Il termine è stato coniato nel 2018 da una scienziata comportamentale della Brown University, Lisa Littman, per descrivere la condizione di una percentuale molto significativa di minori, soprattutto femmine, che soffrono di disforia di genere, ma non hanno sviluppato il disagio da se stessi, fin da piccoli: la non accettazione di sé e del proprio sesso è insorta in poco tempo, a seguito di un'influenza esterna.
La Shrier ha indagato a fondo nell'«epidemia» di transgenderismo che si è scatenata negli ultimi anni a causa della moda (basti pensare a una Miley Cyrus) che accompagna la propaganda ideologica omo-transessualista (nel Regno Unito i minori che hanno intrapreso l'iter per il «cambiamento di sesso» sono aumentati del 4.400% in dieci anni). Ha parlato con ragazze, genitori, i psicologi, medici e anche con le giovani donne che rimpiangono amaramente ciò che hanno fatto a se stesse nel voler apparire maschi e vogliono tornare indietro, «detransizionare».
Queste ragazze hanno sperimentato che fare «coming out» come transgender aumenta immediatamente la loro visibilità sociale. Ma, intrapresi i primi passi della transizione, è praticamente impossibile arrestarsi o tornare indietro. I terapisti e gli psichiatri politicamente corretti annichiliscono il ruolo dei genitori "affermando" immediatamente il genere prescelto dagli adolescenti confusi. Molte cliniche specializzate erogano ormoni e bloccanti della pubertà alla prima visita. Le leggi contro le «terapie riparative», e contro le «discriminazioni» omo-transfobiche sopprimono in un colpo solo la libertà di manifestazione del pensiero, la libertà di esercizio delle professioni in scienza e coscienza e - soprattutto - la libertà e l'autodeterminazione di chi autonomamente volesse liberarsi da tendenze e pulsioni sgradite.
E quando si ha il coraggio e la fortuna di intraprendere il cammino della detransizione, si va incontro a indicibili sofferenze.
Dal punto di vista fisico, la disintossicazione dagli ormoni può essere più dolorosa di quella che affrontano i drogati che vogliono smettere. Dal punto di vista psicologico e sociale gli ex trans (come gli ex gay) devono affrontare lo stigma, la persecuzione e spesso la gogna mediatica da parte della lobby Lgbt che li considera dei traditori.
Abigail Shrier, del resto, è una Terf.
Questo acronimo, dispregiativo, disumanizzante e discriminante, è stato coniato dall'attivismo Lgbt per le trans-exclusive radical feminists cioè le «femministe transfobiche», quelle che hanno denunciato e combattono la «guerra scatenata dai transgender contro le donne», sempre per usare le parole della giornalista californiana.
Negli Usa la Corte Suprema ha recentemente esteso l'applicazione della legge sui diritti civili del 1964 a gay e trans: sarà vietato ai proprietari di case di sfrattare gli inquilini e ai datori di lavoro di licenziare i dipendenti per il loro orientamento sessuale (quindi gli inquilini e i dipendenti che dovrebbero essere sfrattati e licenziati per vari motivi, anche validi, potranno opporsi all'azione legale adducendo la loro appartenenza al mondo Lgbt. Quelli che non possono vantare tale appartenenza no. Questa non è un'ingiusta discriminazione? Un ingiusto privilegio?). Non solo.
Sulla scia della sentenza della Corte Suprema, avranno ragione coloro che finora hanno ridicolizzato l'idea degli «spazi sicuri» per le donne. Tutti i maschi biologici che si auto-identificano femmine (anche senza intervento chirurgico di castrazione) saranno legalmente autorizzati ad entrare nei bagni, negli spogliatoi, nei dormitori, nei rifugi per donne.
I maschi che si percepiscono donne avranno diritto di gareggiare negli sport con le donne, in tutti i 50 Stati. Quindi, sottolinea la Shrier, le borse di studio e i trofei delle ragazze potranno essere assegnati agli atleti maschi che non erano in grado di vincere con avversari dello stesso sesso.
Molte donne hanno permesso che si arrivasse a tutto questo perché «imbarazzate» nel riconoscere le differenze biologiche oggettive e reali tra maschi e femmine, che sono state negate da un certo femminismo radicale per anni. Gli uomini (anche se prendono per anni ormoni che inibiscono la produzione di testosterone) hanno massa muscolare, densità ossea, tessuti connettivi, cuore, polmoni più grandi, delle donne; hanno il baricentro più alto e una maggior carica agonistica: sono oggettivamente più forti e più veloci.
Ci sono persone transgender sincere che hanno bisogno di protezione e di luoghi sicuri? Va bene. Ma le donne non devono essere costrette a sacrificare la loro libertà, la loro dignità e financo la loro salute per costoro.
Se in Italia verrà approvata una proposta di legge contro l'omo-transfobia sulla falsariga di quelle in discussione al Parlamento, ci troveremo nella stessa situazione descritta dalla Shrier in America: tanta «fatica» per ottenere le - ridicole - quote rosa: se ne verranno esclusi i trans, non sarà «transfobia»?
Se passa la legge contro l'omo-transfobia, pagheranno un prezzo - salato - le donne: le ragazze che vogliono de-transizionare, e tutte le donne che perdono il diritto ai loro «spazi sicuri».