Angelo Becciu (Ansa)
In soccorso al monsignore arrivano Ernesto Galli della Loggia, Lucetta Scaraffia e molti altri. Petrolio, immobili di lusso e Obolo di San Pietro passano in secondo piano: è colpa del Papa re.
Mentre in Serbia i mercenari del gruppo Wagner cercano di fare proselitismo scontrandosi persino con la posizione del presidente Aleksander Vucic, di certo un commando di cittadini originari del Paese ha partecipato al piano di fuga di Artem Uss, figlio del governatore della regione siberiana di Krasnoyarsk, spinto giovedì alle dimissioni. Forse a causa del figlio stesso, che ringraziando ai quattro venti il Cremlino, ha messo la firma dei servizi segreti russi sotto la propria esfiltrazione dall’Italia. Non è un caso però se è stato scelta Belgrado come appoggio. Sicuramente perché si raggiunge facilmente in auto dalla Lombardia, ma anche perché esiste un milieu di rapporti diretti con Mosca. Soprattutto in settori che movimentano ingenti quantità di soldi. Di per sé concetti letti più volte. Solo che la guerra in Ucraina e gli effetti delle sanzioni e dalle zone d’ombra che hanno salvato alcune società o manager russi sta facendo affiorare relazioni fino al 2021 rimaste coperte da una veste o una patina di atlantismo.
Dragan Solak, miliardario serbo dei media e delle tlc, è in questo senso una figura particolare. Da sempre su posizioni pro Occidente e pro Europa è però nella sostanza riuscito a mantenere solide relazioni anche con la Russia e con ambienti bulgari storicamente vicini a Mosca. Basti pensare all’operazione con la quale Solak e il businessman di Sofia Krasimir Gergov si sono più volte passati di mano il gruppo editoriale Direct media tramite diverse società offshore. Secondo giornalisti locali, dietro i passaggi di mani ci sarebbe anche una quota di azioni del gruppo del magnate serbo, gestita da un avvocato svizzero di cui vedremo sotto. Vale la pena precisare che secondo alcuni articoli di stampa bulgara, Gergov sarebbe stato un ufficiale dell’intelligence del Paese dell’ex blocco. E spesso ai tempi i rapporti con il Kgb erano stretti.
Dettagli laterali. Perché il nome di Solak compare anche nel database dei clienti «particolari» di Credit Suisse svelati dall’inchiesta Suisse Secrets. Un insieme di conti intestati a personaggi difficilmente «bancabili» come narcotrafficanti, politici corrotti, spie e funzionari di regimi dittatoriali. A lui sono cointestati due conti nella banca svizzera. Il legame tra Solak e i massimi vertici del potere russo è un avvocato svizzero, Wolfram Kouni, lo stesso che facilita la compravendita delle testate online bulgare per conto di Solak. Dopo gli inizi in Ubs, Kuoni ha aperto il suo studio a Zurigo. Vicino al partito conservatore Udc, nel 2015 ha tentato anche la strada della politica, candidandosi senza successo alle elezioni locali, «malgrado le importati risorse impegnate» nella campagna elettorale, riporta la stampa elvetica.
In Lietchenstein Kuoni è di casa. A lui fanno riferimento, come amministratore o ex amministratore, almeno 13 Ansalt basate nel piccolo Stato alpino. Lì era anche socio di una banca, la Union Bank. Chiusa dalle autorità di controllo di Vaduz, non certo noto per il rigore dei controlli sull’allegro settore finanziario locale. Le Ansalt sarebbero in teoria fondazioni, ma nella pratica è una struttura societaria che consente la schermatura dei beneficiari finali. Alcune di queste hanno anche una sede in Italia, presso gli uffici di un commercialista di Olbia. La ragione è semplice: servono per mascherare i proprietari di un complesso di ville in Costa Smeralda, a Liscia di Vacca. Le ville sarebbero di Alexey Miller, il potente numero uno del colosso statale russo dell’energia Gazprom, o di top manager a lui legati. Un angolo di costa sarda dove i russi sono di casa: a pochi passi dalle ville si trova Villa Violina, sontuoso complesso caro ad Alisher Usmanov, venduto nell’estate scorsa a un magnate australiano. Nel 2010 la polizia fece irruzione nel complesso delle nove ville, originariamente distinte ma successivamente riunite dentro il medesimo complesso, ufficialmente alla ricerca di armi. A firmare una protesta formale alle autorità fu proprio Kuoni, a nome di Fact Anstalt, Kami Anstalt, Nakita, Rageda, Ganice, Kendra ed Emona. Ovvero, sette delle società del Liechtenstein gestite da Kuoni. Singolarmente, Miller è l’unico tra i grandi oligarchi russi a non essere stato colpito dalle sanzioni dell’Ue. Mentre è stato sanzionato da Gran Bretagna e Usa. La ragione sarebbe da ricercare nell’importanza di Gazprom per gli approvvigionamenti europei di gas, almeno nella prima fase dell’invasione dell’Ucraina. E nella volontà di non irritare troppo il suo numero uno. Sanzionato è invece Arkady Rotemberg, altro personaggio vicinissimo a Vladimir Putin, la cui presenza sarebbe stata segnalata più volte negli anni passati nella proprietà.
D’altra parte, Kuoni è legatissimo al mondo Gazprom. Fino a marzo 2022 è stato, per almeno dieci anni, vicepresidente di Gazprombank Ag, filiale elvetica della banca che fa capo al colosso del gas. Da lì son passate montagne di soldi provenienti da Mosca e finite nei conti personali di personaggi strettamente legati a Putin. Come Sergey Rodulgin, musicista, grande amico dello zar e sospettato di essere nient’altro che uno dei suoi prestanome. In Svizzera si è concluso da poco il processo contro quattro manager della banca (ma non Kuoni) che avrebbero consentito al violoncellista multimilionario di ricevere i soldi nei suoi conti senza controlli. I fondi offshore di Rodulgin erano stati svelati nel 2016 dai Panama Papers. Nello stesso database si trovano peraltro anche una serie di società offshore riconducibili a Kuoni o alla moglie Maria, di origine serba. Un altro oligarca al quale Kuoni è vicino è l’ucraino Kostantyn Zhevago. Originario del Donbass, sospettato di legami con gli autonomisti filorussi (che lui ha sempre negato), attualmente è sotto processo a Kiev, accusato di riciclaggio e altri reati legati al fallimento della sua banca, Finance & Credit, dalla quale sarebbero spariti 113 milioni di dollari.
Quando si parla di milieu è bene capirsi. Alla fine si parla di tanto denaro. Il patrimonio di Solak è stimato in 1,2 miliardi (anche se molti sostengono si debba togliere la virgola per avvicinarsi ai dati reali) e gli ha permesso poco più di un anno fa di prendersi la squadra del Southampton della Premier league inglese e team del cuore del ministro Giancarlo Giorgetti. Operazione che gli ha consentito anche di consolidare ulteriormente la sua immagine di uomo vicino al Vecchio continente. Non aveva evidentemente fatto i conti con l’invasione dell’Ucraina e l’esposizione mediatica del suo avvocato di fiducia. Gazprom bank è una cassaforte molto preziosa attenzionata da troppi Stati. E apparati di sicurezza. La fuga di Uss svelata dalla stampa di mezzo mondo finirà con il creare un pesante riassesto tra oligarchi. Compresi quelli serbi.