'occasione avrebbero messo in campo quella che gli investigatori definiscono una «strategia della provocazione violenta, del tirare la corda alzando il tiro». Così, alla fine dell'inchiesta, in 16 (su 28 indagati) si sono beccati l'accusa di associazione sovversiva. «Ci vogliono abbattere a colpi di magistratura e lo stanno facendo», diceva uno dei leader agli altri indagati in una delle conversazioni di gruppo intercettate. La risposta decisa a tavolino era quella di «buttare merda» sulle istituzioni. Nel frattempo, proprio per l'associazione sovversiva, i pubblici ministeri della Procura di Torino avevano chiesto sette arresti, che però non sono stati concessi dal gip. Pende un ricorso al Tribunale del riesame, la cui decisione non è ancora stata depositata. Dall'indagine sul centro sociale, che è uno di più influenti d'Italia negli ambienti dell'antagonismo, è saltato fuori di tutto. Dal tentativo di condizionare il movimento No Tav, ispirando azioni violente, all'ipotesi di entrare in contatto con le baby gang protagoniste dei saccheggi di via Roma dell'ottobre 2020: «Bisogna capire se si possono aprire degli spazi politici. Ne bastano due o tre di loro», diceva uno degli intercettati parlando della banda dei pischelli. Ma nella strategia degli Askatasuna c'era anche il tentativo di accogliere tra le loro fila gli immigrati, purché avessero aderito alla loro ideologia e alle iniziative del gruppo. E per farlo avrebbero tentato di far filtrare messaggi perfino all'interno del Cpr (il Centro di permanenza per il rimpatrio). Azioni considerate preoccupanti. Ma non le uniche. Nei documenti dell'inchiesta sono stati ricostruiti anche contatti con ex brigatisti, ai quali gli attivisti chiedevano informazioni sui tempi della lotta armata. E, con loro, alcuni avrebbero anche pronunciato frasi considerate «di tenore antisemita».E tra i vari capi d'imputazione per resistenza aggravata a pubblico ufficiale e violenza privata aggravata, c'è anche una ipotesi di estorsione.
Riguarda il Neruda, un edificio occupato nel 2015 e gestito dallo sportello Prendo Casa, nel quale uno straniero che non pagava l'affitto della sua era stato aggredito e allontanato insieme alla famiglia. «Un'azione premeditata e organizzata», secondo l'accusa. «Dobbiamo affidarci a gente che poi partecipa, se non hanno un minimo di preparazione, non sanno chi è Malcom X, niente, noi non siamo la Caritas», commentarono gli attivisti dopo l'azione. E, infine, ha destato allarme negli investigatori il tentativo di controllare il territorio. Un raid contro un gruppo di pusher che agiva nel quartiere ne sarebbe la prova.