Mario Draghi (Ansa)
Il premier rivendica i dati economici bacchettando Confindustria («Previsioni smentite»), poi indica nubi nere all’orizzonte: «Per l’autunno previsioni preoccupanti». Schiaffo a Giorgia Meloni: «Su Ita decidiamo noi».
Se il «quadro epidemiologico è ancora incerto» (il copyright pare sia da attribuire, in Consiglio dei ministri, al solito Roberto Speranza, sulle barricate per impedire - non sia mai… - un più rapido riacquisto delle libertà da parte degli italiani, e magari una Pasqua meno magra per turismo e ristorazione), è invece certo l’ormai consueto format: conferenza di Mario Draghi, accanto a Speranza, per tentare di accreditare un’altra storia, non senza punte di surreale trionfalismo e una inquietante propensione a riscrivere la storia («il green pass è stato un grande successo», ha testualmente scandito il premier, sprezzante del ridicolo, mentre poco dopo di lui Speranza ha aggiunto un incredibile: «Abbiamo affrontato l’autunno-inverno senza chiusure»).
In ogni caso, la querelle di giornata che ha determinato una sospensione del cdm prima dell’approvazione finale delle nuove regole è stata legata alla richiesta del Carroccio di anticipare al 15 aprile l’addio al green pass specie per la ristorazione al chiuso (Pasqua è il 17 aprile: sarebbe stato un modo di dare un segnale positivo). Ma ancora una volta, Speranza in testa, i chiusuristi hanno fatto muro.
Dopo di che, ha avuto avvio la conferenza, nella quale un Draghi triumphans ha cercato di dare l’idea di una grande riapertura: peccato però che praticamente tutti i Paesi occidentali abbiano già riaperto molto prima e molto di più.
«Sono provvedimenti importanti che eliminano alcune restrizioni, o quasi tutte le restrizioni», ha esordito il premier, che si è prodigato in ringraziamenti: «Devo ringraziare il professor Locatelli e il professor Brusaferro e tutti i membri presenti e passati del Cts, che ha dato un supporto straordinario, un supporto anche psicologico per dire che le decisioni sono state prese sulla base della scienza». E ieri dev’essere stata la giornata delle preoccupazioni psicologiche per Draghi, che ha aggiunto: «Voglio ringraziare il ministro Speranza che ha vissuto tutta l’esperienza della pandemia. È stata una prova straordinaria anche dal punto di vista psicologico. La mia gratitudine a nome del governo e di tutti gli italiani». Dunque, Draghi è convinto che proprio tutti gli italiani abbiano voglia di ringraziare l’esponente di Leu…
Altri ringraziamenti per il governo precedente, il generale Figliuolo, la Protezione civile, e - da ultimo -, anche per gli italiani («Sono stati bravissimi. Siamo percepiti come un popolo che manca di senso civico. Non è vero»).
Poi la parte più surreale, quella sul pass: «È stato un grande successo: ci ha permesso di far riprendere l’economia. Abbiamo tenuto insieme un’economia vibrante e una ripresa della socialità con l’essere più sicuri». Una volta presa la rincorsa, Draghi l’ha sparata ancora più grossa: «Grazie ai vaccini sono stati evitati 80.000 decessi in più in Italia». Non è chiaro su quale base scientifica si fondi un’asserzione di questo tenore.
Quanto a Speranza, ha illustrato le misure in dettaglio, soffermandosi compiaciuto sulle eccezioni restrittive («La sospensione dal lavoro resterà per il personale sanitario e delle Rsa fino al 31 dicembre»), e glissando sul fatto (unico al mondo) per cui gli altri lavoratori non vaccinati dovranno fare un tampone ogni 48 ore.
Poi il solito disco, facendo finta che non ci sia stata una sorta di lockdown strisciante per mesi: «Ci possiamo permettere tutte queste aperture e abbiamo affrontato l’autunno-inverno senza chiusure perché la campagna di vaccinazione è andata così bene».
Sull’ipotesi di quarta dose, Speranza è stato double face: da un lato ha detto che «non ci sono evidenze scientifiche per dire che occorra una quarta dose per tutti», ma poi ha aggiunto che «abbiamo dosi per la quarta dose a tutti».
Politicamente significativo il calcetto negli stinchi rifilato da Draghi e Speranza alla parte più governista della Lega, nella fattispecie al ministro Massimo Garavaglia, che ha evocato 500 milioni di danni (da far pagare al dicastero della Salute) alla ristorazione. Ecco Draghi: «Il cdm è stato tranquillo. Se tutto fosse sempre discutere sul 15 aprile o sul 30 aprile, sarebbero cose pacifiche». Poi la stilettata: «Sono curioso di sapere come il ministro Garavaglia quantifichi le perdite». Più evasivo Speranza: «Sbagliato mettere in contrapposizione lo sviluppo economico con la sicurezza». Certo, mica le gestisce lui le imprese, gli alberghi, i ristoranti.
Intanto, non sembrano darsi pace alcune virostar, forse angosciate all’idea che gli italiani possano ritrovare (sia pure lentissimamente e a rate) qualche pezzetto di libertà. Ecco Silvio Garattini: «Ancora oltre 100 morti al giorno, stiamo correndo troppo». Non è da meno Massimo Andreoni: «Con oltre 70.000 casi al giorno, alleggerire le misure è un azzardo». Panico per Walter Ricciardi: «Se eliminiamo le protezioni al chiuso, in estate si rischia l’ondata». Gran finale con Fabrizio Pregliasco sugli stadi al 100%: «Qualche rischio c’è. Ma imporre l’uso delle mascherine lo vedo come qualcosa di molto difficile», esordisce ragionevolmente. Ma poi torna subito allo standard della paura: «Si dovrebbero almeno regolare gli accessi e i movimenti delle persone all’interno dello stadio».