«Le président» chiede all’Italia di seguirlo «come ai tempi di Draghi» (quello che firmò il Trattato del Quirinale). Ma sulla politica estera noi abbiamo interessi opposti ai suoi.
Donald Trump e Volodymyr Zelensky durante l'incontro alla Casa Bianca (Getty Images)
Non si placa la tensione dopo lo scontro nello Studio ovale. Il presidente ucraino definisce «molto, molto lontana» la fine della guerra, e scatena quello Usa: «Non poteva dire cose peggiori, l’America non è disposta a tollerarle a lungo. Come ho detto, non vuole accordi».
Per permettere il riarmo, la Ue sta pensando di introdurre eccezioni al Patto di stabilità.
Volodymyr Zelensky tra i leader Ue a Londra (Ansa)
Davvero si pensa che, dopo aver conquistato il Donbass, la Russia accetterà di restituirlo solo perché glielo chiediamo? L’unico obiettivo realisticamente perseguibile è quello di non umiliare troppo gli ucraini.
Il portavoce di Putin: «Il leader di Kiev ha dimostrato di non voler trattare, ci vuole qualcuno che lo costringa». E l’iniziativa europea non preoccupa il Cremlino.
Per via dello scioglimento dei ghiacci, la regione polare è sempre più strategica per il commercio globale e le risorse. Anche di questo Usa e Russia hanno parlato a Riad. L’America vuol contenere le iniziative di Pechino, ma parte in svantaggio.
L’area ha il 22% delle riserve di petrolio e gas inesplorate. E soprattutto terre rare, sempre più ricercate per la tecnologia pulita. I costi di estrazione però sono elevati.
Militarmente oggi Mosca è dieci anni avanti. Mentre Washington chiudeva le sue basi, Vladimir Putin investiva in infrastrutture e nucleare.