cina porti

La Via della seta resta solo in Puglia. Chi traghetta i cinesi e chi ferma i polacchi
Michele Emiliano (Imagoeconomica)
Ugo Patroni Griffi (l’authority) è regista a Brindisi e la sinistra ferma i polacchi-americani a Taranto, Qui nelle settimane scorse, come La Verità ha rivelato, sta avvenendo lo sbarco di un maxi consorzio di Varsavia con investimenti anti Pechino per 60 milioni. Ebbene, i polacchi hanno depositato dieci giorni fa la richiesta all’autorità portuale che gestisce la struttura tarantina ed è presieduta da Sergio Prete (unico italiano a comparire tra gli esperti dello Shangai international shipping institute). Al momento, però la domanda sarebbe ferma sulla scrivania di Prete. C’è chi dice, per volere di Emiliano. Tutto avviene in una regione, la Puglia, dove la politica estera sembra farla più Massimo D’Alema che il ministro degli Esteri, Antonio Tajani. Senza dimenticare che sia Brindisi sia Taranto sono sotto la cosiddetta Zes (zona economica speciale) di cui si è occupato il ministro Raffaele Fitto.
Francia e Cina, interessi allineati sui nostri porti
Il porto di Trieste (iStock)
Pechino è attiva a Trieste e a Taranto, dove società d’Oltralpe puntano a rigassificatori ed eolico. Il pericolo è che Parigi ora triangoli investimenti in yuan come Berlino.
L’Italia tenta di tamponare la scalata ai porti
iStock
Il Mediterraneo è nel mirino dei Paesi stranieri, Cina e Germania in testa. Per ridurre la loro influenza, F2i lancia un operatore per gestire materie prime che non arrivano via container, con 7 milioni all'anno di merci movimentate e sette terminal.
Il 90% dei porti già in mani straniere. Ma la Cina vuole pesare ancora di più
Il ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Paola De Micheli (Ansa)
I gruppi esteri controllano diverse aree strategiche, Pechino punta pure su Taranto. A rischio l'export con la Germania.
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