Il dodicesimo pacchetto di sanzioni nei confronti di Mosca, dopo mesi di richieste, coinvolge anche i diamanti. Una misura che cambierà l'intero commercio mondiale del settore.
È ad Anversa, in Belgio che si snoda il più grande smercio al mondo di diamanti. Le pietre preziose secondo alcuni sono però diventate loro malgrado il simbolo della guerra in Ucraina, perché a detta di molti, rappresentano la benzina grazie alla quale il presidente russo Vladimir Putin è riuscito ad alimentare fin qui il fuoco del conflitto. Una banalizzazione, certo, non è l’unico mezzo di finanziamento, eppure fino a pochi giorni fa, i diamanti erano fra i pochi prodotti esclusi dai pacchetti di sanzioni nei confronti di Mosca.
La Russia è il primo esportatore al mondo di diamanti che estrae dalle miniere siberiane, nel 2022 dalla loro vendita Putin ha incassato oltre 4,5 miliardi di dollari. Anversa commercia diamanti per 47 miliardi di dollari l’anno, molti dei quali fatti proprio grazie al commercio dei preziosi russi. Eppure il Belgio poche settimane fa (a fine settembre) ha aperto all’ipotesi di sanzionare anche i diamanti. Così è avvenuto poco meno di una settimana fa quando a Bruxelles i 27 Paesi membri hanno approvato il dodicesimo pacchetto di sanzioni contro il Cremlino
Lo stop ai diamanti russi “si applica ai diamanti originari della Russia, a quelli esportati dalla Russia, ai diamanti in transito in Russia e ai diamanti russi lavorati in paesi terzi”, si legge nella nota diramata dal Consiglio Ue. A partire dal primo gennaio 2024, i 27 Stati membri non potranno più acquistare diamanti naturali e sintetici o gioielli con diamanti, provenienti direttamente dalla Russia, a meno che non siano destinati a scopi industriali. Entro il primo marzo, il divieto di importazione sarà esteso ai diamanti russi lavorati in Paesi terzi.
«Il nostro messaggio è chiaro, come ho già dichiarato quando ho presieduto il Consiglio informale Affari Esteri a Kyiv: rimaniamo fermi nel nostro impegno verso l’Ucraina e continueremo a sostenere la sua lotta per la libertà e la sovranità», ha affermato l’Alto rappresentante europeo per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell.
Fino qui erano stati esclusi dai pacchetti per evitare di danneggiare anche Anversa, ma Akexander de Croo, il primo ministro belga qualche settimane fa con queste parole ha cambiato le carte in tavola: «I diamanti russi sono diventati il simbolo della guerra e delle violazioni dei diritti umani».
Nasce anche da qualcos’altro questa decisione: da un sottomarino nello specifico.
La società russa di diamanti, Alrosa, è controllata dallo Stato russo. La Russia e la Repubblica di Yakutia, la vasta regione della Siberia settentrionale che ospita la maggior parte delle miniere della società, possiedono insieme il 66% di Alrosa. L'amministratore delegato di Alrosa, Sergei Sergeevich Ivanov, è stato uno dei primi oligarchi ad essere sanzionato dagli Stati Uniti, il primo giorno dell'invasione russa dell'Ucraina. Suo padre, Sergei Borisovich Ivanov, ex ministro della Difesa russo, anch'egli sotto sanzioni statunitensi, è considerato da Washington uno dei più stretti alleati di Vladimir Putin. Inoltre, la società diamantifera ha finanziato un sottomarino da combattimento B-871 – chiamato proprio Alrosa – secondo le informazioni interne all'azienda e alla Commissione europea.
Il mercato dei diamanti è sostanzialmente un duopolio gestito da due società. De Beers (suo il modo di dire “un diamante è per sempre”), fondata in Sudafrica nel 1888, e Alrosa, società russa controllata dal Cremlino. Un rapporto di De Beers, afferma che, prima della guerra in Ucraina, le due aziende erano in testa alle vendite globali di diamanti grezzi, con De Beers che rappresentava il 33% in termini di valore e Alrosa il 24%.
Nel 2021 le vendite globali di diamanti grezzi ammontavano a 16,4 miliardi di dollari, mentre la domanda di diamanti lavorati era di 28 miliardi di dollari, si legge nello studio di De Beers. Insomma un mercato enorme che però, causa guerra, sta anche lui cambiando geopolitica. I Paesi del G7 rappresentano il 70% della domanda ma anche qui, c’è già un altro enorme mercato disponibile ad inserirsi come compratore ma anche come offerente. C’è Dubai infatti a fare la concorrenza ad Anversa e anche l’India dove viene tagliato circa il 90% dei diamanti del mondo.
L’associazione commerciale Antwerp World Diamond Center (Awdc) ha argomentato che le grandi aziende hanno alternative ai diamanti russi, mentre per i piccoli commercianti questo blocco sarà molto difficile da gestire. Se alla fine i diamanti russi cadranno sotto il colpo delle sanzioni europee, secondo l’Awdc 10 mila posti di lavoro saranno a rischio, di cui 4 mila diretti e 6 mila indiretti.
Ad ogni modo il Belgio ha chiesto e ottenuto che le sanzioni siano accompagnate da un meccanismo che consenta di tracciare ogni diamante e quindi di evitare che quelli russi, nonostante il divieto, arrivino ancora sui mercati dei Paesi del G7 (Stati Uniti, Canada, Germania, Francia, Regno Unito, Italia, Giappone e Unione Europea). Questo meccanismo per rendere il sistema trasparente sembra essere pronto, ma per implementarlo e farlo partire dal 1° gennaio 2024, è necessaria “una grande quantità di lavoro da fare insieme”, ha detto de Croo nella riunione di New York. Si tratterebbe di un meccanismo di controllo a tre livelli, tra i quali la certificazione Kimberley - un sistema di certificazione internazionale entrato in vigore nel 2003 per contrastare il flusso di "diamanti insanguinati’ sul mercato globale - e l'utilizzo della tecnologia blockchain.
Intanto c’è già chi protesta perché il divieto di importazione dei diamanti russi annunciato in settimana dal G7 nell’ambito delle sanzioni per la guerra in Ucraina potrebbe avere conseguenze negative sui paesi africani produttori. A denunciarlo è Tom Alweendo, ministro delle miniere e delle energie della Namibia, fra i maggiori produttori al mondo delle pietre preziose. I diamanti sono inoltre la principale esportazione di Whindoek e rappresentano da soli circa un quinto del totale delle merci vendute all’estero dal paese.