Per anni lo ha negato, poi ha dato il via libera all’utilizzo dei razzi a lunga gittata. È solo l’ultima delle «armi decisive» fornite a Zelensky. Che non portano risultati.
Il 40% del deflusso, iniziato nel 2010, coincide con il governo Scholz. Senza investimenti in patria, infatti, gli avanzi commerciali non bastano per crescere. Nemmeno all’Ue, che deve puntare sul mercato interno. Ecco perché i dazi potrebbero non far male.
Il cancelliere prepara le valigie. La Cdu favorita alle urne, ma resta l’incognita alleanza.
I cristiano sociali, che avranno comunque un ruolo di primo piano nel prossimo governo tedesco, sono contrari all’operazione. Anche in chiave elettorale, criticano i tagli al lavoro e la perdita di indipendenza del sistema.
Il cancelliere tedesco Olaf Scholz punta a ritardare le urne per far passare qualche norma che lo faccia risalire nei sondaggi. L’opposizione e anche gli alleati Verdi insistono: voto a gennaio.
Il governo dovrà negoziare con Trump le tariffe sui prodotti venduti negli Usa, ma può contare su rapporti solidi e compensare con il Sudamerica. I guai di Berlino (e di Parigi) mettono a rischio il tessuto delle Pmi del Nord, che dovranno reinventarsi.
I tedeschi chiedono uno sconto di almeno 50 milioni (che potrebbero diventare 200) per clausole sui valori di bilancio. Il Tesoro non cede. C’è tempo fino all’11 per trattare.
Se lo stallo continua, il dossier sarà consegnato al commissario che potrebbe sfruttarlo per favorire il Green deal. L’interlocuzione con Aponte non si è comunque mai interrotta.