Avete presente i titoli con cui a metà luglio alcuni quotidiani spaventarono gli italiani scrivendo che il surriscaldamento globale era causa di decine di migliaia di morti? Repubblica, che di regola ci va con la mano leggera, parlò di strage per il caldo, indicando in 61.000 i decessi dovuti ai colpi di sole. In realtà, gli unici ad aver preso un colpo di sole erano i colleghi del giornale di casa Agnelli, i quali si erano bevuti una ricerca del settimanale britannico Nature sui danni dovuti al cambiamento climatico. Lo strombazzato studio, tra l’altro, segnalava che il maggior numero di vittime si erano registrate in Italia e dunque, apriti cielo, contro i negazionisti del clima, colpevoli di condannare a morte vecchi e bambini.
A nessun giornalista di Repubblica ovviamente venne in mente di verificare se davvero le cose stessero come aveva raccontato il periodico inglese o se la prestigiosa testata avesse preso un abbaglio. Soprattutto, nessuno si peritò di mettere a confronto i dati del 2022 – anno preso in esame – con quelli del 2003, quando si verificò un’estate con temperature particolarmente elevate. La semplice comparazione dei numeri avrebbe sconsigliato chiunque dall’usare termini come strage, ecatombe, decimazione eccetera. Infatti, vent’anni fa si registrarono più decessi di quelli dello scorso anno e dunque la teoria che con il caldo oggi si muore di più che all’inizio del secolo sarebbe andata a farsi benedire.
Tuttavia, a mettere una parola definitiva sull’allarmismo di certe testate basta un dossier circolato in questi giorni e segnalato dal Messaggero, da cui si evince che nell’anno in corso la mortalità è in calo e sta tornando ai livelli pre-Covid. Certo, non si parla solo di vittime del caldo, ma siccome spesso, quando si fa la conta dei morti si scopre che ad averne fatto le spese sono i soggetti fragili e tra questi gli anziani, non si fa fatica a capire che le temperature di luglio e agosto non hanno provocato alcuna strage, anche se le settimane appena trascorse sono state definite dalle solite testate di pronto allarme le più calde degli ultimi cento anni.
Il report riporta numeri inappellabili. Da gennaio a giugno, il totale dei morti nel nostro Paese ha superato di poco quota 384.000, mentre nel 2021 e nel 2022 i decessi registrati erano stati 426.000. Se poi addirittura si fa riferimento all’anno precedente, quando l’Italia fu travolta dalla prima ondata di Covid, le vittime in sette mesi furono 430.000. Dunque, mentre Repubblica e compagni gridavano alla strage per il caldo, a luglio si raggiungeva la quota più contenuta di decessi degli anni precedenti. Scrive testualmente il Messaggero dopo aver preso visione dei dati Istat: a luglio l’ondata di caldo ha avuto un effetto sui decessi molto più contenuto rispetto a quello che si era avuto nello stesso mese del 2022. Il quotidiano romano parla di «elemento interessante», ma sarebbe più corretto dire che i numeri hanno smontato l’ennesima fake new (tradotto: balla colossale) propalata dal sistema mediatico che ruota intorno ad alcuni gruppi editoriali.
La cosa più incredibile è che il luglio appena passato era stato presentato come una specie di porta dell’inferno che ci attende, con caldo subsahariano ed effetti devastanti sulla salute delle persone. Sciocchezze già smentite dai dati definitivi sulle temperature medie e sui consumi elettrici, che ovviamente in caso di ondate di calore particolarmente elevate vanno alle stelle a causa dell’uso e dell’abuso dei condizionatori. Ma ora ecco arrivare la certificazione statistica, che oltre a demolire le frottole mette ordine nella narrativa che da tempo ci affligge.
I dati sui decessi del 2023 sono addirittura leggermente inferiori a quelli del 2019 e più bassi anche della media dei morti del periodo che va dal 2015 al 2019. Dalla qual cosa si deducono due fatti.
Il primo è che non soltanto il caldo non sta avendo alcuna influenza sui decessi, e dunque la strage è davvero un colpo di sole di Repubblica. Il secondo è che il solo periodo in cui si sono registrate più vittime va dal 2020 al 2022. Immagino che i cervelloni si affretteranno a dare la colpa al Covid, ma in realtà potrebbe non essere così, perché lo scorso anno si sono avuti 713.000 morti, contro i presumibili 650.000 che si toccheranno quest’anno se non ci saranno fenomeni particolari. Dunque, che cosa ha favorito i decessi lo scorso anno? Il caldo no, ma forse le mancate cure durante il lockdown sì. E dunque, chi sono i colpevoli? Il caldo no di certo. Però posso aggiungere una cosa: la Svezia, che non ha chiuso in casa nessuno e non ha imposto alcun obbligo di vaccinazione, ha meno morti di noi.