La riedizione della maggioranza della scorsa legislatura, con popolari, socialisti e macroniani, è tutt’altro che inevitabile. Il nuovo Parlamento europeo è molto più spostato a destra di quello precedente. Washington, poi, non si fida della sinistra.
Nardella, Gori, Decaro: all’Europarlamento infornata di ex sindaci dem. Entrano anche Zan, Cecilia Strada e l’ex presidente Inps Tridico, che fa il pieno di voti al Sud. Bocciati il duo Santoro-Vauro, la sardina Cristallo, Cecchi Paone. Tarquinio tra i sospesi.
Elly Schlein (Ansa)
Stefano Bonaccini (rivale alle primarie) e il sindaco uscente di Bari, Antonio Decaro, surclassano in preferenze il segretario. Che avvisa gli alleati: «Il tempo dei veti è finito». Per il rinnovamento del partito, invece, bisognerà attendere.
Giuseppe Conte, Marco Tarquinio e Michele Santoro (Ansa)
Il bellicismo macroniano è stato punito dagli elettori, ma i pacifisti in Italia non sono pervenuti. Non lo erano Giuseppe Conte (votò sì alle armi), né Marco Tarquinio (candidatosi nel partito sbagliato) né Michele Santoro. Giorgia Meloni premiata per essersi smarcata sull’invio di truppe.
Antonio Tajani (Ansa)
Dopo il sorpasso della Lega, l’azzurro è pronto a dare le carte in Europa: «Tanto da cambiare, ma solo col Ppe».