Emmanuel Macron nomina il suo protetto Gabriel Attal, il più giovane di sempre, gay dichiarato, favorevole all’utero in affitto. Aveva definito «vomitevoli» le politiche del nostro governo. Per l’opposizione è solo un avatar del presidente.
Il nuovo primo ministro francese si chiama Gabriel Attal, ha 34 anni e 9 mesi, e nel 2018 diceva che «la linea del governo italiano è vomitevole» in tema di migranti. Questo perché Matteo Salvini aveva negato l’approdo alla nave Aquarius, della Ong Sos Méditerranée.
Il passaggio di testimone tra Elisabeth Borne e il suo successore si è svolto ieri a fine mattinata ed è stato l’occasione per una serie di scambi di cortesie tra i vertici dello Stato francese. Il primo ad esprimersi è stato il presidente Emmanuel Macron che non è riuscito a contenere l’emozione e l’affetto per il suo giovane nuovo premier, tra i suoi protetti fin dall’inizio della sua avventura presidenziale. «Caro Gabriel Attal» ha scritto su X il capo dello Stato transalpino, «so di poter contare sulla sua energia e impegno per realizzare il progetto di riarmo (civico, ndr) e rigenerazione che ho annunciato. Fedele allo spirito del 2017: superamento di sé stessi e audacia. Al servizio della Nazione e dei Francesi». Macron ha richiamato così i temi del suo messaggio di fine anno.
Durante la cerimonia del passaggio ufficiale di consegne, Elisabeth Borne ha augurato buon lavoro al suo successore. Poi l’ex premier, che all’indomani della vittoria di Giorgia Meloni aveva dichiarato che sarebbe stata «attenta» al rispetto «dei diritti umani, in particolare il diritto all’aborto», da parte del futuro governo italiano, è tornata al giorno della sua investitura ricordando che l’aveva dedicata alle bambine invitandole «realizzare i loro sogni fino alla fine». «Credo che il mio percorso dimostri che qualunque sia la propria storia personale, tutto è possibile» ha aggiunto Borne. Poi, ha concluso con un’esortazione: «C’è ancora molta strada da fare per raggiungere la parità tra donne e uomini. Dico a tutte le donne, resistete, il futuro vi appartiene». E dire che, già nel 2019, Gabriel Attal aveva manifestato una concezione particolare dei diritti delle donne affermando di «non essere contrario ad una “Gpa etica” in Francia». Questo sebbene persino Macron fosse contrario alla gestazione per altri.
Prendendo la parola nel cortile di Palazzo Matignon, Attal si è detto «cosciente del contesto» nel quale ha assunto le sue nuove funzioni, riconoscendo che «troppi francesi dubitano ancora del nostro Paese, di loro stessi, del nostro avvenire». Poi il neo premier si è rivolto alla classe media definendola una priorità perché «cuore pulsante del nostro Paese» e «artigiana della grandeur e della forza della nostra nazione francese». Attal ha anche annunciato che riunirà le «forze vive del Paese già da questa settimana» e ha assicurato di mantenere una forte attenzione sull’educazione nazionale nel cui ambito, come ministro, si era battuto recentemente contro il bullismo e le infiltrazioni islamiste.
La nomina del nuovo premier ha suscitato numerose reazioni nella politica e nella società civile. L’associazione Sos Homophobie è stata una delle prime ad applaudire l’investitura di Attal, che non fa mistero della propria omosessualità e che è stato unito sentimentalmente con l’ex consigliere speciale di Macron e deputato europeo Stéphane Sejourné. «Ci rallegriamo del fatto che essere omosessuale o gay non sia più un ostacolo all’esercizio di funzioni di primo piano» hanno scritto sul social X i rappresentanti del movimento, aggiungendo però «ci aspettiamo un governo che prenda a cuore la questione delle violenze contro le persone Lgbti e agisca concretamente per l’uguaglianza dei diritti».
Sul fronte politico, praticamente tutte le opposizioni, hanno criticato la scelta fatta da Macron. Il capogruppo socialista all’Assemblea Nazionale, Boris Vallaud, ha detto che Gabriel Attal non è altro che «un nuovo avatar che succede ad un vecchio avatar». Per il suo compagno e leader di partito, Olivier Faure, «Emmanuel Macron succede a sé stesso». Il deputato del partito di estrema sinistra La France Insoumise, François Ruffin si aspetta che il nuovo premier continui «l’opera macronista, sempre a vantaggio dei potenti» e «contro la vita della gente».
A destra, il leader dei Républicains Eric Ciotti si è limitato a promettere «un’opposizione responsabile e rigorosa». Invece, il portavoce del Rassemblement National (Rn), Sébastien Chenu ha dichiarato che Attal sarà «condannato a fare delle azioni cosmetiche o della comunicazione» Più dura la fondatrice del Rn, Marine Le Pen, che si è chiesta «che cosa possono sperare i francesi da questo quarto primo ministro e da questo quinto governo in sette anni? Niente». Secondo Le Pen i francesi sono «stanchi di questo balletto puerile di ambizioni ed ego» perché «si aspettano un progetto che li rimetta al centro delle priorità pubbliche». Poi l’esponente Rn ha concluso con un monito: «Iil cammino verso l’alternanza inizia il 9 giugno», la data delle elezioni europee.
Entro sei mesi si saprà dunque se, oltre ad un’ambizione sfrenata, Gabriel Attal avrà le spalle abbastanza larghe per continuare ad essere primo ministro. In ogni caso, l’arrivo di Attal a Matignon è sotto la lente anche di «baroni» macronisti come Edouard Philippe o Gérald Darmanin. Entrambi, se Attal fallisse, avrebbero un rivale di meno sulla strada che porta alle presidenziali del 2027.