A il Giorno della Verità la giornalista Camilla Conti modera il dibattito su «Europa, patto di stabilità, Mes e Pnrr. Quando troppe regole rallentano la crescita», tra Domenico De Angelis, condirettore generale Banco Bpm, Marco Gay, presidente esecutivo di Zest, Marco Fossataro, chief financial officer del Gruppo Fs e Giuliano Noci, prorettore del Politecnico.
L'Italia deve continuare a investire nel proprio sviluppo, ma allo stesso tempo all'Europa serve un bagno di concretezza, sennò rischia di rimanere schiacciata da Stati Uniti e Cina. «Come un vaso di coccio in mezzo a due di ferro» spiega il professore Giuliano Noci prorettore del Politecnico, durante il dibattito su «Europa, patto di stabilità, Mes e Pnrr. Quando troppe regole rallentano la crescita», citando una famosa massima di Alessandro Manzoni nei Promessi Sposi («Come un vaso di terra cotta, costretto a viaggiar in compagnia di molti vasi di ferro»). Del resto, in Europa «Ursula von dei Leyen ha aperto il suo mandato con il green deal, spingendo sulle auto elettriche: a Pechino non potevano essere più fellici» continua Noci. «Siamo nelle mani di Pechino, il 90 % dei diritti di produzione è in mano a un paese che sia chiama Cina. E la stessa Cina ha un vantaggio di due salti tecnologici rispetto agli Stati Uniti».
Per il professore del Politecnico, «l'Europa ha peccato di idealismo, come quando l'Unione europea in nome di un principio indiscutibile ha bloccato la fusione tra Aston e Siemens, che è stato un favore a americani e cinesi». Proprio Ricci, moderato dalla giornalista Camilla Conti, ha ribadito che anche sul patto di stabilità, «l'Europa ha bisogno di un bagno di concretezza, è l'unico baluardo che noi possiamo avere di fronte ai grandi competitor. Oppure rischiamo di diventare un vaso di coccio tra due vasi di ferro». L'Europa insomma «deve diventare un soggetto politico forte». Per esempio «se non siamo in grado di avere una politica seria sul digitale» non si va da nessuna parte. «Stiamo investendo meno di un miliardo di euro sull'intelligenza artificiale, nonostante le eccellenze italiane».
Anche Marco Gay, presidente esecutivo di Zest, ha aggiunto di non voler essere nemmeno un pezzettino piccolo di quel vaso di coccio. «Siamo un territorio forte, dobbiamo collaborare per rafforzare il sistema. C'è bisogno di innovazione con regole chiare da rispettare. L'Italia può fare la differenza tecnologica». Anche per Marco Fossataro del gruppo Fs, «l'Italia deve continuare a sviluppare la sua infrastruttura ferroviaria». Il green deal europeo è molto sfidante, anche perché il treno deve ridurre le emissioni di anidride carbonica raddoppiando la sua velocità nel 2034 e triplicandola nel 2050. Però va rilevato che servono risorse immediate per collegare tutte le capitali d'Europa» anche per stare al passo della Cina «dove hanno costruito in poco tempo 40000 chilometri» di binari.