Ansa
L’Eurovision song contest diventa un palcoscenico politico con la vittoria della band ucraina che poi parte per la guerra. Ormai vale tutto, pur di rendere il conflitto quello che non è: una battaglia di civiltà.
Non solo musica e spettacolo, lo sfondo pittoresco di Torino e l’eco del successo che ebbero i Måneskin. L’Eurovision Song Contest, in Eurovisione dal Pala Olimpico del capoluogo piemontese fra il 10 e il 14 maggio, non sarà, unicamente, quel che dovrebbe: una manifestazione corale, capace di utilizzare la voce e le note, il ritmo come strumento di aggregazione, ma ancora una volta, l’espressione di tensioni che con l’arte hanno poco a che spartire.