Roberto Gualtieri (Ansa). Nel riquadro Giovanni Figà-Talamanca
Il familiare: «Nicolò è finito nel mirino dei governi stranieri per il suo impegno».
Per Giovanni Figà-Talamanca, ex assessore alla scuola del Municipio 1 di Roma (e tuttora collaboratore di un assessore della giunta Gualtieri) non ci sono dubbi: suo fratello Nicolò è vittima di una macchinazione a causa della sua attività. Giovanni è il fratello maggiore e ha seguito le orme del padre Alessandro nella carriera accademica (è ordinario di diritto commerciale all’università di Tor Vergata), ha anche il pallino della politica. È stato infatti consigliere del Primo municipio, quello del centro storico di Roma, quello della Ztl e del Pd trionfante. Dopo un primo mandato iniziato nel 2013 e terminato anzitempo per la fine ingloriosa della giunta di Ignazio Marino, Giovanni nel 2016 si ricandida nella lista civica che sosteneva la candidatura a presidente del Municipio di Sabrina Alfonsi. Riconfermato, viene poi nominato assessore alla scuola. Oggi la Alfonsi è assessore all’Ambiente del Comune di Roma e Giovanni continua a collaborare con lei. E dopo che il cognome era finito su tutti i giornali, il suo rapporto con la Alfonsi ha scatenato le illazioni del sottobosco politico del centrosinistra romano, al grido di «devono essere parenti». Forse ha influito anche lo scoop di questo giornale che ha svelato la presenza del nome di Roberto Gualtieri in uno dei documenti classificati elaborati dai servizi segreti coinvolti nell’indagine sulla presunta cricca dell’Europar - lamento e intestato «Current mep’s and assistants who are considered by the Dged (i servizi segreti marocchini, ndr) as “friends of Marocco”». Ovvero amici del Paese del Maghreb.
Contattato dalla Verità, il docente ha rivendicato il suo rapporto con la ex minisindaca: «Sono orgoglioso di aver avuto l’opportunità di contribuire al progetto di governo espresso da Sabrina Alfonsi nel Primo Municipio, e continuo volentieri a prestare il mio supporto al nuovo impegnativo incarico che oggi ricopre». Sul fratello minore e sulla vicenda giudiziaria che lo ha investito, la sua difesa è a spada tratta: «Pur vivendo in Paesi diversi da oltre 30 anni, ho sempre seguito da lontano le sue attività, ammirato la sua generosa dedizione alla tutela dei diritti umani e della giustizia internazionale, la sua straordinaria competenza scientifica e organizzativa, i suoi grandi successi in primis l’entrata in vigore della Convenzione istitutiva della Corte penale internazionale». E stando alle sue parole da certi Paesi, Qatar in testa, sarebbe visto più come un nemico che come un alleato: «Il suo impegno gli ha sicuramente procurato la dichiarata ostilità di molti governi stranieri; di certo mai i loro favori, che comunque mai avrebbe accettato essendo persona di assoluta integrità e avendo dedicato tutta la vita alla promozione di alti valori morali». Poi la chiosa: «Sappia che non abbiamo nulla la nascondere». Il padre dei due fratelli, Alessandro, nato a Roma nel 1938, è un accademico di lungo corso. Dopo la laurea in matematica alla Sapienza, grazie a una borsa di studio Fulbright, nel 1964 FigàTala - manca senior ha conseguito il dottorato di ricerca all’università della California, a Los Angeles. La sua pagina di Wikipedia lo descrive come «professore incaricato di analisi matematica all’università di Genova dal 1966», città in cui sono nati Giovanni e Nicolò (la cui madre, di origine greca, Irene, è una biologa), poi la famiglia si è spostata a Roma quando il padre, nel 1977, è diventato ordinario di analisi matematica alla Sapienza, dove tra il 2007 e il 2009 ha diretto il dipartimento di matematica.
Anche Nicolò ha un curriculum universitario internazionale: laureato in Scienze politiche a Bologna, poi un master of Laws all’università di Nottingham. È stato anche visiting student presso l’Isti - tuto per i diritti umani della Columbia university, che sul sito Internet evidenzia che «ha lavorato per due anni presso il tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia dell’Aia». Uno degli incarichi che, secondo il fratello maggiore, lo avrebbero fatto finire nel mirino di diversi Paesi.
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Gli inquirenti dell'euroscandalo sospettano che Nicolò Figà-Talamanca, direttore dell'Ong fondata da Emma Bonino e figura chiave dell'«organizzazione criminale attiva nell'opera di corruzione del Parlamento», abbia riciclato parte delle mazzette in Val d'Aosta. Affari immobiliari, sull'isola di Paros, anche per Francesco Giorgi ed Eva Kaili.
Potrebbe apparire come una riedizione del classico Cinepanettone natalizio. Ma non è così. Il giudice istruttore belga Michel Claise sospetta che parte dei soldi utilizzati dal Qatar e dal Marocco per corrompere la cricca socialisti dell’Europarlamento e da sindacalisti siano stati riciclati nell’acquisto di una casa a Cervinia con vista sul celebre picco innevato.
Il personaggio chiave di questo filone d’inchiesta è Nicolò Figà-Talamanca, nato a Genova nel 1971 da padre romano e madre greca. Per gli inquirenti belgi è una delle figure chiave dell’«organizzazione criminale» che sarebbe «attiva nel campo dell’interferenza attraverso la corruzione dei membri del Parlamento europeo». E questo sodalizio opererebbe a Bruxelles «con la collaborazione di persone designate come “amici”». Il capo della presunta banda sarebbe l’ex sindacalista ed ex europarlamentare del Pd e successivamente di Articolo1 Pier Antonio Panzeri, coadiuvato dal suo ex assistente Francesco Giorgi e dal capo del sindacato mondiale Luca Visentini e da Figà-Talamanca. Quest’ultimo, venerdì 9 dicembre, è stato arrestato a Bruxelles, con l’accusa di corruzione nell'ambito dell’inchiesta sul presunto Qatargate.
La Procura federale, come ha reso noto il portavoce Eric Van Duyse, ha presentato ricorso contro la decisione con cui giovedì 15 dicembre la Camera di consiglio aveva deciso di concedere i domiciliari a Figà-Talamanca a patto che indossasse il braccialetto elettronico.
Sino a una settimana fa era il direttore generale della Ong Non c'è pace senza giustizia (No peace without justice). Quest’ultima viene presentata sul sito ufficiale come «una associazione internazionale senza fini di lucro, fondata da Emma Bonino e nata nel 1993 da una campagna del Partito radicale transnazionale, che lavora per la protezione e la promozione dei diritti umani, della democrazia, dello stato di diritto e della giustizia internazionale». La Bonino è tutt’ora presidente della Ong, che ha due sedi, una a Bruxelles e una Roma, non lontano dalla stazione di Trastevere.
Adesso si scopre che tra richieste di approfondimento investigativo contenute nell’ordine europeo di indagine inviato a inizio mese alla Procura di Milano c’è un passaggio fondamentale: «Abbiamo riscontrato che Nicolò Figà-Talamanca sembra aver acquisito i suoi beni in Italia forse riciclando i proventi della loro attività criminale utilizzando la sua società Nakaz development Sprl (società privata a responsabilità limitata, ndr). Infatti il numero di conto […] il cui titolare è il notaio E.S. è finanziato per un importo totale di 207.200 euro tra il 26 aprile 2022 e il 28 aprile 2022 con la causale “acquisto appartamento V. a Brueil Cervinia” dal conto Belga intestato a Nakaz». Per questo il giudice Claise ha invitato le autorità italiane a raccogliere la testimonianza di chi abbia in uso l’appartamento nell’edificio Schuss I e ne ha chiesto il sequestro.
Costituita nel 2007, la Nakaz development, stando al sito Companyweb.be, ha sede a Bruxelles e ha come oggetto sociale le «pubbliche relazioni» e l’«attività di comunicazione». Fino al 2019 i bilanci risultavano in perdita, mentre nel 2020, a fronte di un margine operativo lordo di 89.725 euro, è stato registrato un utile di 49.286. Nel 2021 il mol è passato a 99.903 euro, con un utile di 54.474.
Gli oltre 200.000 euro trasferiti dal Belgio all’Italia sono effettivamente serviti per concludere un vero affare immobiliare. Come conferma il rogito recuperato dalla Verità. Nell’atto si legge che lo scorso 29 aprile Figà-Talamanca e una coppia di settantenni residente in provincia di Lecco si sono seduti davanti a un notaio di Chatillon, in Val d’Aosta. I coniugi hanno ceduto alla Nakaz development Sprl la proprietà di un appartamento di 90 metri quadrati in un condominio di Valtournenche (di cui Breuil Cervinia è una frazione). Figà-Talamanca ha firmato il rogito «in qualità di amministratore e rappresentante» della Nakaz. Alla fine ha acquistato, al prezzo non esorbitante di 215.000 euro, un appartamento al quarto piano composto da 5 stanze più autorimessa. Per l’esattezza: ingresso, disimpegno, cucinino, soggiorno, due camere, due bagni, ripostiglio e due balconi. La rendita catastale dell’immobile è di 1058,74 euro.
Il prezzo sembrerebbe davvero vantaggioso se consideriamo che su Internet ieri abbiamo trovato un annuncio che propone nello stesso stabile, questa volta al piano rialzato, per 220.000 euro, un bilocale di 50 metri quadrati, composto da ingresso, soggiorno con balcone, cucina, camera e bagno con vasca. È vero che è ristrutturato, ma è la metà di quello acquistato da Figà-Talamanca.
Nell’atto di aprile le modalità di pagamento sono descritte così dal professionista: «Quanto ad euro 30.000 la parte venditrice dichiara e riconosce di avere ricevuto tale somma dalla parte acquirente e ne rilascia quietanza; quanto alla rimanente somma di euro 185.000, la stessa è stata versata dalla parte acquirente sul mio conto corrente dedicato a mezzo bonifico accreditato in data 26 aprile 2022 […]; si conviene tra le parti che tale somma verrà pagata da me notaio con bonifico bancario immediatamente successivo alla sottoscrizione del presente atto, sul conto corrente indicato dalla parte venditrice».
La compravendita sembrerebbe avvenuta senza ricorrere a finanziamenti bancari.
Per arrivare al condominio Schuss I occorre inerpicarsi lungo una strada sopra Cervinia. Dopo pochi tornanti si arriva al serpentone di cemento con un centinaio di alloggi. Nulla di trascendentale, ma con una vista mozzafiato.
Siamo in località Cielo alto e il parcheggio è pieno delle auto dei villeggianti accorsi per il week end. L’appartamento acquistato da Figà-Talamanca si trova al quarto piano. Nella scala B rappresenta l’ultimo livello, nella scala A non è presente. O per lo meno non c’è il pulsante con quel numero sull’ascensore.
Il portiere ci accoglie con cortesia. Gli chiediamo se Figà abbia comprato un appartamento lì e lui conferma. Quando gli spieghiamo meglio il motivo della nostra visita e lo informiamo che siamo giornalisti alza le braccia al cielo e ci intima di allontanarci pena l’arrivo dei carabinieri.
Figà-Talamanca può sentirsi tranquillo da quelle parti con un portiere del genere.
Purtroppo sui citofoni ci sono solo numeri e nessun nome. Stessa scelta per le cassette della posta. Persino nei lunghi corridoi (che fanno tanto Shining) che conducono agli appartamenti e sono attraversati da una passatoia rossa non c’è traccia di targhette. La privacy è totalmente assicurata. Anche perché qui Figà-Talamanca è arrivato solo da pochi mesi e adesso è costretto a rimanere in Belgio anziché godersi le vacanze di Natale in versione Massimo Boldi e Christian De Sica trascinando gli sci in via Carrel, il corso principale della rinomata località montana.
La storia delle operazioni nel settore del mattone di Figà-Talamanca ha altri due capitoli. Nel 2012 i suoi genitori, Alessandro e Irene, hanno ceduto al figlio la nuda proprietà della casa di famiglia a Roma. Un appartamento al piano terra di 7 vani più garage, ubicato nella parte nuova della Garbatella, non lontano dalla sede della presidenza della Regione Lazio. Ed è forse in virtù di questa imminente operazione che nel 2011 Figà-Talamanca ha venduto il 50 per cento di un altro immobile di 5 vani situato nei pressi del Colosseo al fratello Lorenzo. Anche in queste due operazioni pare che non siano stati accesi mutui.
Sembrano amare il settore immobiliare anche altri due componenti della supposta cricca finita sotto inchiesta in Belgio. Nelle scorse ore le autorità greche hanno sequestrato una società creata un mese fa e intestata a Francesco Giorgi e alla compagna Eva Kaili, l’ex vicepresidente dell’Europarlamento, attualmente in stato di arresto in carcere.La società, su cui sono in corso verifiche da parte dell’Antiriciclaggio ellenico, ha sede a Kolonaki, uno dei quartieri più lussuosi di Atene.
Ieri i media greci hanno raccontato che la coppia, attraverso il veicolo congelato dagli investigatori, ha investito 300.000 euro in un terreno di nove acri (circa 36.000 metri quadrati) sull’isola di Paros dove intendeva costruire una villa con piscina. La compravendita dell’appezzamento sarebbe stata effettuata nove mesi fa. Secondo le cronache gli abitanti dell’isola hanno descritto il lotto acquistato dai due come un terreno di pregio, con vista panoramica sulla pianura e sul mare.
Anche Figà-Talamanca ha origini greche, ma pare che almeno in questo affare non c’entri nulla.
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