Più che una ditta era un bancomat per un’intera famiglia. Facendo due conti abbiamo scoperto che la cooperativa sociale Karibu (riconducibile agli affini del deputato Aboubakar Soumahoro), con 2 milioni di euro di debiti, 26 dipendenti con 400.000 euro di stipendi arretrati, sfamava la presidente, Marie Therese Mukamitsindo, quattro figli e almeno due nuore. E le retribuzioni erano sostanziose. Dai conti sotto la lente degli inquirenti e degli ispettori ministeriali si scopre che il clan aveva la disponibilità di centinaia di migliaia di euro l’anno. La matriarca nel 2021 ha dichiarato circa 100.000 euro di emolumenti, ma le segnalazioni di operazioni sospette hanno messo nel mirino almeno 145.000 euro di bonifici destinati per lo più a spese personali.
Il figlio trentasettenne, Michel Rukundo, ha incassato nello stesso anno 50.000 euro e 15.000 dal consorzio Aid, la coop gemella di cui Confcooperative lunedì ha chiesto lo scioglimento per la mancata collaborazione durante una revisione. Anche la di lui compagna, Marina, ha citato la Karibu nel suo Linkedin, definendosi segreteria personale della presidente.
La sorella di Michel, la trentatreenne Aline, sempre nel 2021, ha incassato oltre 40.000 euro da Aid e meno di 2.000 dalla Karibu.
C’è poi un altro germano, Richard, il maggiore, nato nel 1976 in Ruanda ed entrato in Italia come richiedente asilo nel 1997.
Lui, come la sorella Liliane (che quest’anno da Karibu ha incassato solo circa 12.000 euro), ha lasciato la cooperativa a inizio 2022. È stato dipendente dal novembre del 2018 per i tre anni successivi, incassando poco meno di 40.000 euro l’anno.
Perché Liliane e Richard abbiano lasciato Karibu quest’anno non lo sappiamo.
Richard risulta sposato con l’italiana Valeria che, sempre su Internet, si presenta come responsabile delle risorse umane della coop di famiglia.
Quindi, nel 2021, 240.000 euro circa sono andati alla suocera di Soumahoro e a tre cognati. La moglie Liliane dovrebbe avere incassato a sua volta un bello stipendio. A questa cifra bisogna aggiungere le due cognate italiane. Quanto fa? Una cifra che con ogni probabilità oscilla tra i 300.000 e i 400.000 euro.
Non è finita. Se si analizzano i conti di Richard emerge che sono state movimentate cifre importanti. «Numerosi bonifici in accredito», hanno segnalato i risk manager dell’istituto di credito che aveva scelto per i suoi rapporti bancari, venivano disposti da Karibu «e diversi bonifici esteri» partivano «verso conti in Ruanda intestati alla Karibu Rwa», la coop gemella di quella pontina. In una segnalazione di operazione sospetta si parla di ben 33 operazioni in entrata del valore totale di 237.280 euro. Che, stando alle analisi dei risk manager, sembrerebbe la movimentazione della coop più che quella di un lavoratore dipendente. Alcuni bonifici verso l’estero partivano con causale «retribuzioni». E c’erano trasferimenti di soldi su Postepay anonime. Ma anche su una sua prepagata, «la cui provvista», evidenziano i funzionari della banca, «viene utilizzata principalmente per pagamenti con Pos e prelevamenti da bancomat» situati in Ruanda.
Lì, a Kigali, ha scoperto Domani, Richard aveva messo su un ristorante: Gusto italiano, locale in cui servono dal kebab alla capra cotta ripiena (specialità della casa) e dove si possono guardare le partite di calcio, bevendo birra o passare delle serate di musica africana e giro pizza. Le pagine social di Gusto italiano, però, sono ferme al 2019. Nel 2020, sullo stesso profilo, è partita una promozione di annunci legati al noleggio di automobili di alta gamma (per Vip e matrimoni) e di fuoristrada. Coincidenza: ai risk manager della sua banca non erano sfuggiti i bonifici in addebito «a favore di soggetti terzi» quali «la Be Forward Co Ltd», che vende macchine usate giapponesi. Infine, facendo una ricerca sul Web con le parole «Karibu» e «Rwa», ovvero l’azienda verso la quale partivano bonifici dai conti di Richard, l’unica società che salta fuori con questo nome si occupa di organizzare tour safari e di noleggiare fuoristrada Toyota. E se Richard ha investito nel food e nell’automotive per turismo e wedding, Soumahoro e sua moglie Liliane hanno preferito il mattone. Nonostante lei fosse disoccupata e con il sindacalista non entrato ancora in Parlamento, nel giugno scorso i due comprano un villino a Roma: sei vani su due piani, dalla rendita (la base fiscale sulla quale vengono calcolate le imposte sulla proprietà, l’imposta di registro o quella sui redditi) di 1.239,50 euro e base imponibile Imu da 208.236 euro. Soumahoro e signora per perfezionare l’investimento riescono a ottenere, pur senza troppe garanzie, un mutuo fondiario con ipoteca da 266.000 euro da restituire in 30 anni al tasso del 2,7 per cento. Il villino è a Casal Palocco, un quartiere residenziale alle porte di Roma. Centinaia di case a schiera con piccolo giardino, piano terra e primo piano. Anche quella di Soumahoro, acquistata da pochi mesi diventa anonima in mezzo a tutte le altre. Sul campanello e cassetta della posta non c’è scritto nulla, ma noi sappiamo dove suonare. Viene ad aprirci Liliane. Tiene per mano il figlio di un paio di anni. Ci saluta, ma quando ci presentiamo come giornalisti si richiude in casa e non risponderà più al citofono: «Come avete fatto a trovare la nostra casa? Ho un bambino piccolo. Non mi riprendete. Non mi disturbate». In questa abitazione vivono da pochissimo tempo ma c’è già chi li ha riconosciuti. In una delle villette vicine ci sono dei tecnici alle prese con una caldaia appena sostituita: «Sì, ho visto dove abitano. Ho riconosciuto lui dopo averlo visto in televisione. Devono abitare lì da poco tempo perché mi ricordo che ci abitavano altre persone. Questo è un posto residenziale. Ci vivono calciatori, figli di calciatori, gente dello spettacolo, ma anche personaggi politici. Ormai non ci facciamo più caso, ma la sua storia colpisce». Ci riavviciniamo al cancello e torniamo a suonare. Niente. Non risponde e non apre. Nel patio è appesa una busta con dentro, appena visibili, degli stivali di gomma verdi. Forse sono gli stessi usati per presentarsi il primo giorno in Parlamento e che ha preparato per restituirli al lavoratore pugliese che ne ha rivendicato la proprietà e richiesti indietro.
Sappiamo che oggi Soumahoro si farà intervistare in tv. Ma alle nostre domande, inviate anche via Whatsapp preferisce non rispondere. Qualcuno le legge, ma non replica. Domande semplici come questa: «In che modo lei e sua moglie avete offerto le garanzie per ottenere un mutuo da circa 270.000 euro? Lei ha detto che Liliane è “disoccupata”. A quanto ammontava il suo reddito da sindacalista per ottenere quel mutuo trentennale? Qualcuno vi ha fatto da garante?». Una domanda quest’ultima collegata al fatto che i due coniugi non risultano intestatari di altri immobili. Ma, come detto, alle nostre domande, Soumahoro ha deciso di non rispondere. Preferisce fare monologhi sui social o andare in tv a farsi intervistare da qualche giornalista di sinistra.