Non solo lo studio legale che ha curato il ricorso contro Giorgia Meloni & C: la fondazione del magnate negli ultimi otto anni ha versato milioni ad associazioni, Ong, università e partiti per spingere la sua agenda progressista, pro migranti, ultra green e femminista.
George Soros (Getty Images)
Sapete chi finanzia l’associazione che ha denunciato Giorgia Meloni e i suoi ministri alla Corte penale dell’Aia per il caso Almasri? George Soros. Sì, è proprio lui, o meglio la sua fondazione, a staccare gli assegni che servono a sostenere Front-Lex, il gruppo di legali che si occupa di difendere i migranti e di accusare i politici che si oppongono all’invasione.
Il nome di Soros, finanziere e speculatore che da anni sposa ogni causa progressista, spunta ogni volta che ci sia da scoprire chi sta dietro le Ong che operano nel Mediterraneo, oppure chi si faccia carico delle finanze di partiti in disarmo come quello radicale. Di origine ungherese ma da tempo emigrato negli Stati Uniti, Soros ha investito montagne di denaro per sostenere le candidature democratiche negli Stati Uniti, ma ne ha spese altrettante per condizionare la vita politica della vecchia Europa.
Nessuno sa dire perché sia così interessato a destabilizzare i governi moderati del Vecchio continente e perché punti i suoi soldi su organizzazioni che danno del filo da torcere ad alcuni Paesi. È un fatto però che a differenza di altri finanzieri, che mettono il loro denaro su titoli che hanno prospettive di rialzo, ovvero di crescita, Soros non disdegna di scommettere le sue fortune sui ribassi, cioè sulla decrescita infelice, se non sul fallimento. Del resto, uno dei suoi più grossi colpi resta l’investimento contro la lira, quando ancora non esisteva la moneta unica. Erano anni di grande volatilità delle valute, ma soprattutto era un periodo in cui il nostro Paese, per compensare una bassa competitività, usava la leva della svalutazione. Per rimanere competitiva, l’Italia in pratica deprezzava un po’ la sua moneta, recuperando il gap con altri Stati con bilanci più solidi, conquistando quote di mercato. E Soros si infilò in una di queste operazioni, scommettendo contro la nostra moneta e ovviamente guadagnando miliardi. Quanti? Nessuno lo sa dire con precisione, ma da allora in poi la sua fama di investitore cinico, che non guarda in faccia nessuno, tanto meno a un Paese in difficoltà, è andata rafforzandosi.
Ma se negli affari si è fatto la fama di cattivo e pure spregiudicato, tanto da attirarsi le antipatie di molti, il finanziere ungherese naturalizzato in America poi in politica ama indossare i panni del buono, ovvero di colui che si fa carico delle sofferenze del mondo e che sposa, ma solo investendo un po di soldi, le cause più disparate, purché in odore di progressismo. I migranti prima di tutto. Sono anni che Soros apre il portafogli per pagare il conto della flottiglia che staziona nel Mediterraneo in attesa di fare incetta di profughi. Quando si passano in rassegna i finanziamenti alle Ong, la Open society, ovvero la fondazione del magnate ungherese, è sempre in prima fila.
Soros tuttavia, non si limita a far restare a galla le bagnarole dei descamisados alla Luca Casarini. Oltre a quelle finanzia i gruppi specializzati in fake news (che poi, grazie a Trump e dopo le ammissioni di Zuckerberg abbiamo capito che servono a tappare la bocca a chi su migranti, Lgbt e gender non la pensa come la sinistra) e anche una serie di esponenti politici, come per l’appunto quelli radicali, i quali dopo aver stretto la rosa nel pugno evidentemente hanno bisogno anche di stringere altro oltre alle spine, pena l’uscita di scena per carenza di fondi. I soldi ovviamente sono dichiarati come da regola, ma nessuno si è davvero mai chiesto quale sia l’interesse di un finanziere americano per uno sparuto gruppetto politico. Tutti hanno accettato la cosa come se fosse tollerabile che un uomo dai molti interessi finanziari e industriali che vive di là dall’Atlantico, sia il principale finanziatore degli esponenti di una formazione politica che da tempo staziona in Parlamento. Così come ora nessuno pare sorprendersi se un finanziere supporta un’associazione che denuncia alla Corte dell’Aia il presidente del Consiglio.
Qualche settimana fa, replicando alle critiche di chi l’accusava di favorire Elon Musk, Giorgia Meloni ha risposto che ci si dovrebbe preoccupare di più dei rapporti stretti che legano la sinistra a George Soros. Vero. Anche perché negli anni il finanziere ha speso la bella cifra di 23 miliardi per sostenere le cause che rischiano di metterci in ginocchio. Perciò dopo la notizia dell’associazione che denuncia il presidente del Consiglio alla Corte dell’Aia, forse è il caso di chiedersi dove voglia arrivare e di accendere un faro sulle sue attività. Il finanziere non è un filantropo, è uomo che nella sua carriera si è abituato a guadagnare e anche molto. Forse conviene domandarsi dove e sulla pelle di chi questa volta voglia fare affari.
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George Soros (Getty Images)
Sapete chi finanzia l’associazione che ha denunciato Giorgia Meloni e i suoi ministri alla Corte penale dell’Aia per il caso Almasri? George Soros. Sì, è proprio lui, o meglio la sua fondazione, a staccare gli assegni che servono a sostenere Front-Lex, il gruppo di legali che si occupa di difendere i migranti e di accusare i politici che si oppongono all’invasione.
George Soros (Ansa)
Il finanziere, caro a sinistra, da un lato sostiene le associazioni pro migranti e foraggia partiti, dall’altro conduce operazioni a suo vantaggio sfruttando le difficoltà dei Paesi.