L’attuale esecutivo registra il dato più alto delle ultime tre legislature. Vince la classifica il ministero della Giustizia guidato da Carlo Nordio.
Roberto Speranza (Imagoeconomica)
Nel libro «ricomparso» il neo dem suggerisce «una discussione seria sulle lezioni della pandemia». È proprio quello che invochiamo da tempo. Peccato che lui e i suoi sodali facciano esattamente il contrario: insabbiano.
Mario Draghi (Ansa)
Con gli aumenti copriremo il deficit relativo agli stoccaggi 2022-2023. Anche per Berlino.
Nel 2022 il gestore dei servizi energetici (Gse) ne ha acquistato uno stock da 4 miliardi: con il calo dei prezzi è costretto a venderlo al 30%. Nel dl fiscale cambia il meccanismo di sospensione dell’accisa sulla benzina.
(IStock)
«Repubblica» e «Stampa» scatenate sulla sanità allo sbando. Ma parlano di casi del 2018, tacendo sulle sforbiciate del Pd...
Siccome lo spread non pare dare grandi soddisfazioni, Schlein e compagni hanno trovato un nuovo argomento per protestare il governo: la sanità. Da giorni, infatti, i giornali della Casa del popolo (un tempo detta casa Agnelli) ribattono sulla questione dei tagli al diritto alla salute. A far desistere Stampa e Repubblica dall’insistere sulla questione non è bastata neppure la smentita del Quirinale, disposta da un Sergio Mattarella che si è visto tirare la giacchetta e chiamare in causa quale difensore supremo del Servizio sanitario nazionale. Secondo i due quotidiani, il capo dello Stato in un recente intervento avrebbe lanciato un monito a un esecutivo colpevole di voler ridurre i fondi a disposizione di ospedali e centri di cura. «Lo scudo di Mattarella», aveva titolato a tutta pagina La Stampa. «Il richiamo del Presidente», aveva fatto eco la testata gemella. A stretto giro di edicola, è arrivata una nota del Colle in cui si manifestava lo stupore per un’interpretazione che evidentemente era solo frutto di fantasie redazionali. Ai giornali del gruppo Gedi capita di frequente di ricevere smentite, ma è nello stile della casa far finta di niente e tirar dritto come se i fatti raccontati fossero confermati. Dunque, ieri, rieccoli tornare sul luogo del delitto per parlare di tagli alla sanità. Questa volta non più con l’uso e l’abuso delle parole di Mattarella, bensì con i dati della Fondazione Gimbe. Ora, questo istituto, che ha vissuto una certa notorietà nel periodo del Covid per poi tornare a un discreto anonimato, ogni anno esegue una radiografia della situazione del nostro Servizio sanitario ed emette una diagnosi che non ci mostra particolarmente in salute. Tuttavia, nonostante alcuni giudizi impietosi, nel passato nessuno è parso curarsi troppo dei rapporti della Fondazione. Siccome però da un anno a questa parte a Palazzo Chigi non c’è più Mario Draghi, ma nemmeno Mario Monti, Enrico Letta, Matteo Renzi, Paolo Gentiloni e Giuseppe Conte - tutti premier che si sono succeduti nell’arco degli ultimi 12 anni e tutti premier che hanno usato le forbici per tagliare la spesa sanitaria - ai giornali della Casa del popolo è tornata la parola, e dunque eccoli titolare in prima pagina sul disastro ospedaliero di cui, ovviamente, sono responsabili Giorgia Meloni e il suo esecutivo. Che i tagli più pesanti siano stati fatti nel passato da governi guidati da esponenti del centrosinistra (la coppia Lorenzin-Padoan, rispettivamente ministro della Salute e dell’Economia dell’esecutivo guidato da Gentiloni non andò di fino ma usò la mannaia), è naturalmente un dettaglio che la stampa di sinistra preferisce ignorare. Tuttavia, l’aspetto più grottesco - ma sarebbe il caso di definirlo tragico - della campagna giornalistica sulla sanità si poteva leggere ieri su Repubblica. «Visite saltate e liste d’attesa. Così Aldo ha perso la gamba». In un articolo che si stendeva su due pagine, il quotidiano di casa Agnelli & Schlein descriveva il dramma di un pensionato che per problemi circolatori è finito in carrozzina. «Se mi avessero prenotato una visita per tempo», ha spiegato il signore di Alessandria, «non mi avrebbero amputato l’arto e ora potrei continuare a coltivare l’orto». Probabilmente ha ragione. Avesse potuto godere di servizi specialistici adeguati, senza essere costretto a lunghe liste d’attesa, forse non avrebbe perso la gamba. Probabilmente, se avesse potuto sottoporsi a controlli nei tempi in cui la sua situazione era ancora recuperabile, oggi non starebbe in una clinica, costretto a deambulare su una sedia a rotelle. Tuttavia, c’è un particolare che cozza nell’uso fatto di questa storia di malasanità ed è che i fatti, cioè le mancate visite, risalgono al 2018 e, ovviamente, con il Covid non è andata meglio.
A questo punto la domanda è inevitabile: che cosa c’entrano Giorgia Meloni e le difficoltà di bilancio della Nadef dopo gli sprechi grillini legati al bonus 110% con tutto ciò? Cinque anni fa al ministero della Salute non c’era Orazio Schillaci e all’Economia non c’era Giancarlo Giorgetti. Come detto fino a giugno c’erano Beatrice Lorenzin e Pier Carlo Padoan, che poi vennero sostituiti da un ministro della Salute grillino e da uno all’Economia in quota Quirinale, mentre il governatore della Regione era del Pd. Dunque? Beh, come detto, dei tagli del passato è meglio non parlare. Contano solo quelli attuali.
Altro che sanità: sono La Stampa e Repubblica le grandi malate, affette da uno strabismo che impedisce ai loro redattori di vedere.
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