Imagoeconomica
La maggioranza corregge il tiro: l’Italia non aderirà al certificato globale dell’Oms, né verranno tolti soldi al fondo per i danneggiati dai vaccini. Rimane però il nodo dei funzionari ancora fedeli alla linea di Speranza.
Stefano Puzzer ha perso il posto per la battaglia contro il greenpass e un tribunale ha confermato il licenziamento. Ma lui non si arrende e annuncia ricorsi.
Accordo tra Ue e Oms, che adotterà su scala planetaria il lasciapassare usato per imporre le restrizioni in pandemia. Chi lo aveva previsto era stato bollato come diffusore di fake news: facile pretesto per le censure.
I tasselli c’erano già tutti. Per intuire quale fosse il disegno, bastava unire i puntini. Noi, sulla Verità, lo scriviamo da ottobre 2021: il green pass sarà per sempre. Adesso lo mettono nero su bianco la Commissione europea e l’Oms, che ieri hanno siglato un «partenariato per la sanità digitale»: dopo il patto di dicembre 2022, volto a consolidare la «cooperazione strategica», l’agenzia Onu adotterà il certificato Covid inventato dall’Ue. Gli scopi? Quelli dichiarati, ovviamente, sembrano nobilissimi: «Stabilire un sistema globale che aiuterà a rendere più facile la mobilità globale e a proteggere i cittadini nel mondo da minacce sanitarie presenti e future, incluse le pandemie». Chi ha imparato a decifrare i comunicati delle istituzioni sovranazionali, però, avrà smascherato la gabola: l’Oms, pur precisando che i dati personali saranno custoditi dai governi nazionali, applicherà su scala planetaria l’armamentario introdotto da Bruxelles. Che è servito, in Italia e in altri Paesi del Vecchio continente, per imporre ricatti vaccinali e fare strage di libertà individuali.
Meno male che eravamo complottisti. Con la scusa delle «minacce» per la salute, le élite sanitarie si preparano a riattivare l’apartheid, sfruttando una sfacciata inversione di concetti: il diritto di spostarsi non è più il presupposto naturale, che rende necessario giustificare ogni limitazione. All’opposto, è in virtù delle restrizioni che sarebbe garantita la possibilità di viaggiare. Ci mettono le catene e ci chiedono pure di ringraziarli. Quanti e quali vaccini diventeranno obbligatori, pena il divieto d’espatrio?
È piuttosto singolare che l’accordo venga concluso a emergenza Covid sepolta, a dosi accatastate nei magazzini, a contratti con Pfizer rivisitati e, dettaglio essenziale, nel mese in cui i passaporti digitali, sul territorio dell’Unione, dovrebbero scadere. L’unico a notarlo è stato Vincenzo Sofo, eurodeputato di Fratelli d’Italia, che ha accusato l’Ue di violare «gli impegni presi dalla stessa Commissione per non rendere il green pass uno strumento permanente».
A preparare il terreno per la consacrazione definitiva della carta verde, ci aveva pensato il portavoce del commissario alla Salute, Stella Kyriakides. Ad aprile, Stefan De Keersmaecker aveva elogiato la «storia di successo» del lasciapassare, confermando che la tecnologia alla base del suo funzionamento, la blockchain, sarebbe stata «riutilizzata anche come parte dello spazio europeo dei dati sanitari», inclusa la «carta di vaccinazione». Il funzionario si era compiaciuto, perché il tesserino verde aveva fissato «uno standard globale», con «78 Paesi e territori in cinque continenti collegati al sistema». Un traguardo che è tornato a reclamare il commissario per il Mercato interno, Thierry Breton.
L’interoperabilità dei certificati è stata il vero prodromo all’adozione del sistema da parte dell’Oms. Nel comunicato congiunto di ieri, viene svelata la radice ideologica che ha ispirato l’intesa con la Commissione. Parliamo di due manifesti programmatici: la strategia globale per la salute dell’Ue e la strategia globale per la salute digitale 2020-2025, elaborata dall’organizzazione di Tedros Adhanom Ghebreyesus.
Che nessuno avesse intenzione di mollare il green pass era diventato chiaro al G20 di Bali, nel novembre 2022. Al punto 23 del documento finale, i potenti della Terra avevano ribadito «l’importanza di standard tecnici condivisi e metodi di verifica, nella cornice del Regolamento sanitario internazionale» dell’Oms, adesso in fase di riforma, «per facilitare viaggi internazionali senza restrizioni». La scusa ufficiale sfruttava sempre l’impudente ribaltamento della realtà: se siamo liberi di spostarci, è grazie ai tesserini Covid. Così, i leader riuniti in Indonesia avevano dichiarato l’intento di ricorrere a «soluzioni digitali e non digitali, inclusi i certificati di vaccinazione». Non ci scordiamo che, per effetto di un decreto dell’esecutivo di Mario Draghi, mai abrogato da Giorgia Meloni, la «validità tecnica» del pass, in Italia, era stata prorogata per tre anni.
A questo punto, la semina può considerarsi ultimata. Proprio quando la gente ha smesso di interessarsi al coronavirus, ha dimenticato divieti, diktat, codici a barre ed è distratta dai timidi tepori di un’estate che stenta a decollare, l’Europa e l’Oms blindano la gabbia in cui rinchiuderci alla bisogna. E intanto, continua ad aleggiare lo spettro del controllo e della censura online, visto il combinato disposto tra la crociata della Commissione contro Twitter e l’ultima risoluzione dell’Europarlamento, che mescola i «negazionisti» del cambiamento climatico, i putiniani e i no vax.
Siamo di fronte a una preoccupante tendenza mondiale: lo dimostra l’ultimo scoop del Telegraph. Il quotidiano britannico, tramite una richiesta di accesso agli atti, ha scoperto che il governo di Sua Maestà si è avvalso di una task force segreta, l’orwelliana Unità di contro-disinformazione, che operava in collaborazione con le piattaforme social. Obiettivo: oscurare, attraverso il costante monitoraggio da parte dell’Ia, i post critici con i lockdown e la vaccinazione dei bambini. Persino la Bbc, secondo il Telegraph, avrebbe partecipato a un vertice governativo dedicato alla lotta alle fake news. È l’etichetta che faceva comodo affibbiare anche a contenuti perfettamente ragionevoli e veridici. Tipo quelli dell’epidemiologo di Oxford Carl Heneghan, scettico nei confronti delle serrate e fautore di misure anti Covid differenziate in base alle fasce di rischio e alle classi anagrafiche; o di Molly Kingsley, ex avvocato e attivista, rea di aver imbastito una campagna contro la didattica a distanza. È lo stesso schema già visto in azione su Twitter, della cui esistenza abbiamo appreso allorché Elon Musk ha comprato la piattaforma dei cinguettii e ha tirato fuori tutte le carte. Sì: la verità, qualche volta, riesce a essere più ostinata del Grande Fratello. Alla faccia dell’Ue, dell’Oms e del green pass eterno.