- Stime di crescita 2023 riviste al ribasso. La Germania ricorre già agli stoccaggi di riserva. In Francia, Macron parla di «sobrietà».
- Stangata dalla siccità: la spesa costerà 8 miliardi in più. L’allarme della Coldiretti: in crisi la produzione di latte, grano, riso, ortaggi. Rincari fuori controllo per pane e passata di pomodoro.
Lo speciale contiene due articoli.
Sale la febbre del gas in Europa. I prezzi restano stabili, ma si avvertono le prime serie tensioni nell’approvvigionamento fisico. A sorpresa, in Germania, il regolatore energetico Bundesnetzagentur ha rivelato ieri che nei giorni scorsi ci sono stati alcuni importanti prelievi di gas da stoccaggio (anziché iniezioni), cosa assai inusuale d’estate. Il regolatore ha spiegato che ciò si è reso necessario per soddisfare la domanda. «Questo sviluppo rende difficile raggiungere i livelli di giacenza necessari per l’inverno», si legge nel comunicato.
Ciò significa che già adesso in Germania non c’è gas sufficiente per tutte le attività, stoccaggi compresi. Uno sviluppo inatteso, che complica la già difficile corsa per mettere in sicurezza l’approvvigionamento invernale. Si avvicina sempre di più il momento in cui il governo tedesco dovrà dichiarare il terzo stadio dell’emergenza gas e quindi l’avvio del razionamento della domanda di energia. La sensazione diffusa ormai in tutte la capitali europee (esclusa Roma, in tutt’altre faccende affaccendata) è che il Nord Stream 1 non riaprirà al termine delle manutenzioni il 21 luglio, oppure, se anche riaprisse, in autunno comunque si dovrà fare a meno del gas russo.
Da diversi giorni ormai sia i membri del governo tedesco sia i funzionari della Commissione europea ne parlano apertamente. Persino il presidente francese Emmanuel Macron ieri, nel corso di una intervista televisiva nella ricorrenza del 14 luglio, ha detto: «È probabile che la Russia tagli i flussi di gas. Questo rappresenta uno scenario molto difficile per l’Europa e richiederà una mobilitazione generale e una “sobrietà”». Ieri si sono registrate anche le parole, alquanto sibilline, della portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova: «Parlando dell’ulteriore funzionamento del gasdotto (Nord Stream 1, ndr), molto dipenderà dai nostri partner in termini di domanda di gas e di prevenzione delle conseguenze di misure restrittive illegali, sanzioni unilaterali sul suo funzionamento, proprio come è accaduto, ad esempio, per la riparazione di una turbina Siemens in Canada».
A proposito di sobrietà, il 20 luglio la Commissione europea presenterà le sue linee guida per i razionamenti di energia e da Bruxelles, ieri, il commissario Paolo Gentiloni, presentando le nuove previsioni per l’estate sull’andamento economico dell’Unione, ha parlato anche della crisi del gas. Una interruzione immediata dei flussi dalla Russia, ha detto, «porterebbe l’economia europea alla recessione nella seconda metà di quest’anno e contribuirebbe ulteriormente alla depressione dell’attività economica nel prossimo anno. Alla luce degli eventi recenti tale rischio è diventato più concreto, più di uno scenario ipotetico ed è una situazione per cui dobbiamo prepararci. Una tempesta è possibile ma ancora non siamo arrivati a quel momento». Gentiloni ha poi derubricato ad accademia la discussione sul tetto al prezzo del gas, proposto con insistenza dal governo italiano: «Non è una proposta su cui decideremo nei prossimi giorni e nella situazione attuale, è una possibilità futura nel caso di un ulteriore deterioramento».
Le previsioni economiche d’estate della Commissione europea, illustrate da Gentiloni, sono tutt’altro che rosee. Le stime di crescita per il 2023 sono state riviste drasticamente al ribasso (1,5% contro il 2,3% presentato nel maggio scorso), mentre quelle per il 2022 rimangono inalterate al 2,7%, ma solo a causa dell’imprevisto miglior risultato del primo trimestre. Nella seconda parte dell’anno la crescita prevista è pari a zero. Con uno dei suoi arditi eufemismi, Gentiloni ha affermato che «l’economia europea sta passando da una fase di rallentamento della crescita a una di frenata».
Non è mancato un commento sull’andamento dell’euro. «Si tratta di un apprezzamento del dollaro più che di un deprezzamento dell’euro, dovuto a un meccanismo di bene rifugio e non è un fattore positivo. L’euro dimostra la sua forza ma il dollaro si sta rafforzando di più». Affermazioni temerarie, considerato che nelle ultime due settimane l’euro ha perso quasi il 2% sulla sterlina britannica e quasi il 4% sulla lira turca (per tacere del rublo). Il calo dell’euro fa bene alle esportazioni ma rende più costose le importazioni di petrolio e derivati, indebolendo ulteriormente l’economia e tenendo alta l’inflazione.
La chiusura totale dei gasdotti dalla Russia provocherebbe una grave recessione in Europa, determinando un nuovo shock dal lato dell’offerta che avrebbe ripercussioni mondiali. Sembra chiaro, ormai, che provocare una recessione delle economie occidentali è l’unico modo per rendere efficaci le sanzioni alla Russia, abbassando le sue entrate nelle vendite di energia. Nessun governo, però, avrebbe potuto dire esplicitamente questo ai cittadini, preannunciando sofferenze persino maggiori di quelle inflitte al sanzionato.
Resta il dubbio che il governo tedesco possa accettare di trascinare il Paese in una pesante recessione senza reagire, magari utilizzando il Nord Stream 2, gasdotto funzionante e pronto a partire. Proprio su questo punta la Russia: costringere la Germania a scegliere tra la fedeltà atlantica, a prezzo di una dolorosissima recessione, e la sopravvivenza economica, a discapito dei desideri degli Usa. Per il cancelliere tedesco Olaf Scholz questo resta il grande dilemma, che prima o poi dovrà essere sciolto.
Stangata dalla siccità: la spesa costerà 8 miliardi in più
Tornano a salire le temperature e l’agricoltura è allo stremo. Senza interventi per mitigare i danni della siccità c’è il rischio di abbandono dei campi e di una gigantesca impennata dell’inflazione alimentare.
Ieri durante un incontro con il ministro Stefano Patuanelli per la sigla di un importante accordo di filiera sul tabacco, settore che paga una doppia crisi: consumo e mancanza d’acqua, con Philip Morris (l’accordo vale 82 milioni in Campania, 77 in Umbria e 65 in Veneto) la Coldiretti è tornata a chiedere interventi urgenti. Il governo che ancora non ha emanato il decreto per il sostegno alle imprese è però in procinto di varare lo stato di calamità per Lazio, Umbria Liguria e Toscana che si aggiungono a Veneto, Lombardia, Friuli Venezia Giulia ed Emilia Romagna. Secondo le ultime rilevazioni il danno complessivo accertato è pari a 3 miliardi di euro e si è perso oltre un terzo della produzione estiva. Quasi la metà delle aziende agricole, oltre 330.000, non è in condizione di lavorare, il 10% ha cessato l’attività e un terzo sta lavorando in perdita.
Le cause sono tre: i prezzi all’origine dei prodotti agricoli nonostante la siccità sono rimasti fermi, i costi sono aumentati esponenzialmente per il combinato disposto di inflazione, conflitto ucraino e scarsità delle materie prime, i raccolti sono in larga parte perduti. Quest’anno mancherà un terzo del grano duro e del riso, il 20% di grano tenero e di frutta che è stata letteralmente bruciata dal caldo e dalla siccità sulle piante e c’è fortissima preoccupazione per il latte, siamo già al meno 20%, perché le vacche non hanno abbastanza mangime e non bevono.
Un particolare allarme è stato lanciato per i frutti di mare nella zona del Po. Mancando l’apporto di acqua dolce, il cuneo salino è intanto risalito di oltre 35 chilometri e ha bruciato tutte le orticole nella zona del Delta con un impatto sulla produzione nazionale di oltre il 10%. Le coltivazioni di cozze, di vongole e di ostriche non ricevono nutrimento e si prevedono cali di produzione di oltre un terzo. L’impatto sui consumatori sarà devastante con un rincaro dei prezzi alimentari che porterà ad un aggravio della spesa alimentare di oltre 8 miliardi. Ma, come sottolinea il presidente della Coldiretti Ettore Prandini, «questi aumenti non vanno affatto a sostegno degli agricoltori.
È tempo che si cominci a denunciare manovre speculative e pratiche sleali che peraltro, con la scusa del conflitto, si sono accentuate sui prodotti alimentari, che vanno dai tentativi di ridurre la qualità e la quantità dei prodotti offerti sugli scaffali, alle etichette ingannevoli fino al taglio dei compensi riconosciuti agli agricoltori al di sotto dei costi di produzione». Gli esempi sono molti: la farina viene pagata ancora 40 centesimi al chilo mentre il pane è arrivato a sfiorare i 5 euro.
Ma un caso eclatante è quello della passata di pomodoro. In una bottiglia di passata da 700 cc in vendita mediamente a 1,3 euro oltre la metà del valore (53%), secondo la Coldiretti, è il margine della distribuzione commerciale con le promozioni, il 18% sono i costi di produzione industriali, il 10% è il costo della bottiglia, l’8% è il valore riconosciuto al pomodoro, il 6% ai trasporti, il 3% al tappo e all’etichetta e il 2% per la pubblicità. È per questo che il sottosegretario all’agricoltura Gian Marco Centinaio (Lega) continua a sollecitare accordi di filiera, peraltro chiesti a gran voce da Coldiretti e proposti da Luigi Scordamaglia , consigliere delegato diFiliera Italia.
Perché, diversamente, il rischio è che le aziende agricole abbandonino del tutto l’attività aggravando la nostra dipendenza dall’estero visto che produciamo appena il 36% del grano tenero, il 53% del mais, il 56% del grano duro per la pasta e il 73% dell’orzo. Incrementare le importazioni significa altra inflazione in un comparto essenziale che sta già scontando aumenti fuori controllo: dal più 170% dei concimi al più 90% dei mangimi fino al 129% di aumento per il gasolio.